Nel 1840 avviene nel Regno Unito, una grande rivoluzione postale.
Il costo del servizio viene pagato in anticipo e così nasce il “francobollo”,
il primo nel mondo e con l’effigie della Regina Vittoria. Nel giro di qualche anno,
cominciando un cantone svizzero, Zurigo, nel 1843, seguito lo stesso anno dall’Impero
del Brasile, i principale stati dell’ Europa e del Mondo si adeguano emettendo anche
loro i primi francobolli. E in Italia ? Dobbiamo attendere un decennio ed il Lombardo-Veneto,
sotto il governo austriaco, il primo giugno del 1850 emette una prima serie. A distanza
di sei mesi, primo gennaio 1851 arriva il Regno di Sardegna con tre
francobolli, aventi l’effigie del re Vittorio Emanuele II, su carta non filigranata.
Seguono tutti gli altri stati, dal Granducato di Toscana, il primo aprile dello
stesso anno, e nel 1852 il Ducato di Parma e quello di Modena e anche lo Stato Pontificio.
Un solo Stato manca all’appello, il Regno delle Due Sicilie! Dobbiamo attendere
8 anni ed il primo gennaio del 1858, finalmente, per la sola parte peninsulare del
Regno vengono emessi i primi francobolli, napoletani, tutti di colore rosso carminio,
in quanto il pavido governo borbonico temeva che francobolli di diverso colore,
come avevano fatto tutti gli altri stati preunitari, potessero prestarsi a combinazioni
non gradite. La Sicilia doveva attendere un altro anno e nel 1859 veniva finalmente
dotata di francobolli con l’effigie di Ferdinando II, bellissimi come disegno,
opera di uno Juvarra, Tommaso Aloysio, effigie stranamente non usata per i precedenti
francobolli napoletani, quasi a sfregio dei siciliani, il cui Parlamento, nella
storica seduta del 1848 aveva per sempre dichiarato decaduta la dinastia borbonica.
E per evitare appunto sfregi sul volto del Sovrano, veniva predisposto un tipo di
annullo che doveva racchiudere l’effigie senza appunto deturparla. Purtroppo ed
è un altro triste primato, i francobolli napoletani furono anche i più numerosi
ad essere falsificati, per un fraudolento uso postale, tanto da far pensare che
i falsari agissero con complicità di impiegati, circostanza evidenziata in
tutti i cataloghi e quindi nota a tutti i filatelisti. Riepilogando perciò nelle
Due Sicilie, si ebbe un ritardo di 8 e 9 anni, unito e dovuto logicamente anche
alla pochezza del numero degli uffici postali esistenti, assolutamente minoritario
rispetto a tutti gli altri già in funzione nel resto dell’ Italia. Gli uffici postali
operanti nelle Due Sicilie erano solo 153 nella parte “al di qua del Faro” e 85
“Al di là del Faro”, quando lo Stato Pontificio, che pure non era
all’avanguardia del progresso ne aveva 415, il Piemonte più la Liguria ne aveva
685,ed in Sardegna 180, il che costrinse
il nuovo governo del Regno d’Italia, subito dopo il 1861, ad impegnare notevoli
somme per dotare quanti più possibile comuni meridionali di questo fondamentale
servizio, creandone nel napoletano dal 1861 al 1863 altri 189, ed in Sicilia 105,
insieme con strade e ferrovie, anche queste carenti nel reame borbonico, che costituivano
il trinomio della civilizzazione e del progresso nel diciannovesimo secolo.
Domenico Giglio
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