Umberto
II partì dall’aeroporto di Ciampino alle ore 16.10 dei 13 giugno 1946. Fu
salutato da un piccolo gruppo di persone avvertite all'ultimo momento. Qualcuno
giunse quando già il Sovrano era sull’aereo: Umberto fece riaprire lo sportello
e strinse la mano agli ultimi arrivati. Era tranquillo ma commosso. Attorno a
Lui si strinsero per l’ultima volta il ministro della Real Casa marchese
Falcone Lucifero, il primo aiutante di campo generale Adolfo Infante, il
senatore Alberto Bergamini, l’ex-sottosegretario Carlo Scialoja, l’avvocato
Enzo Selvaggi, l’on. Manlio Lupinacci, e pochi altri.
Qualche
minuto prima che Umberto salisse a bordo dell’aereo giunsero il ministro della
Marina De Conrten e quello dell’Aeronautica Cevolotto. Rimasero però staccati
dal gruppo.
Umberto non li volle salutare. Non poteva, infatti, dimenticare che
entrambi avevano votato la notte precedente contro di lui nel consiglio dei
Ministri che aveva finito col proclamare De Gasperi Capo provvisorio dello
Stato.
«Fu
quello», ci ha detto il senatore Bergamini, «l’unico gesto duro che io vidi
compiere dal Sovrano».
Un
altro curioso incidente accadde poco dopo.
Sull’aereo
che avrebbe portato in esilio l’ultimo Re d’Italia era salito anche
l’ambasciatore Gallarati Scotti che si recava a Madrid per assumere quella nostra
ambasciata. Ma Gallarati-Scotti ritenne che un diplomatico che era il primo a
rappresentare la repubblica italiana non potesse viaggiare con il Re.
Scese
perciò e domandò anche che venissero scaricate tutte le sue valigie. I bagagli
però, come sempre avviene sugli aerei, erano stati confusi con gli altri. Fu
necessario controllare valigie e bauli per accontentare il primo ambasciatore
della repubblica italiana.
Quel
giorno con il Re partirono il prefetto di palazzo, generale Carlo Graziani di
San Pietro, l’aiutante di campo Cassiani, il duca Dousmet, la duchessa
Sorrentino, dama di corte della Regina, e tre persone del seguito.
Dopo
la sosta di una notte a Barcellona, l’aereo (un apparecchio bianco che portava
il numero di matricola 240-1) arrivò all’aeroporto di Lisbona alle ore 12,20
del 14 giugno. Poiché l’arrivo era atteso per il pomeriggio, Umberto toccando
suolo portoghese trovò ad attenderlo tre sole persone: il ministro d’Italia a
Lisbona, Rossi Longhi, l’addetto aeronautico e il capo del cerimoniale del
ministero degli esteri portoghese, Henrique Yiana. Con un’auto messa a disposizione
dal governo portoghese, il Sovrano partì subito per Cintra dove, alloggiati in
incognito all’Hotel Estoril, si trovavano già da alcuni giorni Maria José e i
quattro principini. La famiglia reale cenò in stretta intimità, e quindi tutti si
ritirarono per tempo nelle loro camere.
Da "I Savoia nella Bufera" di Giorgio Pillon , il Candido 1958
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