NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 23 febbraio 2010






Nel X anniversario della scomparsa della
Regina Giovanna di Bulgaria
saranno celebrate due S. Messe in suffragio
alla presenza dei Suoi Figli,
il Re Simeone II e la Principessa Maria Luisa.
A Roma
giovedì 25 febbraio, alle ore 17.30,
nella Basilica di San Lorenzo in Lucina,
celebrerà la S. Messa
S.Em.Rev.ma il Cardinale
Renato Raffaele Martino.
Ad Assisi
venerdì 26 febbraio, alle ore 11.30,
nella Basilica Papale di San Francesco,
celebrerà la S. Messa
S.E. Rev.ma l’Arcivescovo
Domenico Sorrentino
Vescovo di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino.



domenica 21 febbraio 2010

Nuovo aggiornamento del sito dedicato a Re Umberto II


Cari amici,
oggi è stata aggiunta la XIII puntata dell'inchiesta pubblicata su Il Candido di Giovannino Guareschi "I Savoia nella bufera".
L'esilio di Re Vittorio Emanuele III ad Alessandia d'Egitto.
Buona lettura!

www.reumberto.it

mercoledì 10 febbraio 2010

MESSAGGIO DI S.A.R. PRINCIPEAMEDEO DI SAVOIA PER IL "GIORNO DEL RICORDO"



L'avv. Paolo Sardos Albertini, Presidente della Lega Nazionale, informa che S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia
ha inviato un messaggio in occasione del "Giorno del Ricordo". Proponiamo, qui di seguito, il testo:


"Io ricordo! Sì, ricordo che più volte, anche accompagnato dai miei figli, mi sono recato alla Foiba di Basovizza, fin dai primi anni Sessanta, quando nessuna personalità istituzionale della Repubblica osava farlo, per rendere il doveroso omaggio a chi fu barbaramente trucidato, colpevole solo di essere italiano e di non aver voluto rinnegare la propria storia, le proprie tradizioni, il proprio amore per la Patria : l'Italia.

Oggi, a distanza di tanti anni, gli odii hanno fatto il loro tempo, anche se purtroppo, c'è ancora chi osa mettere in discussione la tragedia subita dalle popolazioni delle vostre terre, dai vostri genitori, dai vostri fratelli, da voi, sparsi nel mondo, testimonianza vivente di una volontà di sopravvivenza storico, culturale, patriottica.
Voi, per anni, siete stati assetati di giustizia. Ora con la "Giornata del Ricordo", potete alzare gli occhi al cielo e ricordare ed onorare degnamente chi non c'è più, ma vive più che mai nei nostri pensieri, nel nostro cuore, perchè ad essi è stata restituita la dignità della rimembranza.
Possano gli Italiani tutti riconoscersi in questa data, nell'auspicio di una memoria condivisa per il bene supremo della nostra amata Patria".
AMEDEO DI SAVOIA

da Castiglion Fibocchi, 10 febbraio 2010

domenica 7 febbraio 2010

L'unità d'Italia e i suoi nemici

Segnaliamo l'editoriale di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere della Sera del 7/2/2010



Proprio alla vigilia del 150esimo anniversario dell'Unità, il Risorgimento è sotto processo. Non è solo La Padania. Sono decine e decine di pubblicazioni, articoli, libri e libercoli, che ormai da anni (ma con ritmo accelerato negli ultimi tempi) stanno cambiando l'immagine di quel nodo di eventi. «Quella tangente di Mazzini inaugura il malcostume di un'Italia disonesta », «Carlo Alberto sciupafemmine, traditore e indeciso a tutto», «Perché la Liguria non appartiene all'Italia », «L'invenzione delle camicie rosse», «Da capitale estense a provincia sarda», «Complotto massonico- protestante contro la Chiesa», «I Savoia e il massacro del Sud», «Un popolo alla deriva»: è solo un piccolo campionario di titoli (di capitoli, di volumi, di articoli) che però serve a dare un'idea di che cosa stiamo parlando.
Intendiamoci: la critica al Risorgimento ha una lunga tradizione. Cominciò nel momento stesso in cui fu proclamato il Regno d'Italia, nel 1861, per voce di coloro che si erano battuti per un altro esito, diverso da quello rappresentato dalla monarchia cavouriana. Da allora in poi quella critica ha occupato un posto centrale nel discorso pubblico del Paese. Non a caso tutte le culture politiche dell'Italia del Novecento, dal socialismo al nazionalfascismo, al cattolicesimo politico, all'azionismo, al comunismo gramsciano, si sono fondate per l'appunto su una visione a dir poco problematica del modo in cui era nata l'Italia. Basta ricordare i nomi di alcuni loro fondatori: Oriani, Sturzo, Gobetti, Gramsci. Ma attenzione: questa critica, sebbene spesso assai aspra, ha sempre osservato un limite. E cioè si è sempre ben guardata dal divenire una critica all'unità in quanto tale, non ha mai ceduto alla tentazione di mettere in dubbio il carattere positivo dell'esistenza dello Stato nazionale.
E' su questo punto che invece si sta consumando una rottura decisiva. Va costituendosi negli ultimi anni, infatti, un vero e proprio fronte antirisorgimentale e insieme antiunitario che nasce dalla saldatura di tre segmenti: un segmento settentrionale d'ispirazione leghista, un secondo segmento, rappresentato da nazionalisti meridionali innestati su un variegatissimo arco ideologico che va dai tradizionalisti neoborbonici agli ultrà paleomarxisti, e infine un segmento di cattolici che potremmo definire guelfo- temporalisti. Tutti si fanno forti di una ricostruzione del passato che dire approssimativa è dire poco: di volta in volta tagliata con la motosega o persa nei pettegolezzi minuti «dal buco della serratura». Nella quale, comunque, dominano i modelli interpretativi presi a prestito dall'Italia di oggi: quello del giustizialismo più grossolano («Chi c'ha guadagnato», «chi ha rubato », «chi ha pagato») e il complottismo maniacale che vede massoni e «misteri » dappertutto.
L'Unità d'Italia diviene così un racconto a metà tra Mani pulite, la P2, e la strage di Ustica «come non ve l'hanno mai raccontata prima ». Ridicolo, ma per molti convincente, dal momento che quel racconto riempie il vuoto che si è determinato da decenni nel nostro discorso pubblico dopo che esso ha espulso da sé, e ormai perfino dal circuito scolastico, ogni autentica e viva narrazione del Risorgimento. A riprendere la quale non basterà certo il patetico brancolare nel buio del governo attuale, che sembra considerare l'anniversario dell'Unità più che altro come la classica tegola cadutagli sulla testa.

Aggiornamento del sito www.reumberto.it


E' stata aggiunta la prima pagina de "Il Giornale" di Indro Montanelli del 19- Marzo del 1983 con la notizia della scomparsa in esilio di re Umberto II.