NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 26 ottobre 2013

I Savoia al Verbano



La Casa Reale, Stresa e la villeggiatura fra Otto e Novecento


MAGAZZENO STORICO VERBANESE
CONVEGNO DI STUDI
Sabato 9 Novembre 2013,
dalle ore 9.15
Grand Hôtel des Iles Borromées
C.so Umberto I, 67
Stresa 28838 (VB)





Programma

Moderatore: ING. ROBERTO TROUBETZKOY

Saluto delle autorità e dei rappresentanti di Casa Savoia

PAOLO COZZO,
Università di Torino 
I Savoia, il Verbano e le terre di “nuovo acquisto” progetti e strategie di una dinastia in ascesa

UMBERTOMURATORE,
Centro Internazionale Studi Rosminiani di Stresa.
Rosmini, i Rosminiani e Casa Savoia

GIANNI PICENARDI,
Centro Internazionale Studi Rosminiani di Stresa.
Stresa, Palazzo Bolongaro, Villa Ducale, Centro Internazionale di Studi Rosminiani

ORNELLA SELVAFOLTA,
Politecnico di Milano.
La Villa Reale di Monza, a fine Ottocento, tra corte estiva e residenza di villeggiatura. Il
ruolo dell’Architetto Achille Majnoni d'Intignano nella costruzione di un modello di gusto
Visita alla Villa Ducale di Stresa a seguire Buffet

MARGHERITA AZZI VISENTINI,
Politecnico di Milano.
Ville e giardini del Golfo Borromeo tra Otto e Novecento

LUCIA PINI,
Conservatore del Museo Bagatti Valsecchi Milano.
L’iconografia di Margherita di Savoia

coffee break

CARLO ALESSANDRO PISONI,
Archivio Borromeo Isola Bella e Magazzeno Storico Verbanese.
Tra due sponde di lago: i Borromeo, feudatari di due regimi

VALERIO CIRIO,
Magazzeno Storico Verbanese.
La formazione delle infrastrutture al lago Maggiore: I Savoia e il Sempione

ANDREA LAZZARINI,
Scenari, Stresa.
L’ospitalità sul Verbano, dall’Unità d’Italia alla Repubblica: villeggiature, personaggi e
storici alberghi 


Il Convegno è rivolto a studiosi di Storia Sociale, Storia dell’Arte, Storia della Chiesa, studenti universitari e delle scuole secondarie di secondo grado, a guide turistiche, a operatori del settore turistico e alberghiero,
ad amministratori locali, nazionali e internazionali, a operatori del settore enogastronomico.
Il Convegno si pone l’obiettivo di affrontare una pagina di storia del lago Maggiore di notevole importanza che vede Stresa sede di considerevoli avvenimenti culturali, religiosi e politici. Fra otto e Novecento si assistette, infatti, alla presenza nella cittadina verbanese di esponenti di primo piano di Casa Savoia e in specifico della duchessa di Genova Elisabetta di Sassonia, madre della Regina Margherita, che con Stresa ebbe un legame durato quasi mezzo secolo e interrotto solo con la morte della duchessa madre nel 1912. A Stresa e a Villa Ducal.e, già interessata in precedenza dalla forte presenza di Antonio Rosmini, fu costante pure quella della regina Margherita e di personalità della cultura, della politica e della nobiltà europea, che posero fra Otto e Novecento la cittadina sul lago Maggiore fra le mete del Grand Tour e della Belle Époque.

Il convegno, inoltre, vuole indagare la figura di Margherita Regina d’Italia e i suoi legami con il territorio piemontese e lombardo e quella dei Savoia-Genova, ramo collaterale dei Savoia Carignano, poco affrontato rispetto a quello dei Savoia-Aosta. Il convegno vuole, poi, essere un monito per la riscoperta culturale e turistica di Stresa, del lago Maggiore e più in generale dei laghi italiani e dei loro beni culturali, quale volano futuro per l’economia locale e nazionale.

mercoledì 23 ottobre 2013

La posizione di Dante nel più grande dibattito dei suoi tempi: il “De Monarchia”


Articolo di Corrado Capone 
La presa di posizione del più grande poeta di sempre nel rapporto tra Chiesa e Impero

Parlare di produzione minore, quando l’autore si chiama Dante Alighieri, non ha davvero senso. Accanto alla Divina Commedia qualsiasi creazione letteraria impallidisce.
Eppure, anche se non avesse scritto il più imponente poema concepito da mente umana, Dante avrebbe occupato ugualmente un posto di straordinario spessore nella storia della letteratura.
Il De Monarchia fa parte di questa immensa eredità che ci ha lasciato il Sommo Poeta. In questo trattato, scritto in lingua latina e suddiviso in tre libri, Dante esprime il proprio punto di vista nei confronti del tema più dibattuto di allora: il rapporto tra Stato e ChiesaEvidenziarne l’attualità appare addirittura lapalissiano.

Sulla data di composizione dell’opera non mancano dubbi, perplessità e divergenze. Secondo alcuni critici, Dante lavora all’opera intorno al 1308; secondo altri, tra il 1311 e il 1313, al tempo della discesa in Italia di Arrigo VII; secondo altri ancora, il trattato sarebbe stato composto nel 1318 e anche oltre, in un periodo che vedeva Dante impegnato nella composizione del Paradiso. In ogni modo, l’eco che ebbe l’opera fu immediato, nei palazzi del potere così come nell’opinione pubblica.
Nel De Monarchia il poeta fiorentino consolida e palesa una posizione non certo nuova, che vede nel netto rifiuto dell’autorità pontificia nella politica mondana il suo più forte caposaldo. Nel corso della sua attività politica, fervida e appassionata, Danta aveva infatti sempre difeso l’autonomia civile del Comune di Firenze dalle ingerenze di papa Bonifacio VIII. Adesso difende l’autonomia dell’Impero. Supportato dall’auctoritas del pensiero di Aristotele, Averroè e San Tommaso – riconducibili tutti alla matrice filosofica aristotelica – Dante fa spesso uso del sillogismo, il procedimento logico di cui l’autore si serve per dimostrare la fallacia delle tesi dei suoi avversari.
Nel primo libro si tratta della necessità della monarchia universale: il Sommo Poeta afferma che questa è l’unica forma di governo in grado di garantire la pace universale e un governo unitario che possa dettare giustizia e favorire la concordia tra gli esseri umani.
Il secondo libro è invece dedicato alla dimostrazione dell’origine divina dell’Impero Romano. L’unificazione politica del mondo antico sotto l’egida dell’aquila imperiale romana è stata voluta proprio da Dio – sostiene Dante – per far sì che essa coincidesse con l’unificazione religiosa sotto il segno/simbolo della croce di Cristo.
Il terzo libro affronta il tema più scottante, ossia il rapporto tra il Papato e l’Impero. Nonostante il potere dell’imperatore discenda direttamente da Dio – questo il passo in cui alcuni critici hanno visto una subordinazione, tipicamente medievale, del pensiero dantesco ai valori religiosi – Papato e Impero hanno due compiti ben distinti, perchè distinti sono i fini: il Papa deve condurre l’uomo alla vita eterna, l’Imperatore alla felicità in terra. Da qui il secco no a qualsiasi ingerenza papale nell’attività dell’imperatore, che non deve essere in alcun modo contrastato nella sua attività. Dante fa riferimento anche all’illegittimità giuridica della “Donazione di Costantino”, l’atto – di cui sarebbe stata dimostrata la definitiva falsità dall’umanista Lorenzo Valla – che di fatto ha costituito l’incipit del potere temporale della Chiesa.
Straordinario saggio di pensiero e di attualità medievale, il De Monarchia conferma più che mai – qualora ce ne fosse bisogno – la grandezza di Dante, cristiano e cattolico, e insieme baluardo della divisione dei poteri e dell’autonomia della legislazione civile.

martedì 22 ottobre 2013

Alessandria: cercasi materiale per allestire una mostra su Umberto II


La sottoscritta Paola De Andrea, delegata provinciale dell'Istituto Nazionale per la Guardia d'Onore alle Reali Tombe del Pantheon (I.N.G.O.R.T.P.), con la collaborazione di Comune, Provincia, Fondazione C.R.A., Camera di Commercio di Alessandria, sta organizzando una mostra sulla figura di S.M. Umberto II di Savoia, ultimo Sovrano d'Italia, legata al territorio della provincia di Alessandria.



Il materiale raccolto in Archivi, Biblioteche provinciali, Comuni, collezionisti privati, Industrie alessandrine, sarà esposto a Palazzo del Monferrato, con inaugurazione il giorno Venerdì 29 Novembre 2013 .
Poiché tale mostra dal titolo "Umberto II e Alessandria : testimonianze di vita pubblica e privata" vuole rendere omaggio alla figura del Principe di Piemonte, divenuto poi Re per un mese e si configura come un viaggio attraverso la nostra provincia, invito la cittadinanza a collaborare alla raccolta di materiale su questo tema.
Il materiale dovrà essere portato all'Ufficio del Turismo in Piazza Vittorio Veneto 1-piano terra.
Per informazioni ci si può rivolgere all'indirizzo email :ufficio.turismo@comune.alessandria.it, oppure al numero telefonico 0131/234794".

A Palermo i Monarchici italiani guardano al futuro e non al passato. “La Repubblica ha fallito”

Convegno dell’Unione Monarchica Italiana a Palermo, con aspre critiche alla Repubblica Italiana. Ricordato l’art. 50 dello Statuto Albertino sulla gratuità del mandato parlamentare. Michele Pivetti, commissario straordinario: vogliamo instaurare, più che restaurare, perché la Sicilia sia locomotiva d’Italia


Sabato scorso, a Palermo, si sono riuniti i monarchici. E non erano pochi: perché sono riusciti a riempire una sala di duecento posti. In un periodo non elettorale, non è cosa da poco.
Con tanto di bandiere italiane con lo stemma sabaudo, attorno al tema della Crisi delle Politica e della Questione istituzionale, sul pulpito si sono avvicendati Alessandro SacchiMichele Pivetti e Francesco D’Appolito, rispettivamente presidente nazionale, commissario straordinario in Sicilia e coordinatore provinciale dell’Unione Monarchica Italiana; il professore Tommaso Romano – uno dei fondatori di Alleanza Nazionale; gli onorevoli Vincenzo Trantino e Guido Lo Porto, l’uno esponente da giovane del Partito Nazionale Monarchico e l’altro membro storico del Movimento Sociale Italiano.
Contrariamente a quanto si possa pensare, ovvero al fatto che simili incontri possano essere solo momenti per ricordare con nostalgia il passato di Casa Savoia, soprattutto popolati da ultrasettantenni, si è discusso di attualità politica, della crisi dei sistemi partitici e delle Istituzioni, della caduta dei valori e dei principi che colpiscono di riflesso la società.
Con un assunto: “La Repubblica oggettivamente ha fallito, in quanto ci consegna oggi un Paese distrutto con un assetto territoriale, sociale e politico a brandelli. Ecco perché occorrono grandi aggiustamenti. E i monarchici hanno le carte in regola per partecipare attivamente a questo processo, tornando attuali e protagonisti, suggerendo soprattutto alle nuove generazioni chi siamo stati e chi sono stati i nostri maestri e padri”. Queste le parole di Lo Porto, ch’è stato tra il 2001 e il 2006 presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Perché la Monarchia non è vista dall’UMI  – associazione fondata nel 1946 – come un’idea che appartiene al passato, ormai consacrata ai libri di storia, ma come una forma di Stato alternativa ad un’altra che ha perso il contatto con la Carta Costituzionale che la salvaguarda da ogni possibile modifica.
In pratica, i monarchici sanno che in questo preciso momento storico è impensabile che possa essere restaurata la monarchia, ma sono convinti che certi suoi cardini possano tornare utili all'Italia di oggi. A tal proposito, Enzo Trantino – eletto per la prima volta alla Camera nel 1972 e riconfermato ininterrottamente fino al 2002 – ha ricordato l’attualità dell’art. 50 dello Statuto Albertino, ai sensi del quale “le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità”. In pratica, secondo Trantino, “ciò che oggi dice un comico, tempo fa lo sosteneva lo Statuto che ordinava il Regno Italiano“.
Non sono mancate, poi, le stoccate al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, soprattutto provenienti da Alessandro Sacchi, il presidente nazionale dell’UMI, secondo cui il Capo dello Stato, innanzitutto, vista l’età, “dovrebbe fare altro piuttosto che guidare la Repubblica”. Napolitano è poi accusato di aver trasformato di fatto la Repubblica parlamentare in Repubblica presidenziale, attraverso i suoi continui messaggi al governo e alle Camere.
Infine, la chiamata alle armi di Michele Pivetti, giovane avvocato palermitano, già esponente del PDL e oggi anche commissario straordinario dei monarchici siciliani: “Vogliamo che l’Italia riacquisti la dignità che aveva decine di anni fa. Vogliamo che la Nazione torni ad essere protagonista assoluta di una riscossa morale, etica e civile per tutti i cittadini. E la Sicilia, in particolar modo, non deve più essere un traino ma una locomotiva. Per questo, stiamo mettendo in campo delle forze non per restaurare ma per instaurare. E diciamo no al partito della rassegnazione, ma sì a tutti coloro che combattono per ricominciare da capo, da dove altri ci avevano lasciato”.

MONARCHICI: ARSETTI CONFERMATO SEGRETARIO DEL PARTITO REAL DEMOCRATICO

AGENPARL  -  Roma,  21 ott 
  
Si è svolto oggi a Roma il Congresso Nazionale del Partito Real Democratico dal titolo: "Per una politica che nasca finalmente dal basso e non dall'alto!". Dopo un ampio ed approfondito dibattito tra i numerosi intervenuti ed il rinnovo degli Organismi Direttivi è stata espressa,nella mozione conclusiva approvata al termine dei lavori, una forte preoccupazione per la "disaffezione" dei cittadini per la politica e la necessità invece di una riaffermazione della "centralità" della politica contro l'imperante egemonia della finanza internazionale e della speculazione. Lo ha reso noto un comunicato diffuso dal Segretario Nazionale Massimo Arsetti, riconfermato nella carica dai delegati del Congresso.

lunedì 21 ottobre 2013

La 'chiamata alle armi' dell'Unione monarchica italiana

di Rosalia Bonfardino 

Un incontro per affrontare il tema della “crisi della politica e la questione istituzionale” e parlare dell'attualità delle idee monarchiche come alternativa a quelle repubblicane.



PALERMO - Al contrario di quanto si possa pensare, la monarchia non è un'ideale che appartiene solo ad ultrasettantenni con la nostalgia di Casa Savoia ma una visione alternativa alla Repubblica che unisce anche oggi giovani e anziani. Ne è prova il convegno che l'Unione Monarchica Italiana – fondata nel 1944 - ha organizzato a Palermo, presso l'Addaura Hotel. Davanti a una sala congressi gremita, da uomini e donne di età diverse, per affrontare il tema della “crisi della politica e la questione istituzionale”, si sono alternati gli avvocati Francesco D'Appolito (coordinatore provinciale UMI) e Michele Pivetti (commissario straordinario UMI Sicilia), gli onorevoli Guido Lo Porto e Vincenzo Trantino, il professore Tommaso Romano e il presidente nazionale dell'UMI, Alessandro Sacchi.


Ad esordire è stato D'Appolito che ha ricordato un messaggio di 'sua maestà' Umberto II indirizzato ai componenti della VI assemblea dell'UMI – svolta a Roma nel 1956 - con il quale ha spiegato che “l'Unione Monarchia è stata istituita per guidare tutti i monarchici, iscritti o meno a partiti, e non per partecipare direttamente alla lotta politica ma per affermare e difendere gli ideali supremi di patria e libertà”. “Noi abbiamo il dovere – ha aggiunto il coordinatore provinciale - di dare l'esempio, restando in prima fila, operando sia in centro che in periferia, per il bene dell'Italia, ispirati all'amore per la Patria e per il Re”.

Per il commissario Pivetti – esponente, tra l'altro, del Pdl - “ha inizio una lunghissima cavalcata per conquistare il campo con principi e valori sottratti dai politicanti di oggi. Quella dell'UMI è una 'chiamata alle armi' perché vogliamo che l'Italia riacquisti la dignità che aveva decine di anni fa”. “Vogliamo – ha aggiunto l'avvocato – che la Nazione torni ad essere protagonista assoluta di una riscossa morale, etica e civile per tutti i cittadini. E la Sicilia, in particolar modo, non deve più essere un traino ma una locomotiva. Per questo, stiamo mettendo in campo delle forze non per restaurare ma per instaurare. E diciamo no al partito della rassegnazione ma sì a tutti coloro che combattono per ricominciare da capo, da dove altri ci avevano lasciato”.

Seduto sul tavolo dei relatori anche l'ex presidente dell'Ars ed esponente storico del Movimento Sociale Italiano, Guido Lo Porto, per cui “la Repubblica oggettivamente ha fallito, in quanto ci consegna oggi un Paese distrutto con un assetto territoriale, sociale e politico a brandelli. Ecco perché occorrono grandi aggiustamenti”. “E i monarchici – ha aggiunto Lo Porto – hanno le carte in regola per partecipare attivamente a questo processo, tornando attuali e protagonisti, suggerendo soprattutto alle nuove generazioni chi siamo stati e chi sono stati i nostri maestri e padri”.

Il professore Tommaso Romano – uno dei fondatori di Alleanza Nazionale – ha posto l'accento sullo “sfascio delle Istituzioni e della Società, non più ipotizzato o ipotizzabile, ma un fatto reale, causato dalla politica contemporanea che è diventata l'ignobile arte del gestire del potere”. “E chi crede negli ideali monarchici – ha aggiunto il professore – deve proporre un'alternativa che bisogna costruire con le idee e non solo con la giusta nostalgia così da erigere uno Stato nuovo ed una società che si possa redimere, che si fondi non più sull'utile ma sull'ideale”. Infine, Romano ha ricordato che il firmatario dell'autonomia siciliana è stato Umberto II, perché “capì perfettamente che bisognava accentare nell'identità la diversità”.

A dire la sua anche l'onorevole Vincenzo Trantino, secondo cui “questo è un popolo che non sa amare più, non sa capire più, non sa parlare più. E' calato il silenzio, duro, compatto, rissoso, fatto di sguardi torbidi; e quando non si ha più nulla da comunicare, quel popolo è finito”. Inoltre, per l'ex esponente del Partito Nazionale Monarchico, i monarchici “non sono la panacea di tutti i mali ma rappresentano una lanterna della notte, gli unici che hanno la mappa del futuro”. E la soluzione sta nello Statuto Albertino: “Non un documento consacrato al passato ma al futuro”, sottolineando gli aspetti della tolleranza religiosa – espresso dall'articolo 1 – e del costo gratuito della politica, perché prevedeva che “le funzioni di Senatore e Deputato non danno logo a nessuna retribuzione e indennità”.

A conclusione di convegno, è intervenuto Alessandro Sacchi, che ha criticato aspramente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per l'età, “un novantenne - ha stoccato - dovrebbe stare a casa a guardare la televisione e non guidare a uno Stato” e per il coordinamento anticostituzionale dell'orientamento politico del Parlamento. “Questo anziché eccezionalmente - ha concluso - come previsto dalla Carta Costituzionale, manda messaggi alle Camere ogni giorno. E' il vero artefice della morte del regime parlamentare: siamo diventati una Repubblica presidenziale”.

http://livesicilia.it/2013/10/20/la-chiamata-alle-armi-dellunione-monarchica-italiana_390880/

domenica 20 ottobre 2013

E se tornassimo alla monarchia?

 di Sergio Giacalone

La satira e il Palazzo: Reale nonostante tutto...


È ormai pratica frequente imbattersi nel web o sui giornali in caricature e fotomontaggi che ritraggono l’attuale Presidente Napolitano in vesti regali e con tanto di corona sul capo. L’appellativo "Re Giorgio" è divenuto ormai talmente comune che identifica la persona al pari del suo cognome.
Questa cosa mi induce a due riflessioni, antitetiche ma in egual modo pregne di amarezza.
La prima è che la cultura dominante di questo paese, che tanti passi avanti sembrerebbe aver fatto sulla strada dell’emancipazione e del revisionismo, di fronte a certi argomenti rimane arroccata alle finte verità diffuse tanti anni fa dalla combutta fra democristiani e statunitensi per liquidare la monarchia italiana, unico ostacolo alla colonizzazione yankee, che portò al ben noto risultato referendario del ‘46 e al vergognoso epilogo oggi sotto gli occhi di tutti.

L’idea di monarchia rimane così cristallizzata e stigmatizzata come un sistema monocratico in cui un uomo solo può fare e disfare a suo piacimento immonde porcherie. E gli italiani abboccano, come se non avessero occhi per guardare a ciò che accade nelle monarchie europee ancora esistenti, esempi di ben altra levatura e dimora di valori da noi incoscientementi rinnegati.
La seconda riflessione riguarda all’opposto un rigurgito della coscienza popolare, non espresso, non delineato, in qualche modo soffocato ma presente, legato proprio a quella che nel 1946 fu fatta passare come una scelta di popolo e che fu invece un’imposizione di pochi sulla volontà dei più. È come se nel fondo della coscienza del nostro popolo rimanga nascosta la voglia di recuperare quel Valore che ha permesso alla nostra nazione di farsi Stato, che ha posto al centro del tricolore un cuore pulsante, riferimento univoco e irripetibile di unitá e di dignità di popolo.
Il Risorgimento non è stato uno scherzo del destino e ogni italiano intellettualmente onesto questo lo sa.

[...]

sabato 19 ottobre 2013

Alla scoperta dei monarchici del Partito Real Democratico

di Davide Simone

“C’era una volta un Re”, avrebbe detto uno scrittore famoso. C’è, invece, chi il Re lo rivorrebbe e lotta affinché il suo sogno istituzionale possa diventare realtà. Stiamo parlando del PRD (Partito Real Democratico), forza politica magari poco nota ai più ma che vanta, a ben vedere, un certo blasone ed una storia di tutto rispetto (sorse nel lontano 1960 come Movimento Nazionale Monarchico). In occasione del quarto congresso nazionale del partito, che si sta svolgendo in questi giorni a Roma, abbiamo deciso di incontrare il Segretario nazionale Massimo Arsetti per saperne di più.

-Partiamo subito forte: che senso ha dirsi ancora monarchici nel XXI Secolo?
-"Oggi più ancora che in passato ha senso essere monarchici. Una buona metà degli Stati dell'Unione Europea è retto da Monarchie e qualcuno dei nuovi dell'Europa orientale potrebbe tornare monarchia" -

-Ci parli del PRD..
- "Il Partito Real Democratico è un partito di “ispirazione monarchica", patriottico, nazionalista e conservatore, come indicato nel cappello al programma. Legato alle radici giudaico-cristiane dell'Europa ed ai Valori Tradizionali tra cui appunto anche la Monarchia. Ci consideriamo eredi delle posizioni della Destra Storica di Sella e Minghetti, dei Liberal-Nazionali di Sonnino e Salandra, del Partito Nazionalista di Corradini e Federzoni. Nonché, nel secondo dopoguerra, del Partito Monarchico" -

-I due “titani” del panorama monarchico italiano sono UMI e AM. In che cosa il vostro soggetto è o si sente diverso?
- "Sinceramente non vedo titani nel mondo monarchico, meno che mai quei gruppi da lei citati. La maggiore organizzazione monarchica è l'Istituto per la Guardia alle Reali Tombe del Pantheon che vanta circa 5.000 iscritti. Comunque in breve l'UMI è solo istituzionale e non partitica, AM (che adesso mi risulta chiamarsi Italia Reale) è contraria sia alla destra che alla sinistra. Il Partito Real Democratico invece si riconosce nell'area della destra moderata o centrodestra e quindi è disponibile per alleanze e convergenze con altre forze politiche della stessa area" -

-Quindi, il PRD non è un “cavaliere solitario” ma siete pronti al dialogo anche con le altre forze politiche..
- "A questa domanda ho in parte risposta alla fine della precedente domanda/risposta. Noi non ci consideriamo un cavaliere solitario ma semmai un cavaliere che, pur con i suoi valori antichi ma eterni, accetta di battersi in forme politiche "moderne" in mezzo alla gente e quindi anche, se i suoi iscritti ed i suoi elettori lo riterranno opportuno, ad alleanze con partiti e movimenti politici di area" -
[...]

venerdì 18 ottobre 2013

Il programma 2013 del Circolo Rex

Il Presidente del benemerito Circolo Rex, Ingegnere Domenico Giglio, che ci onora della Sua amicizia, ci ha inviato il programma della prima parte del 66° ciclo di conferenze.



SALA UNO
nel cortile della Casa Salesiana
San Giovanni Bosco
con ingresso in Via Marsala 42
(vicino Stazione Termini)


PROGRAMMA DELLE RIUNIONI 2013


27 ottobre 2013 - Prof. Giuseppe PARLATO:

"Il 25 luglio, settanta anni dopo"


10 novembre 2013 - Conte Vincenzo Capasso Torre delle Pastene:

"Il mondo ed il pensiero europeo di Otto d'Asburgo


24 novembre 2013 - Dott.ssa Flora PANARITI:

"L'influenza delle donne sul governo di Roma antica"


1 dicembre 2013 - Prof. Francesco PERFETTI:

"La calda estate del 1943 dal 25 luglio al 8 settembre"



ORA INIZIO CONFERENZE: 10,45

Il Palazzo d'inverno del principe Eugenio Savoia apre al pubblico a Vienna

Gioiello barocco fino a 2007 sede del ministero delle Finanze


Vienna, 17 ott. (TMNews) - Il Palazzo d'inverno del principe Eugenio di Savoia (1663-1736) a Vienna apre oggi per la prima volta al pubblico i suoi sontuosi saloni barocchi in occasione del 350esimo anniversario della nascita dell'illustre committente che fu grande generale dell'esercito asburgico e squisito mecenate. Eretto fra il 1697 e il 1724 nel centro di Vienna, il Winterpalais, di cui lo stesso Eugenio fu committente, divenne una nuova dependance del Belvedere, sua residenza estiva. Tra i saloni di gala più noti ci sono il Salone azzurro, con il soffitto affrescato da Louis Dorigny, il Salone rosso, con dei ritratti in grandezza naturale degli imperatori asburgici Giuseppe I, Carlo VI e del principe Eugenio in sella al suo destriero preferito, il magnifico Gabinetto dorato, con i suoi specchi ed il suo prezioso soffitto, nonché il Salone dei dipinti delle battaglie.

"E' un omaggio al principe, il più bel regalo di compleanno che gli potessimo fare perché il palazzo era stato costruito per il pubblico, per gli invitati", ha commentato la direttrice del Belvedere, Agnes Husslein-Arco, nel corso di una conferenza stampa. Fino all'inizio dei restauri nel 2007 utilizzato dal ministero delle Finanze austriaco, il Palazzo di inverno è un autentico gioiello architettonico dell'epoca barocca. Gli arredamenti, rivisitati dai successivi proprietari, presentano una varietà di pezzi dell'epoca del principe Eugenio e di quella dell'imperatrice Maria Teresa (1717-1780) che acquisì l'edificio nel XVIIIesimo secolo.

Il Palazzo d'inverno esporrà gratuitamente al pubblico fino al 27 aprile 65 piezzi - dipinti, mobili, armi - di cui circa la metà della collezione del Belvedere. Il pezzo di maggior valore è la collana dell'Ordine del Toson d'oro appartenuta al principe. Successivamente i saloni di gala del Winterpalais saranno destinati ad un nuovo utilizzo ed ospiteranno mostre di storia e di arte contemporanea. (con fonte Afp)

giovedì 17 ottobre 2013

"Monarchico" barricato in casa, minaccia esplosione con il gas

Via Pizzardi: 'monarchico' barricato in casa, minaccia esplosione con il gas

Via Pizzardi: 'monarchico' barricato in casa, minaccia esplosione con il gas

Bologna. Via Pizzardi: 'monarchico' barricato in casa, minaccia esplosione con il gas

Una sorta di nostalgico, forse attivista di Forza Nuova, ha appeso una bandiera monarchica ed è chiuso in casa da alcune ore. Ha già gettato petardi e oggetti dalla finestra, si teme abbia anche un'arma


Forse esponente di Forza Nuova, sicuramente una sorta di nostalgico si è barricato nella sua casa in via Pizzardi minacciando di far esplodere il palazzo con il gas. Alla sua finestra ha appeso una bandiera monarchica.
Da quanto si apprende l'uomo è sulla cinquantina, ex avvocato, ed è già conosciuto per problemi psichici, si teme abbia anche un'arma. Sul posto, polizia, vigili del fuoco e municipale, con giubbotti antiproiettile. Nel palazzo anche un attivista di Forza Nuova accorso probabilmente per calmarlo.
Sotto al balcone è stato posizionato un materassino gonfiabile. L'uomo ha già gettato vari oggetti dalla finestra al grido di: "Viva il re!".
A dare l'allarme sono stati alcuni vicini, dopo che l'uomo aveva lanciato petardi dalla finestra. All'arrivo delle forze dell'ordine, ha gettato altri oggetti dalla stessa finestra, per poi barricarsi in casa. È in corso una trattativa con la polizia e con i genitori, mentre tutti i condomini del palazzo sono scesi in strada. Il palazzo è stato evacuato.



http://www.bolognatoday.it/cronaca/via-pizzardi-barricato-bandiera-monarchia-minacce-gas-forza-nuova.html

mercoledì 16 ottobre 2013

I Monarchici si interrogano sulla "Crisi della politica e questione istituzionale"

CONVEGNO DELL'UMI

Sabato prossimo all'Addaura Hotel un'assise dell'Unione monarchica con Michele Pivetti Gagliardi, Tommaso Romano ed Enzo Trantino



Sab, 19/10/2013 - 17:00 - 19:00  Addaura Hotel, Palermo
Immagine articolo - Il sito d'Italia



Monarchici a convegno il prossimo 19 ottobre. Sabato alle ore 17, infatti,  presso il Centro Congressi Addaura Hotel, si terrà un incontro dal tema "Crisi della politica e questione istituzionale" organizzato dal Coordinamento Provinciale dell'Unione monarchica italiana. All'incontro porterà il suo saluto Michele Pivetti Gagliardi, Commissario straordinario per la Regione Siciliana dell'UMI, e parteciperanno Tommaso Romano ed Enzo Trantino.

[...]


sabato 12 ottobre 2013

Re Umberto II per il disastro del Vajont

Sua Maestà Umberto II 

fa sapere che il Suo  cuore addolorato dall'immane sciagura che si è abbattuta sulle popolazioni del Piave e del Vajont, è vicino a tutti coloro che sono stati colpiti negli affetti più cari. 

Belluno, 12 ottobre 1963.

S.A.R. la principessa Maria Beatrice prega sul luogo del disastro, inviata dal Re suo padre Umberto II

venerdì 11 ottobre 2013

Nuovo aggiornamento del sito dedicato a Re Umberto II

Al sito di Re Umberto II sono stati aggiunti i proclami di Re Vittorio durante la parte più brutta della II Guerra Mondiale. 
Sono i proclami che chiamavano gli Italiani a stringersi attorno alle Istituzioni che avevano fatto nascere l'Italia perché questa non morisse sotto il tacco degli eserciti stranieri che si combattevano sul suolo della nostra Patria.

"...il vostro Re è oggi, come ieri, come sempre con voi, indissolubilmente legato al destino della nostra Patria immortale."

Il nostro Re è in esilio anche da morto dopo quasi 70 anni e i suoi destini sono simbolici di un Italia che non risorge.

sabato 5 ottobre 2013

VOGLIA DI MONARCHIA



Anche la Corona inglese entrerebbe in crisi senza la favola dei Principi Azzurri, con William giovane e bel militare in congedo e Kate mamma radiosa che, nel più chic e naturale dei modi, ha partorito l’erede dell’erede dell’erede che la folla ha promosso erede tout court, incoronando per acclamazione Kate, futura regina borghese. Del resto è così anche nelle altre monarchie d’Europa: non hanno sangue blu Charlene (già sul trono del principato di Monaco), Mary in Danimarca, Daniel che ha sposato Victoria di Svezia e ancora Maxima in Olanda, Mette in Novergia, Letizia in Spagna… L’unica eccezione nobile è Mathilde in Belgio.
Nell'Europa democratica, la Monarchia non è più fatta di politica e neppure è dominata dai demoni dinastici di lady Macbeth, ma dal sentimento popolare che trasforma le cerimonie, i protocolli e le etichette in irrazionale gioia di massa, meglio di un concerto dei Rolling Stones.
La ‘mossa del cavallo’ delle Maestà è il carisma democratico, sopratutto delle donne. Non contano più il portamento, l’ intonazione della voce, l’ impalpabilità, la distanza e il pallore aristocratico. La monarchia si rigenera attraverso le virtù borghesi di donne moderne ma seducenti, madri e mogli ma sensibili ai turbamenti del desiderio, non l’ eroina romantica tutta passione che perdeva se stessa accanto ai grandi dittatori del Novecento, al duce, al führer, al piccolo padre, al grande timoniere, all’ imperatore, domatori domati e persino dominati da giovani e ardenti innamorate, ma un vero, riconoscibile marchio di simpatia popolare come la mela di Apple, come lo Swoosh della Nike, come la parola Coca-cola.
Nella gioia popolare per l’abdicazione di Alberto e Paola del Belgio c’è la legittimazione di massa del gesto più nobile che è il mettersi da parte – altro che rottamazione – perché la continuità del bosco dipende dal taglio degli alberi o troppo ingombranti o estenuati. Abbandonando il trono, il re si conferma re come mai era stato.
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giovedì 3 ottobre 2013

Eugenio di Savoia-Carignano - Un artefice del Risorgimento Italiano

Recensione dell'Ingegnere Domenico Giglio

"Perché un personaggio di tale statura, che tanto ha influito sugli eventi che hanno contraddistinto uno dei periodi più importanti, significativi e complessi della storia d'Italia,ha trovato così poco riscontro presso gli storici tanto da essere quasi dimenticato?" Questa è la domanda sulla quarta di copertina dei libro del generale Mauro Ferranti intitolato "Eugenio di Savoia - Carignano - Un artefice dei Risorgimento ltaliano", stampato dalla «Umberto Soletti Editore"a marzo 2013 ed uscito in questi giorni.

La domanda ha una facile risposta: in una Italia che dopo il 1946 ha cercato in tutti i modi di cancellare qualsiasi memoria della Monarchia Unitaria, che ignora Carlo Alberto, che ha dimenticato Vittorio Emanuele II, protagonista del Risorgimento eliminando in molte città il suo nome dalle strade, e solo con il 150° del Regno d'Italia pudicamente definito dell'Unità d'Italia, ha avuto un risveglio di interesse nei suoi confronti ed un riconoscimento ufficiale con l'omaggio da parte dell'attuale Capo dello Stato, alla tomba del gran Re al Pantheon, cosa poteva interessare la figura di questo Principe cadetto di un ramo che non era erede della Corona e che non aveva partecipato fisicamente alle nostre guerre d'indipendenza, proprio perché delegato ad esercitare il potere regio, mentre Carlo Alberto nel 1848-1849 e Vittorio Emanuele II nel 1859-1860 erano al fronte quale loro Luogotenente Generale, ruolo ritenuto erroneamente di scarso rilievo ed importanza.

A questa mancanza d'interesse per non definirla con il suo vero nome di voluta "ignoranza", ha posto un punto fermo il Ferranti con un testo documentassimo e completo, ricco di note e con le biografie di tutte le personalità citate, che partendo dalla origine di questo ramo cadetto Savoia Carignano Villafranca dei ramo Savoia - Carignano, ne traccia la storia dal 1752 al 1816, data di nascita di Eugenio Emanuele, di cui segue passo per passo la sua vita che ha una svolta decisiva quando con l'estinzione alla morte di Carlo Felice nel 1831, del ramo primogenito di Casa Savoia che aveva ininterrottamente regnato per ottocento anni, sale al trono Carlo Alberto di Savoia Carignano. A questo punto infatti, non avendo Carlo Alberto fratelli ed essendo bambini i figli Vittorio Emanuele (n. 1820 ) e Ferdinando (n.1822), questo giovane Eugenio già di 15 anni rappresenta un rafforzamento della nuova dinastia e saggiamente il Re ne curò l'educazione, raccogliendone i frutti nel 1848 dandogli il prestigioso ma non facile incarico di Suo Luogotenente, che il Principe Eugenio, ormai trentaduenne seppe assolvere con saggezza e dignità,doti che lo accompagnarono in tutta la sua per l'epoca, lunga vita, venendo a mancare nel 1888 a settantadue anni.

Prima di questa esperienza politica e statuale il giovane Principe militare come nella tradizione storica dei Savoia aveva però scelto la vita marinara nella Regia Marina Sarda che grazie all'opera dei Des Geneys, si stava consolidando ed affermando nel Mediterraneo contro i pirati barbareschi ed anche nell'Atlantico con importanti crociere per tutelare gli interessi materiali e morali degli emigrati dei Regno Sardo ed in una di queste crociere Eugenio di Savoia si trattenne qualche tempo in Brasile, accolto con tutti gli onori dall'imperatore Don Pedro II, della casa di Braganza, ed ammirato dalla figlia, principessa Januaria, erede del trono, tanto che si erano imbastiti progetti matrimoniali tra le due Case Reali, tramontati per un insieme di fattori ampiamente descritti nel testo ricco, come già detto, di documenti originali, pubblicati nel loro testo integrale, molti dei quali provenienti da legati testamentari dei Re Umberto II.

La carriera militare del Principe raggiunge il suo culmine il 16 luglio 1844 quando assume il comando della Marina Sarda, dopo altri importanti traguardi quale il 28 aprile 1834 il suo riconoscimento di Principe del Sangue, e la concessione nel 1836 del Collare della Santissima Annunziata. Tornando alla prima Luogotenenza del Re Carlo Alberto, spetta ad Eugenio di inaugurare l'8 maggio 1848 il nuovo Parlamento Subalpino, pronunciando il primo "Discorso della Corona", in nome di Carlo Alberto, che esule ad Oporto, un anno dopo, il 30 giugno 1849, riceve la visita di Eugenio, inviato dal nuovo Re e da tutta la famiglia e successivamente è sempre Eugenio a riportarne in Patria le spoglie mortali sulla Regia Nave "Monzambano" sbarcando a Genova il 4 ottobre 1849.

Comincia così il decennio 1849 - 1859 dove il Principe Eugenio continua ad assolvere numerosi incarichi di rappresentanza, conferitigli da Vittorio Emanuele specie dopo il 1855, quando con la prematura scomparsa del fratello dei Re, il Duca di Genova, Ferclinando, rimane l'unico principe maggiorenne di Casa Savoia. Oltre a questi incarichi il Principe Eugenio continua a seguire le vicende politiche del Regno, intrattenendo una frequente corrispondenza con il conte di Cavour, che, a sua volta, è sempre sollecito e deferente nelle sue risposte. Si giunge così al 1859 ed alla seconda guerra d'indipendenza e Vittorio Emanuele II nomina il suo "Caro Fratello", Luogotenente Generale, prima di assumere il comando supremo dell'esercito e partire per il fronte. A questa Luogotenenza, dopo l'armistizio di Villafranca seguono incarichi sempre più delicati, quando liberatisi i popoli dei Ducati, dell'Emilia Romagna e della Toscana che vorrebbero subito unirsi al Regno di Sardegna, bisogna prendere tempo questa unione, evitando il rientro dei sovrani spodestati con le baionette straniere o la creazione di quel Regno dell'Italia Centrale che sarebbe stato per evitare reazioni austro-francesi e provvedere gradualmente al gradimento napoleonico. Così si giunge alla Luogotenenza del Re in Toscana con Decreto dei 23 marzo 1860, dopo il plebiscito per l'adesione al Regno di Vittorio Emanuele, i cui risultati positivi (366.571 voti per l'unione, 14.925 per un regno separato e 4649, nulli) erano stati portati a Torino dal Barone Bettino Ricasoli, accolto solennemente dal Re, con vicini Cavour ed il Principe di Carignano. Le vicende si fanno sempre più complesse: Garibaldi sbarca in Sicilia e poi nel continente dirigendosi verso Napoli. Vittorio Emanuele deve prendere il comando delle truppe che liberate Umbria e Marche dal governo pontificio si apprestano ad entrare nel territorio delle Due Sicilie per cui nomina nuovamente Suo Luogotenente il Principe Eugenio che lascia Firenze il 2 ottobre 1860 per tornare a Torino. Vicende ed eventi anche successivi che il Ferranti inserisce in una vera e propria storia del Risorgimento e dell'Unità rendendo il libro di estremo interesse storico a prescindere dalla figura dei Principe Eugenio.

Il 26 ottobre avviene l'incontro di Teano tra il Re e Garibaldi che lo saluta "Re d'Italia" ed il 7 novembre Vittorio Emanuele entra a Napoli e si trattiene nelle provincie meridionali fino alla fine del 1860 e conscio del problema di non lasciare Napoli, già capitale di regno senza una adeguata rappresentanza nomina il 3 gennaio 1861 il Principe Eugenio Luogotente Generale delle Province Meridionali, con ampi poteri, ed Eugenio si affretta a raggiungere Napoli, accompagnato da Costantino Nigra abile diplomatico, che tanta parte positiva aveva avuto nelle vicende del Risorgimento sempre a stretto contatto con Cavour di cui era uno dei migliori collaboratori. L’incarico questa volta è ancora più difficile e delicato dei precedenti, durante i quali Eugenio aveva dovuto egualmente prendersi numerosi e notevoli responsabilità, ma l'esperienza maturata e le doti di carattere, di cui abbiamo già detto, fanno superare anche momenti difficili quale il rapporto tra Luogotenente e Cialdini che comandava le truppe che assediavano Gaeta. La Luogotenenza termina alla fine di maggio ed Eugenio ritorna a Torino dove rimarrà fino al 1866 quando in occasione della terza guerra d'indipendenza deve recarsi nella nuova capitale Firenze, essendo stato nominato da Vittorio Emanuele suo Luogotenente, partendo il Re con l'esercito, insieme con i due figli Umberto ed Amedeo, ormai maggiorenni, che entrambi sì comportarono valorosamente, Umberto nel famoso quadrato di Villafranca, ed Amedeo addirittura ferito, sia pure lievemente. Gli anni dal 1861 al 1866 non furono privi di eventi importanti e significativi dalla prima esposizione italiana d'arte e macchine per l'agricoltura tenuta a Firenze e di cui il Principe era stato promotore e presidente onorario, al viaggio ufficiale nel 1862 a Parigi e Londra, avendo incontri con Napoleone III, con la regina Vittoria e con importanti membri dei Governo inglese ed alla Presidenza della "Commissione permanente per la difesa generale dello Stato" e del "Consorzio Nazionale per l'estinzione del Debito Pubblico" alla cui raccolta di fondi contribuì personalmente con un milione Vittorio Emanuele, a dimostrazione della fiducia riposta dal Re nel suo cugino e testimonianza dei clima di affetto che regnava nella famiglia reale. Infatti ad Eugenio era stato anche affidato il compito di protutore dei figli dei Duca di Genova Margherita e Tommaso, compito assolto con il consueto zelo particolarmente nei confronti del giovane Tommaso che seguirà la vocazione marinara dello Zio, compiendo tutta la sua carriera militare nei ranghi della Regia Marina .
In questo periodo il 25 novembre 1863 il Principe Eugenio a 47 anni si sposa con una ragazza della piccola borghesia Felicita Crosio, molto più giovane. Matrimonio senza dubbio felice e ricco di figli ma che rimane morganatico in quanto Vittorio Emanuele secondo le precise regole di Casa Savoia, è molto rigido nelle questioni matrimoniali dei Principi Reali, per cui non dà il suo assenso, malgrado l'affetto per il cugino ma fortunatamente, i rapporti rimangono più che buoni e proprio nello stesso periodo essendo nato un figlio alla Regina dei Portogallo, Maria Pia di Savoia, il Re incarica Eugenio di recarsi a Lisbona con la flotta per congratularsi con la figlia, e di questa missione fa pure parte Amedeo, Duca d'Aosta fratello della Regina. Altra missione dopo la Luogotenenza dei 1866, è l'invio dei Principe Eugenio a Napoli per alcuni mesi nel 1867 per far sentire nuovamente ai napoletani la sollecitudine della nuova dinastia nei loro confronti, sollecitudine che ebbe poi il suo culmine con la residenza a Napoli dei Principe Ereditario Umberto con Margherita nel 1869 e la nascita, l'11 novembre dello stesso anno, del loro figlio,al quale fu messo il nome di Vittorio Emanuele in onore del Nonno, ed il titolo di "Principe di Napoli” .
Torino dopo il sofferto trasferimento della Capitale a Firenze e successivamente a Roma, con il Re e la corte trova nella presenza dei principe Eugenio, ritornato a risiedervi, un motivo di soddisfazione ed Eugenio, anche per motivi di salute riduce le sue assenze se non per motivi gravi come la morte di Vittorio Emanuele II, ed il suo imponente funerale, che Edmondo De Amicis ricordò così nel libro "Cuore": "... Il feretro di Vittorio Emanuele II portato dai corazzieri passò, e allora ottanta veli neri caddero, cento medaglie urtarono contro la cassa e quello strepito sonoro e confuso, che rimescolò il sangue di tutti, fu come il suono di mille voci umane che dicessero tutte insieme: Addio buon Re, prode Re leale Re! Tu vivrai nel cuore del tuo popolo finché risplenderà il sole sopra l'Italia".
Anche per Eugenio si avvicinava la fine ma la sua vecchiaia era allietata dai numerosi figli e dal rispetto affettuoso dei nuovi giovani Sovrani per il vecchio Zio, il “barba” nomignolo affettuoso che in Piemonte si dà normalmente allo zio, che si ricorda di loro in ogni occasione e ricorrenza da vero "pater familiae", ed Umberto I con le R.R. Lettere Patenti del 14 settembre 1888 convalida il matrimonio morganatico del Principe e conferisce alla moglie ed ai figli il titolo di "Conti di Villafranca Soissons” recandosi con tutta la famiglia reale a dargli la notizia nel Castello di Stupinigi "...dove Eugenio villeggia con la famiglia...". E Ferranti a proposito dei titolo comitale concesso scrive U... che il nome Soissons porta con sé ricordi tra i felici e dignitosi nella storia di Casa Savoia e che, averlo dato alla famiglia dei Principe di Carignano, è da considerare come un alto riconoscimento della statura di Eugenio come uomo politico e della sua grandezza come principe e come uomo", parole che sono il miglior suggello della vita di questo Principe che sarebbe mancato di lì a poco il 15 dicembre dello stesso anno ed i cui solenni funerali furono indetti per il successivo 18 dicembre nel Tempio della Gran Madre di Dio, a spese della Real Casa, che nobilmente volle assumersi questo onere, esentandone il Governo che pure aveva deliberato essere i funerali a spese dello Stato.

Domenico Giglio