NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 12 maggio 2018

L’abbazia di Altacomba



di Elena Falletti

La Reale Abbazia di Altacomba ha sede in un medioevale convento d’inizio XII secolo, nel Dipartimento francese della Savoie. Le origini risalgono ad una comunità religiosa di monaci cistercensi dell’Abbazia di Clairvaux, che avevano aderito alla regola benedettina di san Bernardo e intorno al 1100 si erano stabiliti in un vallone alto (alta comba, haute combe), su una montagna adiacente al lago del Bourget, allora chiamato Lago di Chatillon.


Da Altacomba a Fossanova

Dopo il 1139, essendo abate Amedeo di Clermont d’Hauterives, cugino di Amedeo III di Savoia, ebbe luogo la traslazione dei monaci dalla riva orientale a quella occidentale del lago, in territorio del conte di Savoia e precisamente a nord del Mont du Chat, in località Charaya o Charve. Sorse così la nuova Abbazia, costruita seguendo le regole architettoniche cistercensi, prendendo il nome della precedente sede abbandonata ovvero Nostra Signora di Altacomba. Pochi anni dopo l’edificazione, sorse la “figlia” italiana, l’abbazia di Fossanova, nel Lazio, la cui costruzione durò dal 1163 al 1208: perfetto esempio del primo stile gotico italiano, peraltro forma di transizione dal romanico al gotico.

Amedeo III, partito nel 1147 per la seconda Crociata, lasciò il figlio Umberto III sotto la protezione dell’abate Amedeo, diventato Vescovo di Losanna. Il nuovo conte, legatosi affettivamente ad Altacomba, volle essere qui sepolto dopo la morte, avvenuta nel 1189. I conti di Savoia del XIII e del XIV secolo seguirono il suo esempio. Mentre Altacomba riceveva concessioni di terre e di diritti, i suoi abati divennero consiglieri influenti dei principi sabaudi. Predilezione speciale ebbe per questo sacro luogo il conte Aimone, che, verso il 1340, fece costruire la cappella denominata di Savoia, nella cui cripta furono raccolte le tombe dei suoi predecessori. Autore della cappella fu l’architetto Jean de Breclesent ed in essa trovarono dimora le sculture di Nicolas de Neufchâteau e i dipinti di Giorgio dell’Aquila e Jean de Grandson, firmatari di una vivace decorazione a croci bianche in campo rosso, rappresentante lo stemma comitale.

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