di Giuseppe Saluppo
Si può stravolgere la
toponomastica di una città senza nemmeno rendersi conto che la toponomastica
permette di ricostruire la storia delle popolazioni avvicendatesi in una data
località? Certo che si può, se si è a Campobasso. Dove, a seguito di una
proposta di un’associazione, la Commissione comunale alla Cultura ha ritenuto
che si possa sostituire Piazza Savoia con piazza Falcone e Borsellino. Con un
tratto di penna. Come se si trattasse di un’insegna di una bettola.
Qui, non si
tratta di aprire o scomodare il capitolo
della storia. Né, tantomeno, si tratta di entrare in merito allo spessore dei
giudici Falcone e Borsellino. Semplicemente, un’amministrazione attenta,
culturalmente sensibile, che non ignora la sedimentazione storica dei nomi, che
è parte della città stessa, avrebbe pensato di dovere intitolare ai giudici
Falcone e Borsellino una piazza o una strada nuova.
E’ pur vero che non si è
costruito nulla sotto questa amministrazione per cui l’operazione era tanto
difficile quanto improbabile. Ciò, però, non esime un’amministrazione a fare i
conti con la storia, con la cultura che, anche, nella toponomastica ha una
traccia per la ricostruzione del suo passato. E’ possibile che tutto questo sia
passato come in allegra compagnia? Dicendo, tanto va via Piazza Savoia ma resta
il teatro Savoia? Che nessuno abbia ritenuto di scovare tracce, sedimenti della
storia? Di una cultura che ha disegnato
una città che aveva un ruolo e un vanto? Interrogativi amari dinanzi a un
quadro desolante e mortificante che sta schiacciando le ultime, residue
speranze di rinascita culturale, e non solo, della città di Campobasso.
http://www.gazzettamolisana.com/campobasso-lo-stravolgimento-delle-storie.html
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