NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 31 ottobre 2018

VIÙ. Dalle Valli alla Cupola del Guarini


In occasione della riapertura della Cupola del Guarini, è tornata a Torino la Principessa Maria Gabriella di Savoia. Qualche intervista, tanta emozione e l’inaugurazione di una mostra sulla Sindone Palazzo Madama dove molte delle stampe e miniature esposte fanno parte della collezione della Fondazione Umberto II e Maria Josè di Savoia a Ginevra, da lei stessa fondata. 


Umberto II era suo padre e fu lui ad iniziare una collezione di opere sindoniche che conservò, fino ad inizio degli anni ’30, in Val di Viù e precisamente nella chiesetta di Biolaj, una borgata oggi abbandonata, sopra Richiaglio lungo l’antica mulattiera un tempo principale collegamento interno alla Savoia quando le Terre di Margherita erano le uniche rimaste al Ducato. 
A Richiaglio, Umberto II e le sue sorelle trascorsero lunghe estati con la balia e lì, ancora oggi, sul campanile della chiesa, una targa ricorda l’ultimo saluto del Principe al paese prima dell’esilio. Era l’anno 1930. Fu allora che il Principe portò via con sé la raccolta di opere sindoniche.

La reliquia Sindone, importantissima per l’immagine dei Savoia sin dal 1453 (anno di acquisizione), è sempre stata sapientemente utilizzata dai Savoia per ricordare la gloria della dinastia. Alla Galleria Sabauda di Torino è esposto un dipinto significativo e restaurato, proprio in previsione della riapertura della Cappella della Sindane. Si tratta di un dipinto di Giovanni Marghinotti (Sarzana 1802, La Spezia 1869) che immortala il Duca Carlo III (presente anche nell’affresco di Voragno) in atto di venerare la Sindone al castello di Chambery. L’opera, il cui restauro ha permesso di mettere in evidenza anche i sottilissimi tratti con cui il pittore aveva raffigurato sul Lenzuolo il volto ed il corpo di Cristo, fu commissionata da Re Carlo Alberto nel 1844 nell’ambito del programma di celebrazione della dinastia sabauda. In quell’occasione, Carlo Alberto commissionò anche un’altra opera in cui il Beato Amedeo IX (erede della Sindone) fa l’elemosina ai poveri (1842). La scena è ambientata a Chambery e l’opera è di Camillo Pucci (Cagliari 1798 – 1865) che rappresenta il Beato Amedeo IX ed alcuni membri della famiglia reale nell’atto di dispensare l’elemosina ai sudditi riconoscenti.  Anche in questo caso la raffigurazione riporta un preciso messaggio: il Re che dispensa l’elemosina è santo e garante della pace. 
Entrambe le opere, di notevoli dimensioni e facenti parte della collezione dei Musei del Palazzo Reale, destinate ad essere collocate ai lati del portale di accesso alla Cappella della Sindone. Il restauro è stato presentato nel corso di una serata a Palazzo Reale ad inizio anno, da Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali ed oggi concluso con la restituzione al pubblico delle due opere. I quadri erano notevolmente danneggiati a causa di perdita di tensionamento della tela, infiltrazioni di umidità, presenza di sostanze carboniose e colature della vecchia vernice protettiva.
 Ad ognuno di questi danni si è provveduto con specifiche tecniche (applicazione di adesivi, riadesione, termocauterizzazione, pulitura selettiva, reintegrazione materi, ecc.) sino ad ottenere il restauro completo ma senza interpretazioni non filologicamente corrette.



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