Sono passati sessantasei
anni dalla morte della Regina Elena. Era il 28 novembre del 1952, la sovrana
moriva a Montpellier in Francia, dove si trovava dalla morte dell’amato marito,
Vittorio Emanuele III. Il dolore di quella morte accomunò tante persone, sia in
Italia sia in Francia, perché veniva a mancare una donna di grande bontà che
era nata per aiutare gli altri. La regina Elena era stata mandata sulla terra
dal buon Dio per essere vicina ai poveri, ai bisognosi e la sua vita era
diventata una missione. La prima volta che sentii parlare del suo buon cuore,
fu da alcune donne di Rivarotta, il mio amato paese in provincia di Pordenone.
Queste anziane signore, in gioventù, erano state a prestare servizio presso
delle famiglie benestanti in Francia. Una di esse mi raccontò che la sovrana
era molto umile e s’intratteneva volentieri a conversare con loro, che erano
delle povere domestiche. Quand’era in Francia si prodigava per chi abbisognava
di una parola e di un aiuto economico. La Regina degli umili si recava
personalmente a portare conforto a quelli che le erano segnalati. Si può
definire una donna coraggiosa, piena di forza nel momento in cui vedeva il
bisogno. Si relazionava con gli umili, come se fossero dei nobili. Per la buona
regina non c’erano distinzioni, perché chi nasce con il cuore buono non può
agire diversamente. In questi giorni pensavo con rammarico che nessun regista
ha mai dedicato un film alla Regina Elena di Montenegro. Allo stesso tempo, in
questi anni in cui si ricorda la Grande Guerra, non si è dedicato molto spazio
a questa donna che aiutò come crocerossina i soldati feriti, quei nostri
giovani che avevano dato un grande esempio al Paese con il loro sacrificio.
Sono passati sessantasei anni dalla sua morte, la Regina fino all’ultimo aveva
sperato di poter morire in Italia, vicino al popolo che aveva amato. Non
accettò l’esilio, lei che dovette prima riparare in Egitto e poi in Francia. Il
Re Umberto II dichiarò: “ Mia madre desiderava intensamente di rientrare in
Italia almeno per morirvi. M’addolora maggiormente la sua scomparsa, perché
questo desiderio non è stato esaudito …” Queste le amare parole dell’ultimo Re
d’Italia, Umberto II. Anche lui aveva desiderato, negli ultimi mesi della sua
vita, di morire nel suo Paese, ma non fu accontentato. I parlamentari italiani,
eccetto rare eccezioni, si rifiutarono di donargli almeno la speranza che
questo desiderio sarebbe stato accolto. E’ stata pura arroganza il non voler
premiare un uomo che non aveva mai interferito nella politica italiana. Una
persona che aveva sempre sperato il bene del Paese. La madre di Umberto si era
dimostrata una figura di donna dedita alla famiglia e ai figli. Madre esemplare
cui il destino non aveva risparmiato davvero nulla. Si pensi alla fine
dell’amata figlia, Mafalda di Savoia, morta in un campo di concentramento. La
Regina Elena non aveva potuto portarle nemmeno un fiore sulla tomba. La vita di
Elena fu un esempio per molte mamme italiane. C’è un fatto che mi piace
ricordare per comprendere come fosse il cuore di questa nobile. Il 14 marzo
1912, l’anarchico Antonio D’Alba cercò di uccidere la Regina Elena e il suo
consorte, che in carrozza stavano recandosi al Pantheon per una Santa Messa in
suffragio del Re Umberto I. Nel momento drammatico la Regina Elena aveva fatto
scudo con il suo corpo al marito, con un coraggio davvero unico. Il buon Dio
volle che l’attentato fallisse e ci fu l’arresto del colpevole. La Regina
coraggiosa si recò più tardi dalla mamma dell’attentatore incarcerato,
portandole viveri e denaro. Aveva saputo che la famiglia era in difficoltà
economiche e bastò quello per annullare ogni barriera provocata dal male che il
figlio della donna aveva tentato di fare. Il perdono della Regina fu immediato.
Trovai questa notizia scritta in alcune pagine del mensile, Portavoce di San
Leopoldo Mandic’, da Ubaldo Badan. Nel titolo dell’articolo si diceva: “
L’augusta Regina e il fratino santo. La singolare vicenda di due oriundi
montenegrini la Regina Elena di Savoia e padre Leopoldo. Con ruoli e compiti
alquanto diversi, entrambi trascorsero gran parte della loro vita in Italia”.
Si faceva un paragone tra questi due personaggi, che avevano avuto lo stesso
destino, perché oriundi del Montenegro, si erano stabiliti in Italia.
Naturalmente con ruoli diversi, ma con lo stesso cuore, che era quello di
essere d’aiuto a chi soffre. San Leopoldo lo faceva come confessore nel
convento, dove viveva, avendo una porta aperta per tutti quelli che stavano nel
dolore e nel peccato. La Regina Elena non si stancava mai nel soccorrere i
bisognosi. Ancora Badan scrive: “ Nel 1908 Reggio Calabria e Messina furono
colpiti da un disastroso terremoto e maremoto. La Regina Elena si dedicò subito
ai soccorsi. Durante la Prima Guerra mondiale fece l’infermiera e con l’aiuto
della regina madre trasformò in ospedali il Quirinale e Villa Margherita. Per
la sua grande fede e le attività benefiche da lei sostenute, Pio XI le conferì
la più alta onorificenza prevista a quei tempi per una donna, la “ Rosa d’oro
della Cristianità”. Nel 2002, nel 50° anniversario della sua morte, il vescovo
di Montpellier diede ufficialmente inizio alla causa di canonizzazione. Nel
dicembre 2017, le spoglie di Elena sono rientrate in gran segreto in Italia nel
santuario di Vicoforte vicino a Mondovì (Cn) “. Non credo che padre Leopoldo si
sia mai visto con la Regina, ma sono certo che condivideva il suo modo di amare
i più deboli. Se si fossero incontrati, sarebbe stato bello e significativo.
Due anime grandi e piene d’amore quando s’incontrano nel nome di Cristo, Lui è
presente tra loro. Il 28 novembre 2018, cade l’anniversario della sua
scomparsa, la Regina come ho già detto riposa in Italia, quella terra che l’ha
accolta troppo tardi. Spero che nel santuario di Vicoforte, dove è sepolta
accanto al marito, la si ricordi con una messa. Osservando quelle due tombe
austere, prive di simboli religiosi, mi sarebbe piaciuto porvi davanti una
statua della Madonna, sapendo che la Regina era molto devota alla Vergine
Maria. Una cosa sicuramente farò, reciterò, come faccio ogni giorno, la
preghiera per la Beatificazione e spero che altri mi imitino. Trovai scritto un
episodio in cui si racconta di una bambina che fu assassinata a Roma. La buona
Regina fu talmente presa da questa vicenda che fece seppellire la piccola al
cimitero del Verano a Roma. “ Quando a Roma una bambina fu vittima di un
assassinio, la regina fece collocare, nel cimitero di Verano a Roma una lastra
di marmo sulla tomba della piccola, su di essa spiccava un gruppo di gigli a
lunghi steli, sullo stesso bassorilievo era raffigurata una serpe che con un
morso troncava un giglio, ripiegato su se stesso. In alto, Maria Santissima con
Gesù Bambino fra le braccia, era pronta ad accogliere la vita spezzata. Il
padre della bimba, un rivoluzionario, rimase turbato e dall’immagine e
dall’epigrafe: “ Qui dove giace / Rosina Pelli / vittima inespiabile/di nefanda
barbarie / il pianto perpetuo del popolo/ lavi l’orrendo oltraggio / gigli e
rose ricordino /l’innocente anima ascesa al regno degli angeli. Elena di Savoia
Regina d’Italia Q.M.P. Un simile episodio conferma ancora una volta che la
Regina può essere considerata la madre dei sofferenti.
PREGHIERA PER LA BEATIFICAZIONE
composta da S.E. mons. Louis
Boffet
Seguendo Gesù Cristo
Amico e Servitore dei
poveri,
Ella non ha cessato di
crescere
in carità e in santità.
Noi ti domandiamo di
coronare
i Suoi meriti
nella gloria del Tuo cielo.
E Tu, Serva di Dio,
intercedi per noi.
Veglia sui nostri figli
e sulle nostre Patrie.
Ottienici, sul Tuo esempio,
la generosità nella prova
e la prontezza nel servizio
per gli altri:
vera espressione della
carità di Cristo.
E Tu, che hai vissuto
intensamente
la lacerazione tra i
cristiani,
pacifica gli spiriti,
placa i rancori
e che la Pace infine
rifiorisca.
Signore, noi Te lo chiediamo
per Gesù Cristo
che regna nei secoli dei
secoli.
Amen.
Autore: Cristina Siccardi
Nessun commento:
Posta un commento