NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 21 maggio 2018

Stalin chiese a Pio XII l’ambasciata in Vaticano


I colloqui segreti tra Urss e Santa Sede

Josip Stalin, il dittatore comunista che perseguitava i cristiani, Pio XII, il Papa anticomunista. Nel febbraio 1952, in piena Guerra fredda, il leader sovietico avrebbe tentato un riavvicinamento tra la Santa Sede e l’Unione Sovietica. Una trattativa ufficiosa e ancora embrionale, che si sarebbe protratta fino all’inizio del marzo 1953, quando il leader sovietico morì, con il conseguente naufragio del progetto. 
Colloqui informali avvenuti in gran segreto, nella residenza di Falcone Lucifero, ministro della Real Casa, con l’interessamento del Re in esilio Umberto II
È quanto emerge da un verbale di 40 cartelle, fino ad oggi inedito, dove sono messi nero su bianco i resoconti dei colloqui che attestano l’offerta di Stalin. Per l’Unione Sovietica i contatti erano condotti dallo storico comunista Ambrogio Donini, studioso delle religioni, ambasciatore italiano in Polonia nel 1947, senatore della Repubblica eletto nelle liste del Pci dal 1953 al 1963. Per il Vaticano c’era il gesuita padre Giacomo Martegani, direttore della Civiltà Cattolica, che incontrava Papa Pacelli due volte al mese per ragioni d’ufficio.

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Dal verbale emerge che Umberto II era al corrente della trattativa. Informato di tutto era anche l’arcivescovo di Genova l’arcivescovo di Genova Giuseppe Siri, uno dei cardinali più vicini a Pio XII.  









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