Fin dal 1965 si è
resa ben degna di questa nobile iniziativa «La Voce di Napoli», settimanale
battagliero e patriottico, raccogliendo anche le istanze di varie Associazioni
combattentistiche locali. Il benemerito Direttore di questo settimanale Marino
Turchi trasmise allora regolare proposta al Capo dello State, rinnovandola con
un caloroso appello ai primi del giugno 1968, allorché si concentrò a Napoli la
Squadra della nostra Marina Militare, per la celebrazione della festa del
2 giugno.
Successivi appelli
sono stati inoltrati da «La Voce di Napoli» al Presidente del Consiglio On.
Prof. Giovanni Leone e noi vecchi, superstiti combattenti di Vittorio Veneto,
che ben ricordiamo il grande apporto prodigato alla Vittoria dalla «Leggenda
del Piave» e la ripercussione delle sue vibranti note in tutte le città e
contrade della penisola, per ben cinquantanni, fra l’entusiasmo ed il giubilo
della popolazione, facciamo causa comune con Marino Turchi, rimanendo in
ansiosa attesa del riconoscimento della immortale Canzone ad Inno ufficiale
della Patria da parte del Governo.
Dalla maestosa,
storica effigie a cavallo, di fronte al mare azzurro di Via Caracciolo, Armando
Diaz, col Suo sguardo austero e proteso al di là del «Mare Nostrum», vuole
spiritualmente additare a tutti gl’italiani che il sacrificio compiuto dai
nostri combattenti nella prima guerra mondiale, che oggi riposano a Redipuglia,
è uguale a quello dei nostri combattenti caduti sulla fronteggiante Africa
settentrionale (Libia ed Egitto), in Africa Orientale (Eritrea, Somalia ed
Etiopia) e nell’Egeo (Cefalonia), che oggi riposano nei monumentali Sacrari
militari di Tripoli, di El Alamein, di Asmara, di Mogadiscio e di Bari.
Inchiniamoci, perciò, innanzi alla Memoria del Duca della Vittoria, del
quale in questo mese ricorre il 40° anniversario della Sua dipartita ed il Cui
ricordo non avrà mai tramonto nelle pagine della nostra Storia militare.
Rivolgiamo inoltre un
pensiero d’imperitura ammirazione e di gratitudine,
in nome anche di tutte le famiglie dei Caduti, della grande famiglia dei Combattenti, dei Mutilati e Invalidi di Guerra, e del Nastro Azzurro, alle fulgide Medaglie d’Oro al V. M. Cadute, le quali fanno parte di quella costellazione di purissimi Eroi, che maggiormente, col loro esempio, hanno onorato la Patria: dal Duca Amedeo di Savoia-Aosta a Toselli, dal Cardinale Massaia al Cappellano Militare Padre Reginaldo Giuliani, da Lorenzini a Galliano, da Cantore a Brighenti, da Locatelli a Visentin, da Paolucci a D’Acquisto, da Bottego a Fara, da Gonzaga a Maletti, da Marone a Torelli, da Serranti a Cadorin, da Margottini a Ciaravolo, da Muti a Mosca, da Pezzali a Fuccia e a tante altre ancora, nonché migliaia di Caduti su tutti i fronti ed in tutte le guerre.
in nome anche di tutte le famiglie dei Caduti, della grande famiglia dei Combattenti, dei Mutilati e Invalidi di Guerra, e del Nastro Azzurro, alle fulgide Medaglie d’Oro al V. M. Cadute, le quali fanno parte di quella costellazione di purissimi Eroi, che maggiormente, col loro esempio, hanno onorato la Patria: dal Duca Amedeo di Savoia-Aosta a Toselli, dal Cardinale Massaia al Cappellano Militare Padre Reginaldo Giuliani, da Lorenzini a Galliano, da Cantore a Brighenti, da Locatelli a Visentin, da Paolucci a D’Acquisto, da Bottego a Fara, da Gonzaga a Maletti, da Marone a Torelli, da Serranti a Cadorin, da Margottini a Ciaravolo, da Muti a Mosca, da Pezzali a Fuccia e a tante altre ancora, nonché migliaia di Caduti su tutti i fronti ed in tutte le guerre.
Ricordiamo, infine,
con immutata commozione, i Grandi Martiri immolatisi per la redenzione delle
terre italiane, già oppresse dallo straniero: Guglielmo Oberdan, Nazario Sauro,
Cesare Battisti, Fabio Filzi, Damiano Chiesa.
* * *
Peccherei però verso
me stesso, verso la Storia e verso l’ultimo Bollettino della guerra 1915-18, se
omettessi di menzionare il nome glorioso di Colui che fu il primo e
responsabile Artefice di quella grande Vittoria, che il Governo della
repubblica ha voluto giustamente celebrare, nel Cinquantenario di Vittorio
Veneto, con particolare solennità, continuando però ingiustamente a mantenere
ancora esiliate le Spoglie di Vittorio Emanuele III, che fu il Comandante
Supremo delle Forze Armate Italiane dal 24 maggio 1915 al 4 Novembre 1918 che a
Vittorio Veneto conclusero l’Unità dell’Italia.
"Piaccia o non
piaccia ai Signori del Governo, questa è storia luminosa ed incontestabile che
onora la Nazione e le sue Forze Armate, ragion per cui non poche sono state le
giuste critiche ed il disappunto fra i vecchi combattenti ed i cittadini ancora
viventi, che parteciparono alle vicende gloriose della epopea di Vittorio
Veneto, verso il mancato rimpatrio, per il Cinquantenario, delle Spoglie dei
nostri sfortunati Sovrani che, per oltre un quarantennio, pur si resero
benemeriti della Patria. Tale inconcepibile lacuna ha inevitabilmente offuscato
la solennità e l’importanza delle celebrazioni, ragion per cui le masse
cospicue degli Italiani in ansiosa attesa che venga compiuto il doveroso atto
di giustizia umano e Cristiano, reiteratamente invocato, con alla testa
tutti i superstiti combattenti della guerra 1915-18, non desisteranno dalla
loro tenace e pressante azione presso il Governo, perchè non siano opposti
ulteriori difficoltà e indugi al rilascio del «nulla osta» al rientro in Patria
di entrambe le Salme, per la loro definitiva tumulazione nella Basilica
del Pantheon a Roma, accanto alle Spoglie dei loro Genitori e del Padre della
Patria.
Nel cinquantenario
del glorioso evento perciò, tutti gl’italiani ancora viventi, siano civili che
militari, i quali ebbero la ventura e l’orgoglio di partecipare alle radiose e
conclusive giornate della Vittoria, non possono fare a meno di rivolgere un
riverente pensiero di omaggio e di gratitudine alla Memoria del Re Soldato,
di Peschiera, del Piave, di Vittorio Veneto, di Trieste e di Trento ed a
quella della sua eletta Consorte, Signora Della Carità.
Per tutti
gl’italiani, che hanno conservato inalterato il culto della Patria, Vittorio
Veneto rappresenta la « pietra miliare » di un’epopea inalterabile, dalla quale
non potranno essere mai avulsi gli Artefici, sia grandi che piccoli, i cui nomi
sono rimasti indelebilmente scolpiti nelle pagine più luminose della Storia
patria.
Viva l’Italia.
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