NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 21 ottobre 2013

La 'chiamata alle armi' dell'Unione monarchica italiana

di Rosalia Bonfardino 

Un incontro per affrontare il tema della “crisi della politica e la questione istituzionale” e parlare dell'attualità delle idee monarchiche come alternativa a quelle repubblicane.



PALERMO - Al contrario di quanto si possa pensare, la monarchia non è un'ideale che appartiene solo ad ultrasettantenni con la nostalgia di Casa Savoia ma una visione alternativa alla Repubblica che unisce anche oggi giovani e anziani. Ne è prova il convegno che l'Unione Monarchica Italiana – fondata nel 1944 - ha organizzato a Palermo, presso l'Addaura Hotel. Davanti a una sala congressi gremita, da uomini e donne di età diverse, per affrontare il tema della “crisi della politica e la questione istituzionale”, si sono alternati gli avvocati Francesco D'Appolito (coordinatore provinciale UMI) e Michele Pivetti (commissario straordinario UMI Sicilia), gli onorevoli Guido Lo Porto e Vincenzo Trantino, il professore Tommaso Romano e il presidente nazionale dell'UMI, Alessandro Sacchi.


Ad esordire è stato D'Appolito che ha ricordato un messaggio di 'sua maestà' Umberto II indirizzato ai componenti della VI assemblea dell'UMI – svolta a Roma nel 1956 - con il quale ha spiegato che “l'Unione Monarchia è stata istituita per guidare tutti i monarchici, iscritti o meno a partiti, e non per partecipare direttamente alla lotta politica ma per affermare e difendere gli ideali supremi di patria e libertà”. “Noi abbiamo il dovere – ha aggiunto il coordinatore provinciale - di dare l'esempio, restando in prima fila, operando sia in centro che in periferia, per il bene dell'Italia, ispirati all'amore per la Patria e per il Re”.

Per il commissario Pivetti – esponente, tra l'altro, del Pdl - “ha inizio una lunghissima cavalcata per conquistare il campo con principi e valori sottratti dai politicanti di oggi. Quella dell'UMI è una 'chiamata alle armi' perché vogliamo che l'Italia riacquisti la dignità che aveva decine di anni fa”. “Vogliamo – ha aggiunto l'avvocato – che la Nazione torni ad essere protagonista assoluta di una riscossa morale, etica e civile per tutti i cittadini. E la Sicilia, in particolar modo, non deve più essere un traino ma una locomotiva. Per questo, stiamo mettendo in campo delle forze non per restaurare ma per instaurare. E diciamo no al partito della rassegnazione ma sì a tutti coloro che combattono per ricominciare da capo, da dove altri ci avevano lasciato”.

Seduto sul tavolo dei relatori anche l'ex presidente dell'Ars ed esponente storico del Movimento Sociale Italiano, Guido Lo Porto, per cui “la Repubblica oggettivamente ha fallito, in quanto ci consegna oggi un Paese distrutto con un assetto territoriale, sociale e politico a brandelli. Ecco perché occorrono grandi aggiustamenti”. “E i monarchici – ha aggiunto Lo Porto – hanno le carte in regola per partecipare attivamente a questo processo, tornando attuali e protagonisti, suggerendo soprattutto alle nuove generazioni chi siamo stati e chi sono stati i nostri maestri e padri”.

Il professore Tommaso Romano – uno dei fondatori di Alleanza Nazionale – ha posto l'accento sullo “sfascio delle Istituzioni e della Società, non più ipotizzato o ipotizzabile, ma un fatto reale, causato dalla politica contemporanea che è diventata l'ignobile arte del gestire del potere”. “E chi crede negli ideali monarchici – ha aggiunto il professore – deve proporre un'alternativa che bisogna costruire con le idee e non solo con la giusta nostalgia così da erigere uno Stato nuovo ed una società che si possa redimere, che si fondi non più sull'utile ma sull'ideale”. Infine, Romano ha ricordato che il firmatario dell'autonomia siciliana è stato Umberto II, perché “capì perfettamente che bisognava accentare nell'identità la diversità”.

A dire la sua anche l'onorevole Vincenzo Trantino, secondo cui “questo è un popolo che non sa amare più, non sa capire più, non sa parlare più. E' calato il silenzio, duro, compatto, rissoso, fatto di sguardi torbidi; e quando non si ha più nulla da comunicare, quel popolo è finito”. Inoltre, per l'ex esponente del Partito Nazionale Monarchico, i monarchici “non sono la panacea di tutti i mali ma rappresentano una lanterna della notte, gli unici che hanno la mappa del futuro”. E la soluzione sta nello Statuto Albertino: “Non un documento consacrato al passato ma al futuro”, sottolineando gli aspetti della tolleranza religiosa – espresso dall'articolo 1 – e del costo gratuito della politica, perché prevedeva che “le funzioni di Senatore e Deputato non danno logo a nessuna retribuzione e indennità”.

A conclusione di convegno, è intervenuto Alessandro Sacchi, che ha criticato aspramente il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per l'età, “un novantenne - ha stoccato - dovrebbe stare a casa a guardare la televisione e non guidare a uno Stato” e per il coordinamento anticostituzionale dell'orientamento politico del Parlamento. “Questo anziché eccezionalmente - ha concluso - come previsto dalla Carta Costituzionale, manda messaggi alle Camere ogni giorno. E' il vero artefice della morte del regime parlamentare: siamo diventati una Repubblica presidenziale”.

http://livesicilia.it/2013/10/20/la-chiamata-alle-armi-dellunione-monarchica-italiana_390880/

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