NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 22 ottobre 2013

A Palermo i Monarchici italiani guardano al futuro e non al passato. “La Repubblica ha fallito”

Convegno dell’Unione Monarchica Italiana a Palermo, con aspre critiche alla Repubblica Italiana. Ricordato l’art. 50 dello Statuto Albertino sulla gratuità del mandato parlamentare. Michele Pivetti, commissario straordinario: vogliamo instaurare, più che restaurare, perché la Sicilia sia locomotiva d’Italia


Sabato scorso, a Palermo, si sono riuniti i monarchici. E non erano pochi: perché sono riusciti a riempire una sala di duecento posti. In un periodo non elettorale, non è cosa da poco.
Con tanto di bandiere italiane con lo stemma sabaudo, attorno al tema della Crisi delle Politica e della Questione istituzionale, sul pulpito si sono avvicendati Alessandro SacchiMichele Pivetti e Francesco D’Appolito, rispettivamente presidente nazionale, commissario straordinario in Sicilia e coordinatore provinciale dell’Unione Monarchica Italiana; il professore Tommaso Romano – uno dei fondatori di Alleanza Nazionale; gli onorevoli Vincenzo Trantino e Guido Lo Porto, l’uno esponente da giovane del Partito Nazionale Monarchico e l’altro membro storico del Movimento Sociale Italiano.
Contrariamente a quanto si possa pensare, ovvero al fatto che simili incontri possano essere solo momenti per ricordare con nostalgia il passato di Casa Savoia, soprattutto popolati da ultrasettantenni, si è discusso di attualità politica, della crisi dei sistemi partitici e delle Istituzioni, della caduta dei valori e dei principi che colpiscono di riflesso la società.
Con un assunto: “La Repubblica oggettivamente ha fallito, in quanto ci consegna oggi un Paese distrutto con un assetto territoriale, sociale e politico a brandelli. Ecco perché occorrono grandi aggiustamenti. E i monarchici hanno le carte in regola per partecipare attivamente a questo processo, tornando attuali e protagonisti, suggerendo soprattutto alle nuove generazioni chi siamo stati e chi sono stati i nostri maestri e padri”. Queste le parole di Lo Porto, ch’è stato tra il 2001 e il 2006 presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana.
Perché la Monarchia non è vista dall’UMI  – associazione fondata nel 1946 – come un’idea che appartiene al passato, ormai consacrata ai libri di storia, ma come una forma di Stato alternativa ad un’altra che ha perso il contatto con la Carta Costituzionale che la salvaguarda da ogni possibile modifica.
In pratica, i monarchici sanno che in questo preciso momento storico è impensabile che possa essere restaurata la monarchia, ma sono convinti che certi suoi cardini possano tornare utili all'Italia di oggi. A tal proposito, Enzo Trantino – eletto per la prima volta alla Camera nel 1972 e riconfermato ininterrottamente fino al 2002 – ha ricordato l’attualità dell’art. 50 dello Statuto Albertino, ai sensi del quale “le funzioni di Senatore e di Deputato non danno luogo ad alcuna retribuzione od indennità”. In pratica, secondo Trantino, “ciò che oggi dice un comico, tempo fa lo sosteneva lo Statuto che ordinava il Regno Italiano“.
Non sono mancate, poi, le stoccate al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, soprattutto provenienti da Alessandro Sacchi, il presidente nazionale dell’UMI, secondo cui il Capo dello Stato, innanzitutto, vista l’età, “dovrebbe fare altro piuttosto che guidare la Repubblica”. Napolitano è poi accusato di aver trasformato di fatto la Repubblica parlamentare in Repubblica presidenziale, attraverso i suoi continui messaggi al governo e alle Camere.
Infine, la chiamata alle armi di Michele Pivetti, giovane avvocato palermitano, già esponente del PDL e oggi anche commissario straordinario dei monarchici siciliani: “Vogliamo che l’Italia riacquisti la dignità che aveva decine di anni fa. Vogliamo che la Nazione torni ad essere protagonista assoluta di una riscossa morale, etica e civile per tutti i cittadini. E la Sicilia, in particolar modo, non deve più essere un traino ma una locomotiva. Per questo, stiamo mettendo in campo delle forze non per restaurare ma per instaurare. E diciamo no al partito della rassegnazione, ma sì a tutti coloro che combattono per ricominciare da capo, da dove altri ci avevano lasciato”.

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