NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 30 marzo 2011

Il 18 Giugno a Casalborgone!

Su (indiretto) suggerimento del Sindaco di Casalborgone, Amos Giardino, Vi segnaliamo la pagina facebook del relativo comune:

http://www.facebook.com/group.php?gid=128297173525&v=wall

Sempre su, questa volta diretto, suggerimento del Sindaco Vi segnaliamo che il 18 Giugno sarà intitolata a S.M. Umberto II Re d'Italia una piazza nel centro del paese.

Non manchiamo.

Grazie Signor Sindaco!

martedì 29 marzo 2011

Monarchia, la grande assente dalle celebrazioni per il 150 ° dell’Unità

di Antonio Polito, Corriere della Sera 17 marzo 2011

 

Per quanto degeneri ne siano i discendenti, ormai consegnatisi alla cronaca nera o rosa che sia, c’è una grande assente nell’anniversario dell’Italia unita, e si chiama monarchia. 

Ho provato a fare una ricerca sul sito www. italiaunita150, che comprende l’elenco ufficiale delle celebrazioni, e ho avuto questa risposta: «La ricerca di monarchia non ha prodotto risultati in nessun documento; nessuna delle pagine cercate contiene monarchia. Provate con parole-chiave diverse» .

Ho provato allora con Savoia, anche se non è proprio la stessa cosa, e ho ricevuto analoga risposta. Brutta storia, se si considera che la monarchia è stata la protagonista assoluta del processo di unificazione. Mentre giustamente l’Italia è inondata da libri, convegni, mostre e film che ci ricordano l’eroismo spesso febbricitante e talvolta velleitario di cospiratori, carbonari, massoni e mazziniani, e ci raccontano il Risorgimento come una concatenazione di atti rivoluzionari, meno giustamente è stata negletta l’istituzione che con lucida scelta prima dinastica e poi nazionale incarnò l’ideale, gli diede concretezza, diplomazia e truppe, accettò i necessari compromessi e strinse le giuste alleanze, combatté più di una guerra, e alla fine fece di un sogno romantico uno Stato unitario, moderno, e passabilmente liberale (soprattutto se paragonato al coevo Stato prussiano).

Mi piace perciò interpretare la visita che oggi Giorgio Napolitano renderà alla tomba di Vittorio Emanuele II, custodita al Pantheon, non solo come il dovuto atto di omaggio al primo Capo dello Stato italiano (e non certo ai suoi eredi, cui l’abolizione della norma transitoria sull’esilio consente solo di essere presenti, non riveriti); ma anche come una intelligente forma di risarcimento della Nazione verso una rimozione storica. Il grande silenzio che è sceso sulla monarchia non si può infatti solo spiegare con le tristi vicende degli ultimi Savoia.

Affonda le sue radici nella lettura che i partiti antifascisti diedero delle responsabilità del re prima nel fascismo e poi nella guerra, presentando la Resistenza come un secondo Risorgimento che completava e perfezionava il primo, perché si liberava finalmente anche della monarchia. Il mito del Risorgimento come rivoluzione tradita, in quanto ingabbiata in istituzioni parlamentari e liberali dalla Casa sabauda, si consolidò allora per estendersi, solo qualche anno dopo, anche alla Resistenza, anch’essa «tradita» dalla vittoria della democrazia di stampo occidentale. Senza mai chiedersi, nel primo caso e nel secondo, se la rivoluzione più che «tradita» non fosse semplicemente «fallita», come ha notato Domenico Fisichella nel suo bel Miracolo del Risorgimento.

Queste celebrazioni dovrebbero dunque indurci a rivalutare quella storia, rivolgendo uno sguardo più benigno e più equanime all’istituzione monarchica, separandone il giudizio da quello dei suoi epigoni nostrani. In fin dei conti, basta vedere nelle sale cinematografiche il Discorso del re per constatare come l’istituto monarchico in sé non sia affatto geneticamente più esposto ai germi dell’autoritarismo della repubblica. Anzi. E del resto durante il Risorgimento anche fieri repubblicani e incalliti rivoluzionari compresero con assoluta chiarezza come le ambizioni dinastiche di una antica casa regnante si fossero trasformate in coerente disegno politico nazionale, essenziale per la vittoria finale. Giuseppe Garibaldi trovò nel 1854 parole molto efficaci per esplicitare questa maturazione: «Sono sempre stato repubblicano, tutta la mia vita. Ma ora non si tratta della repubblica. Le masse io le conosco meglio di Mazzini: ho vissuto in mezzo a loro la loro vita. Mazzini conosce l’Italia colta, e ne domina gli spiriti, ma con essi non si mette in piedi un esercito per cacciare gli austriaci e il papa; per le masse, per il popolo italiano, c’è una sola bandiera: l’unità e la cacciata degli stranieri. E come si può arrivare a ciò se ci si tira addosso l’unica forte monarchia italiana?».

Non sarebbe male far conoscere anche questo Garibaldi così «togliattiano» agli studenti italiani bombardati da tanta retorica sul Risorgimento come guerra di popolo rivoluzionaria. Guerra fu, certo, e anche sanguinosa. La battaglia di Solferino passerà alla storia come uno dei più grandi massacri del secolo, al punto che proprio contemplando quel campo di battaglia Henry Dunant decise di fondare la Croce Rossa. Ma guerra mossa, ispirata e condotta da una leadership chiamata Savoia. Che fu spesso, a dire il vero, anche più «politica» dei politici di professione, come avvenne quando Cavour si dimise pur di respingere il compromesso del Trattato di Villafranca mentre il sovrano, più saggiamente, vide in quell’apparente sconfitta i prodromi del successo finale, e decise di firmare con la formula andreottiana ante-litteram: «Accetto per ciò che mi concerne» .

lunedì 28 marzo 2011

Essere monarchici


Premetto: non sono mai stato iscritto ad alcun partito, né ad alcuna organizzazione sindacale.
Non ho mai fatto attività politica. A nessun livello.
Mi considero un libero pensatore. Niente di più.
I miei studi storici mi hanno portato a preferire, dal punto di vista istituzionale, la forma monarchica a quella repubblicana. Naturalmente, quando parlo di forma monarchica, mi riferisco ad una monarchia costituzionale e parlamentare (in Europa ce ne sono dieci!) e non ad una monarchia assoluta.
Ma cosa vuol dire, al giorno d’oggi, essere monarchici?

[...]


Una delle belle sorprese che ogni tanto troviamo in rete...

domenica 27 marzo 2011

Monarchici, spuntano le bandiere sabaude





MOTTA DI LIVENZA. 

La storia è maestra di vita, spiega Emilio Del Bel Belluz. E i 150 dell'Unità d'Italia sono passati anche attraverso la monarchia. Quindi è giusto che i nostri connazionali possano ripercorrere quello che è stato anche attraverso la bandiera del Re Umberto II. Del Bel Belluz fu tra coloro che partecipò ai funerali del re nel 1983 in Francia. «Ho deciso di esporre la bandiera sabauda perché trovo giusto onorare mio bisnonno Mariano che combatté con Garibaldi, mio nonno che porta il mio stesso nome, il quale ha combattuto la guerra di Libia e mio padre, prigioniero dei tedeschi nella seconda guerra mondiale».  Lo scrittore di Villanova onorerà altresì questo anniversario donando a una comunità di 300 italiani che vivono in Crimea, ai quali nel 1993 è stata restituita la Chiesa da parte dei russi, una statua della Madonna con il volto della mottense Beata Vergine dei Miracoli, dipinta dall'artista Antonio Lippi. «Perché le radici non devono gelare, altrimenti la nostra storia sarà scritta da altri», conclude Del Bel Belluz.  E il tricolore con lo stemma dei Savoia da ieri sventola anche su uno dei balconi di palazzo Arrigoni-Gaiotti in via Martiri della Libertà a Serravalle.  I proprietari dello storico palazzo Maria Rova e Federico Perin l'hanno appesa per festeggiare l'unità d'Italia. «E' un oggetto d'epoca - spiegano i padroni di casa - senza alcun intento monarchico o polemico. Alle altre finestre di casa abbiamo messo altri tre tricolori. La bandiera dei trisavoli Rova risale al 1861 e dal 1866 è sempre stata esposta nelle occasioni ufficiali».  La bandiera con lo stemma reale è anche stata esposta dallo stesso balcone in occasione delle riprese del film «In love and war» del 1996 girato per alcune scene proprio in via Martiri a Serravalle.  Quella volta Gigliola e Maria, mamma e nonna di Maria Rova, fecero le comparse al film. «Questa bandiera è un cimelio che comunque vuole ricordare i morti di quel periodo», concludono i titolari del palazzetto



ALLE POLITICHE DEL 1946 A CASERTA VINCONO I MONARCHICI

di Paolo MESOLELLA, SPARANISE 


A proposito dell’ Unità d’Italia è interessante fare qualche riflessione anche sull’interesse per la Repubblica nei nostri paesi e scoprire che avrebbero voluto la monarchia. Lo dimostra il grande successo che ha avuto in Provincia di Caserta la monarchia durante le politiche del 1946. Nessun segno di protesta verso il re che pure aveva appoggiato il nazifascismo. Abbiamo dato uno sguardo al voto nelle elezioni in provincia di Caserta e abbiamo notato la grande affermazione dei monarchici, con comizi affollatissimi, proprio in quei paesi che più avevano sofferto la violenza fascista. Questo ci fa capire che, nonostante tutto, la popolazione non comprese la ribellone del movimento partigiano e antifascista. In paesi come Sparanise (2096 contro 248), Calvi Risorta (1965 contro 535), Bellona (1159 contro 190), Caiazzo (2429 contro 535), Capua (5102 contro 1686), Camigliano (2025 contro 80), Carinola (5194 contro 616), Caserta (21140 contro 5978), Francolise (1499 contro 114), Pignataro Maggiore (3103 contro 119) Vairano (1853 contro 299) e Teano (5555 contro 240) la Monarchia stravince contro la Repubblica e i discorsi di Ezio Mesolella candidato per i monarchici nella lista “Stella e corana” a Sparanise e a Bellona radunavano grandi folle che lanciavano fiori sul palco. Scrive Alberto Castagna dietro una foto del 1951: “Con una marea di fiori che copriva il mio viso dopo aver così concluso, la Casa Savoia ha fatto il Primo Risorgimento in Italia”. In diverse foto, in mio possesso, si possono vedere Alberto Castagna di Sparanise, padre dell’avv. Alberto Castagna, con il dott. Ezio Mesolella, candidato per il Partito Monarchico, con il simbolo “Stella e corona”, parlare ad una piazza gremita di persone. Alberto Castagna di Federico, era ispettore di zona della Federazione di Caserta del Partito Nazionale Monarchico con tessera n. 144 dei dirigenti. Fu anche mandato da Achille Lauro come ambasciatore dal re Umberto II di Savoia a Villa Italia a Cascais in Portogallo dove l’ultimo re d’Italia si trovava in esilio. Ispettore del Partito Monarchico ed esponente di spicco di Casa Savoia, ebbe il Re Umberto padrino di battesimo del figlio Umberto. Per l’occasione il Re regalò al bambino una medaglia d’oro benedetta con il simbolo della Madonna di Fatima tra due stemmi reali, a dimostrazione della sua grande devozione per la Madonna e del suo attaccamento con la famiglia Castagna di Sparanise. La medaglia fu consegnata direttamente dal re in esilio ad Alberto Castagna.



Naturalmente non condividiamo tutto dell'articolo ma ci sembrava giusta la segnalazione.

venerdì 25 marzo 2011

Novara: in mostra le monete dei Savoia

La Delegazione FAI di Novara, in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, organizza dal 17 marzo al 10 aprile 2011 una mostra numismatica per le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia sul tema “Le monete dei Savoia. Dal nodo savoiardo al Regno d’Italia” presso il Salone d’Onore della Prefettura di Novara, in piazza Matteotti n.1.

La mostra si propone di ripercorrere la storia della dinastia dei Savoia, una delle più longeve d’Europa, attraverso le monete che i protagonisti hanno coniato nei diversi periodi, dai Conti ai Duchi, ai Re di Sardegna e ai Re d’Italia, ovvero dall’XI al XX secolo. Da Umberto II detto il “Rinforzato” sino a Re Vittorio Emanuele III.
Verrà inaugurata il 16 marzo 2011 alle ore 11.00 alla presenza delle Autorità locali e nella stessa giornata sarà visitabile dalle 16.00 sino alle 24.00 in occasione della Notte Bianca “Tricolore” che si svolgerà a Novara. La mostra poi sarà visitabile dal 17 marzo sino al 10 aprile 2011 con i seguenti orari: mattina 9.30 – 12.30 e pomeriggio 16.00 – 19.00.
Gli organizzatori dell’evento intendono sensibilizzare i visitatori sull’importante servizio che Aisla Onlus svolge in favore dei malati di Sla e dei loro familiari inserendo il logo dell’Associazione sul catalogo ufficiale della mostra, a cui sarà allegato anche materiale informativo di Aisla Onlus.

Per informazioni: Delegazionefai.novara@fondoambiente.it

I Savoia, Re d'Italia, al castello di Camino cent'anni dopo: 1911 - 2011

                                               



17 Aprile 2011

per commemorare l'anniversario, il castello di Camino la Bieffepi Consulenze
con il patrocinio del Ministero del Turismo, della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria
Presentano: "La storia in mostra"
I Savoia, re d'Italia, al castello di Camino cent'anni dopo: 1911 - 2011


PROGRAMMA EVENTO
Ore 10,30
Apertura al pubblico del parco e delle sale del castello di Camino

Ore 11,20
Inaugurazione delle mostre:

Ore 11,35
Apertura della Camera del Re, la sala che il Marchese Scarampi di Villanova, conte di Camino, destinò ad accogliere i Re d'Italia, da Umberto I a Vittorio Emanuele III.
Con la partecipazione delle Guardie d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon.

Nel corso della giornata sarà possibile assistere ad animazioni ed intrattenimenti a cura dei gruppi storici e delle associazioni presenti: dalle danze medievali ai duelli cortesi, dai minuetti settecenteschi agli intrattenimenti da tavolo di nobili ed aristocratici nel Risorgimento.

Ore 18,30
Chiusura manifestazione
 

LE MOSTRE TEMPORANEE

I Savoia, Re d'Italia, percorso tra le memorie di una famiglia che ha segnato le sorti di un Paese
A cura dell'Associazione Storica Compania de le quatr'arme; con la partecipazione straordinaria della Krumiri Rossi Casale

Una mostra tematica sulla famiglia Savoia ed il loro percorso dal Piemonte all'Italia tramite un'esposizione temporanea di antiche mappe, cartografie, oggetti e curiosità legati ai Savoia: es. le stampe delle fortificazioni settecentesche come la Rocca di Verrua Savoia, le prime litografie del Ducato di Piemonte, gli acquerelli rappresentanti alcuni esponenti della Real Casa (es. il duca Emanuele Filiberto I).
Un graduale percorso storico dal Piemonte all'Italia attraverso i personaggi, i luoghi e le curiosità; così, ad esempio, si avranno anche antiche uniformi e cimieri, oppure i curiosi Krumiri di Casale, dolce che la tradizione vuole derivato dai baffi a manubrio di Vittorio Emanuele II.

I costumi ed accessori d'epoca dal Medio Evo al tardo Ottocento Italiano ed Europeo
A cura dell'Associazione Le Perle Barocche.

Una mostra dedicata alla storia del costume dal Medio Evo ai primi del '900: in ricordo delle opere di Ferdinando Scarampi di Villanova, marchese di Camino, grande conoscitore della storia patria ed appassionato di cultura, tra i fautori dell'edificazione del Borgo Medievale di Torino.
Saranno così esposte le riproduzioni di abiti di nobildonne medievali, come delle cortigiane francesi di Luigi XIV o, ancora, delle aristocratiche piemontesi come Virginia Oldoini, Contessa di Castiglione.


Per informazioni: Sito ufficiale: www.lastoriainmostra.it

martedì 22 marzo 2011

San Severo, un incontro sull’Unità d’Italia

Si discute del ruolo della monarchia in un appuntamento presso la biblioteca comunale 

SAN SEVERO – Sarà la monarchia il tema centrale dell’incontro fissato per giovedì 24 marzo alle 18 presso la sala “Nino Casiglio” della Biblioteca comunale “Alessandro Minuziano”, che si svolgerà nell’ambito delle iniziative volute dal comune per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia. 
Si intitolerà “Il ruolo della monarchia nel Risorgimento Italiano” e a presentarla sarà Raffaele Colapietra, dell'Università degli Studi di Salerno. 
L’organizzazione della conferenza è stata curata dal Centro di Ricerca e Documentazione per la Storia della Capitanata, di cui è presidente Giuseppe Clemente. Tutta la fase operativa per la realizzazione della composita iniziativa è curata dai dipendenti in servizio presso la Biblioteca Minuziano, dagli operatori del Consorzio LIBERO e dalle due funzionarie regionali provenienti dal “CRSEC” di San Severo. 
La Responsabile del procedimento operativo e amministrativo che sovrintende alle varie iniziative è la Direttrice della “Minuziano” Concetta Grimaldi con la Dirigente di Settore, Enza Cicerale.

venerdì 18 marzo 2011

Inviateci le foto dei Vostri Tricolori alle finestre!


E' stato un piacere constatare che il vero tricolore d'Italia non sia scomparso dai cuori e dalle case della gente.
Mandateci le foto della Vostra Bandiera.
Le metteremo tutte insieme!

Roma Istituto Nazionale per la Guardia alle Reali Tombe del Pantheon.














Roma












Roma
















Bandiera di Matteo, da Tolosa, Francia

















Formia, bandiera di Roberto












Alessandria


















Andorno Micca


















Balma frazione














Commendatore Coda Biella




Messina










Novara














Bandiere di Ettore Roma









Fara Novarese










Signor Luciano Puglielli, Roma












Sempre il Signor Luciano













Bandiera di Andrea, Piemonte












Aspettiamo di aggiungere le vostre!

...E io non vi voto mai più...


Cari signori della Lega,

è successo diverse volte che ad un residente in Piemonte, quale io sono, sia stato chiesto di votare per qualcuno di voi.
Sono un elettore di centrodestra, vedo alcune parti della sinistra come il fumo negli occhi e mi sono disciplinatamente messo in fila votando una volta per il sindaco Giordano ed una volta per il presidente Cota.

Perché pensavo foste il minore dei mali.

Ma... la vostra rumorosa assenza dalle celebrazioni del 150° anniversario della fondazione del Regno d'Italia, frettolosamente fatta passare come l'Unità, hanno smascherato al di là di ogni possibile dubbio e speranza che in voi possa albergare qualche minimo senso di amore per la Patria comune.
Voi oggettivamente volete distruggere quanto, proprio partendo dal Piemonte, fu creato con il sacrificio di moltissimi ingegni diversi ma tutti voltati alla causa della grandezza della Nazione Italiana.

Ebbene, questo vi rende ai miei occhi molto più pericolosi ed invisi di quanto possano essermi invisi alcuni settori della sinistra.
Per questo motivo, fin dalle prossime elezioni, che saranno a breve, voi MAI PIU' avrete il mio voto ed anche quello delle persone che potrò convincere.
Vincerà la sinistra? Amen.
Meglio che vedere voi sputare sulla mia Patria.

mercoledì 16 marzo 2011

Il drappo tricolore da esporre è solo quello sabaudo


«Si celebra, per legge, l'unità d'Italia, ma non si ricordano opportunamente i principali artefici di tale immensa e meritoria opera: i Savoia.
Per questo motivo il 17 marzo tornerò ad esporre, dal balcone della mia abitazione a Schiavi di Abruzzo, il tricolore sabaudo, l'unico drappo tricolore da far garrire al vento in questa occasione così importante».

E' quanto dichiara alla stampa Francesco Bottone, delegato per l'Abruzzo e il Molise dell'UMI (Unione monarchica italiana), alla vigilia della festa nazionale del 17 marzo. Non nuovo ad iniziative del genere, solitamente in occasione della festa della repubblica del 2 giugno, Bottone esporrà il tricolore con lo stemma di Casa Savoia ancora una volta.


[....]

sabato 12 marzo 2011

Messaggio di Re Umberto II per il centenario del Regno d'Italia


ITALIANI!
Oggi celebriamo l'evento più splendente della nostra storia : dopo secolari divisioni e tante, aspre vicende divenimmo una Nazione sola.
A che vale il piccolo tentativo di qualificare centenario dell'Unità quello che é il centenario del Regno? Non soffermiamoci su questa vana polemica. Nel 1861 Regno e Unità erano già cosa sola. Tutti sentirono che. con la proclamazione del Regno, Venezia, Roma - e poi Trieste e Trento  - erano virtualmente già nostre.


L'epica impresa poté grado a grado raggiungere l'altissimo fine, perché il Re Vittorio Emanuele II, con a fianco Camillo di Cavour, aveva assunto con mano ferma la direzione e la responsabilità del moto nazionale, coraggiosamente superando difficoltà d'ogni genere.

[...] 



giovedì 10 marzo 2011

“Si esponga il tricolore per il 150° del Regno d’Italia”









I Monarchici di Alessandria invitano ad esporre bandiere, gadget e quant’altro di  verde-bianco-rosso per la festa nazionale del 17 marzo (e giorni a seguire).
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http://www.lapulceonline.it/?p=6159

mercoledì 9 marzo 2011

Programma radio RAI dedicato alla morte di Re Umberto II

Umberto Broccoli ricorda una giornata molto particolare: è venerdì 18 marzo 1983, a Ginevra muore, dopo una lunga e dolorosa malattia, Umberto II di Savoia, ultimo re d’Italia.
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Con la collaborazione delle Teche RAI rivivremo quella giornata particolare attraverso le voci dei familiari e del fedele amico Falcone Lucifero.
Puntata del 7 marzo 2011 - PUNTATA STORICA: 18 marzo 1983, muore Umberto II, ultimo re d’Italia.

Il programma si può ascoltare e scaricare a questo indirizzo.

http://www.rai.it/dl/radio1/2010/programmi/Page-bcc437d5-8aa2-43e7-af36-9656521dd6fd.html

A parte i penosi commenti del Broccoli  ( un nome, una garanzia) contiene testimonianze importanti.
Ve lo segnaliamo!

Incontro con Ugo d'Atri, a pochi giorni dai 150 anni dell'Unità d'Italia

Il Capitano di Vascello è il Presidente dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon



di Riccardo Faiella - 08/03/2011


Da quando morì, il 9 gennaio 1878, Vittorio Emanuele II, primo Re d'Italia, riposa al centro di Roma, al Pantheon. Dopo di lui altri due reali furono tumulati dentro il “tempio di tutti gli dei”: Re Umberto I, secondo Re d'Italia, nel 1900; e sua moglie, la regina Margherita, nel 1926.
E da quel lontano 1878 le varie associazioni di reduci delle Guerre Risorgimentali decisero di prestare un servizio di guardia alla tomba del Padre della Patria, Re Vittorio Emanuele II. Le associazioni, confluite in un unico sodalizio, il Comitato Generale dei Veterani 1848-1870, negli anni hanno cambiato due volte il nome prima di arrivare alla denominazione definitiva, nel 1932, di Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon.
La sede invece, da centotrentatre anni, è sempre là, attaccata al Pantheon, in via della Minerva 20.
“Ho trovato una lettera datata 1882, indirizzata proprio qui, ai nostri predecessori”. Chi parla è il Presidente dell'associazione, il Capitano di Vascello dott. Ugo d'Atri.
Entrato in Marina nel 1973, nel corpo delle Capitanerie di Porto, Ugo d'Atri ha lasciato il servizio nel gennaio 2003, per assumere la presidenza dell'istituto.

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http://www.abitarearoma.net/index.php?doc=articolo&id_articolo=21312

martedì 8 marzo 2011

Le salme dei reali di Montenegro da Sanremo a Casale...


...ancora a Sanremo poi a Cettigne

Casale-Sanremo - 07/03/2011
A Sanremo, in pausa Festival della canzone, scendiamo nella cripta della chiesa russo-ortodossa a fianco del Casinò e troviamo le tombe (vuote) dei reali del Montenegro, Nicola I Petrovic e Milena.
Fu lo stesso Nicola, nelle sue volontà testamentarie, a indicare Sanremo quale luogo della sepoltura «fino al trionfo della giusta causa montenegrina». Nicola fu tumulato nel 1921 le sue spoglie giunsero a Sanremo a bordo di una navemilitare, alla sepoltura assistettero i reali d’Italia. La moglie lo ‘‘raggiunse’’ alla sua morte nel 1923, poi c’è un passaggio, come vedremo, in Monferrato
[....]

lunedì 7 marzo 2011

Dedichiamo una via a Umberto II

Una via intitolata al re di maggio, Umberto II di Savoia. Lo ha deciso l' amministrazione comunale di Casalborgone, un centro del chivassese guidato da una giunta di centrodestra con Amos Giardino sindaco.
[...]
Il resto dell'articolo lo trovate sul giornale "Repubblica".



Che è un nome oltre che un giornale che non amiamo per niente.
Ma la notizia resta interessante anche se pubblicata da quel giornale.

sabato 5 marzo 2011

Perchè per gli italiani esiste la MAGISTRATURA e la magistratura...


...la COSTITUZIONE e la costituzione.


Tutto ha origine dal famoso Referendum del 1946:
Repubblica o Monarchia?
Forse non tutti sanno che lo scarto a favore della Repubblica fu realmente minimo soprattutto se si considerano questi fatti:
  • Molti prigionieri di guerra si trovavano ancora all'estero e quindi impossibilitati a votare. Il referendum sarebbe quindi stato indetto intenzionalmente senza attenderne il rientro.
  • Parte delle province orientali (Trieste Gorizia, Bolzano) non erano ancora state restituite alla sovranità italiana, e quindi, non potendo prendere parte alla votazione un numero di potenziali elettori superiore allo scarto effettivamente registrato, il risultato era da considerarsi parziale.
  • Il clima di violenza durante la campagna elettorale aveva indebolito la campagna monarchica. La Polizia Ausiliaria fu accusata di aver duramente contribuito a questa situazione 
  • Circa 200 funzionari immessi illegalmente dal ministro della giustizia Togliatti per la revisione di 35.000 verbali circoscrizionali e sezionali 

[....]

Una piazza per onorare Umberto II

Articolo sulla cronaca di Torino de Il Giornale di oggi, 5 Marzo 2011

Fa discutere la decisione del primo cittadino nell'anno del 150esimo dell'Unità d'Italia
La sinistra insorge. Giardino: «Non riscriviamo la storia, ma onoriamo un grande personaggio»


di GIORGIO COURNIER  da Casalborgone


Una scelta Coraggiosa, che fa discutere, e che proprio nel 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia riporta l'attenzione su uno dei punti più controversi della nostra storia, ovvero quel referendum che nel 1946 stabilì la fine della monarchia sabauda e l'inizio della repubblica. Il sindaco di Casalborgone, Amos Giardino, ha deciso di intitolare una piazza del paese a Umberto Il di Savoia, il «Re di maggio», l'ultimo Sovrano d'Italia. La decisione ha suscitato polemiche, soprattutto da parte della sinistra che ha accusato il primo cittadino scrivendo addirittura una lettera di protesta al Capo dello Stato. Le polemiche a Casalborgone non si placano, ma il sindaco getta acqua sul fuoco spegnendo sul nascere le polemiche di chi in questa scelta ha voluto ravvisare un tentativo di porre ombre sull'esito referendario del 1946 o di voler in qualche modo «riscrivere la storia d'Italia». «Ribadisco - spiega Giardino - che l'intitolazione di una piazza ad Umberto II Re d'Italia in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, è una scelta determinata dall'intenzione di voler rendere omaggio a chi ha fatto parte della Storia d'Italia, meritevole della memoria per essere stato protagonista in un delicato momento storico per la nostra nazione». La proposta è partita dall'Associazione "l'Leu" e, come specifica Giardino, «l'interpretazione della Giunta Comunale, in merito ai dettagli della stessa, non è stata certamente quella di voler riaprire un'antica polemica, ma al contrario quella di cancellare un veto, durato troppo a lungo per uno Stato democratico, nei confronti di colui che è stato Sovrano e protagonista della storia d'Italia che volontariamente, per il bene degli Italiani ha scelto l'esilio ben prima che la Costituzione della Repubblica Italiana lo imponesse per tutta la famiglia reale». A chi lo accusa, Giardino replica che «chi sta gettando fango sulle Istituzioni è proprio chi, ignorando la storia d'Italia, attribuisce pensieri propri ad altri». Il riferimento è a un passaggio, presente nella lettera che i promotori dell' iniziativa avevano mandato al sindaco per chiedere l'intitolazione della piazza, in cui, testualmente, si definiva «taroccato» il referendum del 1946. «Quel termine - precisa Giardino - è da considerare come espressione di un linguaggio popolare, è solo il richiamo ad un episodio della storia Italiana, certamente non attribuibile all'allora Re d'Italia, e che la giunta comunale ha mai inteso
porre in discussione. Argomento al quale ha già dato l'adeguata risposta lo stesso Umberto II Re d'Italia nel discorso del 13 giugno  1946».
Dove l'allora Sovrano disse a chiare lettere «Si considerino sciolti dal
giuramento di fedeltà al Re non da quello verso la Patria coloro che lo hanno prestato e che vi hanno tenuto attraverso tante durissime prove Una tesi sostenuta anche da Andrca Rosso del Gruppo Cavour uno dei sostenitori dell'iniziativa critica chi sta tentando in tutti i modi di contrastare la scelta del sindaco Giardino: «Mi spiace - spiega - che ci sia chi interpreta in modo strumentale un'iniziativa tesa a onorare un
uomo che con un sacrificio personale ha contribuito in un momento storico non facile per l'Italia alla pacificazione degli animi. L'accettazione della storia nella sua interezza e senza pregiudizi di sorta è  un evidente segno di maturità, che purtroppo non tutti dimostrano. Mi auguro che Torino segua l'esempio di Casalborgone perché l'esempio di Umberto Il possa essere conosciuto e apprezzato da
tutti». Al1'iniziativa del sindaco di Casalborgone plaude anche l'Unione monarchica italiana: «Non capiamo le polemiche della sinistra osserva  Edoardo Mauri - dal momento che è risaputo che Umberto II avrebbe voluto raggiungere il Nord Italia per unirsi alla resistenza antifascista».

Riportiamo di seguito le mail del comune di Casalborgone. Inondiamo la casella del Comune di lettere di plauso!

martedì 1 marzo 2011

Un velo pietoso


Su questo blog in teoria dovremmo parlare di cose che interessano i monarchici. Ma i monarchici sono persone come tutte le altre, forse con una dose di coscienza politica e di sentimento in più. Perché essere monarchici di questi tempi di sicuro non va di moda. Anzi.

Ma noi non seguiamo le mode.
Ed ogni tanto ci viene anche da tirare fuori dal profondo dell'anima tutto ciò che deve uscire.

E' di questi giorni la notizia del ritrovamento del corpo della piccola Yara Gambirasio mentre ancora ci si deve riprendere dalla tempesta mediatica dovuta all'omicidio in famiglia della piccola Sarah Scazzi.
E sono giorni in cui si ripete ossessivamente in ogni programma, in ogni talk show, in ogni telegiornale, in ogni approfondimento ogni più efferato dettaglio sulla morte delle piccole ragazze cui tutta l'Italia ha voluto e vuole bene.
Nessuno che abbia il pudore di fermarsi di fronte all'idea che c'è una famiglia distrutta che se prova ad accendere la tv rivive in ogni istante la morte della loro figliola condita di dettagli sempre più granguignoleschi, con considerazioni sempre più dotte, di esperti sempre più esperti, di criminologi, di sociologi, di giudici in pensione ed in servizio permanente effettivo.
La morte delle due bambine fa audience e nient'altro è importante.
Ed è così che si dà in pasto ad un pubblico sempre più morboso la vita e la morte di queste due povere bambine che purtroppo nessuno ha potuto difendere. E non finisce qua.
Anche le vicende amatorie  di presidenti del consiglio, di calciatori, di ex miss Italia, di pincopallini qualsiasi sono oggetto di furibonde discussioni televisive dove la cosa più elegante che si sente dire è: "Te devi vergogna'!
Ecco sì. Mi vergogno, ci vergognamo un po' nel vedere una buona parte di un popolo che ha smarrito il più elementare senso della decenza, che si appassiona a delle emerite porcherie, e che ama raccontare in televisione ciò che fino a pochi anni fa sarebbe stato giustamente motivo di vergogna.
Che sbandiera corna come una volta si sbandierava un avo alle crociate.
Che non ha un po' di pudore neanche davanti alla morte di due bambine.

Spegnetevi. Smettetela di farci vergognare anche per voi. Non se ne può più.

E se in Libia la via di uscita fosse un re?

Hanno sostituito il verde vessillo della Jamahiriya con il tricolore nero, rosso e verde dei tempi di Idris Al Senussi.


Oltre gli entusiasmi, sempre contagiosi e talvolta infantili, che hanno accompagnato le rivolte nel Nord Africa, si fa strada una certezza. Che le transizioni non saranno facili, come Tunisia ed Egitto stanno dimostrando. E che in Libia sarà ancora più arduo e pericoloso. Perché se al Cairo e a Tunisi un «dopo», magari accidentato, è ormai visibile, a Tripoli non è così. Guidare e governare il Paese, sfibrato da decenni di spietata dittatura, da odi tribali, ambiguità, vendette, sarà davvero un'impresa titanica. Però dovrebbero far riflettere due dettagli. Il primo legato alla disarmata intifada diplomatica, con decine di ambasciatori e consiglieri che abbandonano il Colonnello, si schierano con i rivoltosi, e sostituiscono il verde vessillo della Jamahiriya voluto da Gheddafi con la bandiera tricolore (nero, rosso e verde) della Libia monarchica e indipendente dei tempi di re Idris. Il secondo dettaglio è che il vessillo tricolore del regno è quello scelto dai ribelli armati: sventola a Bengasi, in gran parte del Paese, e con esso si coprono pietosamente i cadaveri dei «martiri della rivoluzione».
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