NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 19 novembre 2013

All’Ateneo di Udine il pensiero politico di Dante

Appuntamento mercoledì 20 novembre a palazzo Antonini Ateneo di Udine

Il pensiero politico di dante all’Ateneo di Udine: ecco la nuova Edizione commentata della monarchia
Curata da Andrea Tabarroni e Paolo Chiesa, che discuteranno anche della modernità di quest’opera di impegno civile del Sommo Poeta.
La nuova edizione della Monarchia di Dante Alighieri (Salerno editrice, 2013), commentata a cura di Paolo Chiesa, dell’Università di Milano, e Andrea Tabarroni, dell’Ateneo di Udine, sarà presentata mercoledì 20 novembre alle 12, presso la sala “Gusmani” di palazzo Antonini, in via Petracco 8 a Udine. L’occasione è offerta dai seminari promossi dal Centro internazionale sul plurilinguismo dell’Ateneo friulano. All’appuntamento, intitolato “Una nuova edizione della Monarchia di Dante” saranno presenti i curatori dell’opera, che discuteranno con Giorgio Ziffer, direttore del Centro internazionale sul pluringuismo, e con il pubblico anche a proposito della modernità dei temi e degli spunti che questo trattato dantesco ancor oggi suggerisce.
La Monarchia, opera di impegno civile e depositaria del pensiero politico di Dante nella sua forma più compiuta, «rappresenta – spiegano Tabarroni e Chiesa – un tassello fondamentale nell’evoluzione del pensiero dantesco. E tuttavia oggi è ancora poco letta». L’opera, infatti, «è forse – spiega Tabarroni – la più ostica di Dante, non soltanto per l’uso della lingua latina, ma anche per il linguaggio impiegato, che è quello della logica e della filosofia». Grazie alla nuova edizione commentata da Tabarroni e Chiesa, il lettore moderno dispone di un accesso più agevole al testo, che risulta comprensibile anche a un pubblico di non specialisti.
Andrea Tabarroni è direttore del Dipartimento di Studi umanistici e dal 1996 insegna all’Ateneo di Udine Storia della filosofia medievale, concentrando le sue ricerche specialmente sulla storia della logica e del pensiero politico medievali.
Paolo Chiesa, che ha insegnato all’Ateneo di Udine Letteratura latina medievale dal 1992 al 2006 ricoprendo per tre anni la carica di direttore del Dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali, insegna ora  presso il Dipartimento di Filologia moderna dell’Università di Milano e si occupa principalmente della tradizione manoscritta delle opere della latinità medievale.

lunedì 18 novembre 2013

Quando Anders offrì a Umberto II di eliminare i comunisti

Il generale Władysław Anders 
di Stefano Zurlo
E’ un episodio inedito, o quasi, della nostra storia recente. E’ il giugno 1946, periodo tormentassimo con la monarchia di casa Savoia che prepara le valigie per l’esilio. Il 2 giugno gli italiani hanno scelto, al referendum, la repubblica.  
Il 9 giugno, in un clima pesantissimo, la polizia apre il fuoco contro i simpatizzanti monarchici che si sono ritrovati a Napoli davanti alla sede del partito comunista: è una carneficina. Nove morti.
Molti consiglieri propongono a re Umberto di usare le maniere forti per ristabilire l’ordine e gridano al golpe, alla manipolazione dei dati referendari. E’ in questa situazione che si fa avanti anche il generale Anders, il mitico comandante delle truppe polacche che hanno combattuto con onore in Italia, hanno espugnato Montecassino aprendo agli Alleati la strada per Roma e hanno liberato Bologna. I polacchi – come racconta Luciano Garibaldi nel libro “Gli eroi di Montecassino “, Mondadori - hanno il sangue avvelenato con il Pci, forse perché hanno subito sulla loro pelle gli orrori dello stalinismo e dell’occupazione. Anders che è ancora in Italia con i soldati del Secondo corpo d’armata fa a Umberto II una proposta secca: ci penserà lui, con i suoi uomini, a togliere di mezzo i comunisti. 
Re Umberto però non accetta: “Non una goccia di sangue per me e la mia Casa”. Il re parte per l’esilio in Portogallo. Anders e i suoi soldati, traditi da tutti, nell’autunno del ’46 partono per l’Inghilterra. L’Unità del 16 ottobre 46 scriverà che stanno preparando “una guerra contro l’Unione Sovietica”.

venerdì 15 novembre 2013

È meglio tornare allo Statuto albertino

Articolo di Vittorio Feltri su www.ilgiornale.it

Il vero motore dell'intera vicenda giudiziaria del Cav è la malafede. La cui evidenza dovrebbe indurre i parlamentari del Pd a vergognarsi

Questo fatto della decadenza di Silvio Berlusconi da senatore per volontà dei suoi colleghi rivela che il vero motore dell'intera vicenda giudiziaria, destinata a schiacciare il capo del centrodestra, è la malafede. La cui evidenza dovrebbe indurre i parlamentari del Pd (quelli del M5S sono culturalmente irrilevanti) a vergognarsi. Essi, pur di raggiungere lo scopo di eliminare l'avversario elettoralmente più pericoloso, sorvolano sul proprio passato, sulla propria storia, sulla necessità di rispettare le istituzioni in nome delle quali affermano di agire.
Si dà il caso che siano stati i comunisti, ai tempi in cui nacque la Repubblica, a battersi con maggior vigore affinché fosse il Parlamento a dire l'ultima parola sui destini di un suo membro per quanto accusato di nefandezze perseguite dalla giustizia. Insomma, stando alle regole imposte dal vecchio Pci (che, flirtando con l'Unione Sovietica, non era da considerarsi un campione di democrazia), un rappresentante del popolo doveva essere giudicato in Senato o alla Camera e non in un'aula di tribunale. Ciò perché il primato della politica non era in discussione.
Non solo. Il giudizio sul presunto reprobo andava espresso in forma riservata ovvero con voto segreto, e non palese, per consentire a ciascun inquilino del Palazzo di ubbidire alla propria coscienza anziché agli ordini di partito. In effetti, questa norma è sempre stata osservata finché non si è trattato di decidere sulla sorte del Cavaliere. Nella circostanza, con una manovra di bassa bottega politica, lorsignori hanno deliberato quanto segue: dato che Berlusconi è Berlusconi, e non uno qualsiasi, venga trafitto pubblicamente. E chi non partecipasse alla lapidazione sarebbe costretto a metterci la faccia, sfidando la riprovazione collettiva dei compagni, impegnati da anni nel tentativo - fallito sino a ieri - di far secco l'odiato fondatore di Forza Italia e del Pdl.
È triste constatare come i progressisti tradiscano i principi fissati dai loro padri al solo scopo di eliminare un personaggio scomodo, aprendo una breccia, che rischia di diventare una voragine, attraverso la quale un domani potrebbe passare una stramba prassi: siano i giudici a selezionare, in base alle loro sentenze, chi debba o no conservare l'investitura del mandato popolare. Una forzatura inaccettabile. La stessa legge Severino, approvata di fretta, toglie agli elettori la facoltà di scegliere chi è degno del voto e chi no, a prescindere dalla fedina penale. Da notare che tale legge contraddice gli argomenti di coloro i quali desiderano ripristinare le preferenze onde permettere alla gente di dare il suffragio a chi le garba.
C'è dell'altro, però, meritevole di riflessione. Chiunque abbia delle reminiscenze scolastiche sa che nell'Ottocento fu introdotto il cosiddetto Statuto albertino, una specie di Costituzione prima maniera. Rileggerlo consente di scoprire particolari assai interessanti. Prendiamo l'articolo 37. Recita testualmente: «Fuori del caso di flagrante delitto, niun Senatore può essere arrestato se non in forza di un ordine del Senato. Esso è solo competente per giudicare dei reati imputati ai suoi membri». Non bastasse, ecco l'articolo 63: «Le votazioni si fanno per alzata e seduta, per divisione; e per isquittinio segreto. Quest'ultimo mezzo sarà sempre impiegato per la votazione del complesso di una legge, e per ciò che concerne al personale».
A parte il lessico arcaico, i concetti sono chiari, gli stessi applicati dalle democrazie occidentali più avanzate e ora banditi dall'Italia non perché desideri sostituirli con altri più adatti ai nostri giorni, ma soltanto per sbarazzarsi del demonio di Arcore. Una pratica disgustosa che provoca una regressione di due secoli del nostro Paese allo sbando, «buono a nulla ma capace di tutto», anche di fare strame non solo della versione originale della Costituzione, ma persino dello Statuto albertino.
Tutto può essere riparato, è vero, ma occorre un cucitore con ago e filo; qui invece vanno di moda i rottamatori. Della logica.

Vittorio Emanuele III di fronte alla storia. Aspetti del suo tempo


Convegno nazionale di studi storici
organizzato da Nuove Sintesi. Trimestrale di cultura e politica Direttore Michele D'Elia





Sabato 30 novembre 2013
Palazzoo isimbardi, Sala degli affreschi, ore 15.00
Corso Monforte 35, Milano (M1 San Babila)



PROGRAMMA

Saluti istituzionali
Bruno Dapei,  Presidente del Consiglio Provinciale di Milano

Interventi

Michele D'Elia, Direttore responsabile di "Nuove Sintesi" 

Vittorio Emanuele III, Cittadino e Re


Donatella Bolech, Università di Pavia

Vittorio Emanuele III e la politica estera


Roberta Cipriani, Università di Roma Tre

Sviluppi della sociologia italiana nella prima metà del XX secolo


Salvatore Genovese,  Docente di Disegno e Storie dell’Arte Liceo  “Vittorio Veneto”,  Milano

Le arti durante il Regno di Vittorio Emanuele III


Giorgio Guartì, Giornalista e scrittore, Milano

L'informazione al tempo di Vittorio Emanuele III


Giampiero Goffi, Giornalista di La Provincia, Cremona
La politica ecclesiastica di Vittorio Emanuele III


Marco Cuzzzi, Università degli studi Milano
La Massoneria italiana nell'ultima fase dello Stato Liberale (1993 - 1925)


 Lamberto Laureti,  Università degli studi Pavia
Scienza e tecnica nel tempo di Vittorio Emanuele III

Giovanna Bardone, già insegnante , Pavia
Testimonianze


Seguirà dibattito


giovedì 14 novembre 2013

All’asta i gioielli di casa Savoia

Sfida tra un compratore in sala e i turchi in Rete

Chistie’s mette all’asta a Ginevra 13 lotti dei Reali piemontesi. Il pezzo più prezioso, un orologio, va a «monsieur Filippo»

MILANO — Vanno all’asta i diamanti, gli smeraldi e gli ori di casa Savoia. E anche se chi vende appartiene a un ramo secondario dell’ex casa regnante, anche se la vendita viene celebrata in un tempio come la sede di Christie’s a Ginevra, è sempre un pezzo di storia che finisce chissà dove. E davvero non c’è confronto tra la spilla di perle e diamanti che ha adornato il collo della regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III, e le parure pur sfarzose dell’eccentrica ereditiera sudamericana Vera de Espirito Santo, battute nella rinomata casa d’aste pochi minuti prima dei cimeli sabaudi.
Si compie tutto in mezz’ora: tredici lotti che Christie’s definisce nel suo catalogo «property of the royal family of Savoy» passano di mano talvolta rimanendo al di sotto della valutazione degli esperti, ma in qualche caso raddoppiandola. La gara al rialzo più serrata si scatena per un orologio da tavolo art déco in madreperla incastonato di diamanti e pietre preziose: se lo porta a casa per 185 mila franchi svizzeri — 150 mila euro — un riservato «monsieur Filippo» (per la precisione Filippò, come viene chiamato più volte in sala). Vista la deferenza e la familiarità con cui il direttore dell’asta si rivolge a lui deve trattarsi di un collezionista o un commerciante del settore; comunque un personaggio di casa tra i velluti della sede ginevrina. Filippò è stato il protagonista della giornata: orologio a parte, si è aggiudicato anche una collana di perle e una spilla di diamanti, staccando rispettivamente assegni per 32 mila e 38 mila franchi.
Le aste al giorno d’oggi non si giocano solo con il rito delle alzate di mano in sala, i «player» possono rimanere nell’ombra partecipando in diretta via telefono o via Internet: e proprio un misterioso acquirente del web, collegato dalla Turchia, ha fatto suoi un medaglione con diamanti e zaffiri e un portasigarette in oro. Altre offerte sono arrivate dal Texas, rintuzzate però dall’implacabile Filippò.
Fin qui gli acquirenti; ma come sono finiti nelle teche di Christie’s quei 13 cimeli così carichi di storia, che raccontano di nozze e sangue blu, di Belle époque, di un’Europa al tramonto e di lì a poco sconvolta dalla Grande guerra? Alcuni dettagli in calce al catalogo e soprattutto il dibattito che si è acceso tra i simpatizzanti monarchici d’Italia (in particolare il sito altezzareale.com) indirizzano verso un personaggio preciso, Maria Isabella di Savoia-Genova, discendente di un ramo secondario della Real Casa. Nata nel 1943, strettamente imparentata con gli ex sovrani d’Italia, la nobildonna oggi trascorre gran parte del suo tempo in Brasile e fa vita molto riservata; non ha voluto perciò svelare perché abbia deciso di privarsi di quel piccolo tesoro.
«Ma in realtà le vendite di pezzi pregiati da parte di famiglie reali non sono così infrequenti e anzi il significato storico di quegli oggetti attira sempre i collezionisti e gli appassionati» commenta Davide Colombo segretario nazionale dell’Umi (Unione monarchica italiana). «L’attenzione riservata all’evento ginevrino — prosegue Colombo — è la conferma del fascino che le monarchie continuano a suscitare al giorno d’oggi. Comunque non siamo di fronte a una “svendita dei tesori dei Savoia”, non ci leggerei una particolare valenza politica». [...]

martedì 12 novembre 2013

Palazzo Reale di Torino: riapre il percorso tra le cucine e gli appartamenti riscoperti

Un nuovo percorso di visita a Palazzo Reale permetterà di ammirare gli appartamenti di Maria Felicita di Savoia e le cucine reali: la visita si concluderà nei depositi, dove si potranno vedere i grandi servizi da tavola

Le cucine sono uno degli ambienti più particolari del palazzo: qui venivano preparati i grandi banchetti di corte. I locali sono stati restaurati e riproposti così come si presentavano negli anni Trenta del Novecento. Il percorso si snoderà tra antichi utensili da cucina, forni e stoviglie: le scale e i corridoi che i valletti utilizzavano per portare il cibo sulla tavola dei reali saranno percorsi durante la visita, che toccherà anche la sala da pranzo di Vittorio Emanuele III e della Regina Elena.
Negli appartamenti contigui, dal 1778, la principessa Maria Felicita, sorella del Re di Piemonte-Sardegna Vittorio Amedeo III, venne ad abitare: gli appartamenti furono decorati in stile Luigi XVI e furono molto amati anche da altre figure femminili di Casa Savoia, tanto che ancora nel Novecento anche la Regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III, vi abitò saltuariamente.
La visita si concluderà nei depositi visitabili, nei quali sono conservati i grandi servizi da tavola del palazzo, realizzati delle più importanti manifatture europee.

venerdì 8 novembre 2013

Aggiornato il sito dedicato a Re Umberto II


Nel nuovo aggiornamento del sito dedicato a Re Umberto II la commemorazione del Re tenuta dallo scrittore Roberto Pazzi in Campidoglio nel 2004.


Buona lettura!

mercoledì 6 novembre 2013

Per il Re, di Gabriele D'Annunzio




Salva il Re che, dimesso l’ermellino
e la porpora, come il fantaccino
renduto in panni bigi,
sfanga nel fosso o va calzato d’uosa
cercando nella cruda alpe nevosa,
Dio vero, i tuoi prodigi.

Salva il Re che partisce il pane scuro
col combattente e non isdegna il duro
macigno alla sua sosta
né pe’ suoi brevi sonni strame o paglia
sospesi ai rossi orli della battaglia
che sotterra è nascosta.

Proteggi il Re del sollecito amore,
che in casta forza il tremante dolore
cangia con l’occhio fermo,
il Re che in fronte ha la ruvida ruga
e pur sì dolce esser può quando asciuga
la tempia dell’infermo.

Proteggi il Re della semplice vita
chinato verso ogni bella ferita
che è rosa del suo regno,
chinato verso il sorriso dei morti,
verso il sorriso immortale dei morti,
che è l’alba del suo regno.

19 decembre 1915.