NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 21 ottobre 2018

Foibe, onori solenni ai sette italiani trucidati a Castua dai partigiani jugoslavi


Si è tenuta questa mattina ad Udine, nel Tempio Sacrario di San Nicolò, la cerimonia di resa degli onori solenni e la tumulazione dei martiri di Castua.


“Caduti ignoti” per la Onorcaduti che ha contribuito ad esumarli. Mentre la Società di Studi Fiumani, che per prima li individuò grazie agli studi del presidente emerito Amleto Ballarini, non ha dubbi sull’identità di alcune delle vittime.
Comunque la si veda, italiani, condotti in un bosco non distante da Fiume e massacrati a colpi di baionetta dai partigiani titini. Prima però sono stati costretti a scavare, con le proprie mani, la fossa che li ha inghiottiti per più di settant’anni. Era il 3 maggio del 1945. Solo uno di loro, il maresciallo della guardia di finanza Vito Butti, riuscì a uscire da quella buca due anni dopo l’eccidio, grazie a sua moglie, Vita Ivancich, che ottenne il permesso di disseppellirlo nottetempo e con assoluta discrezione. Gli altri, invece, hanno dovuto attendere che si mettesse in moto una commissione italo-croata. E proprio alle autorità di Zagabria, nel corso della celebrazione odierna, sono andati i ringraziamenti del commissario generale della Onorcaduti, il generale Alessandro Veltri, “per le autorizzazioni concesse e per la disponibilità manifestata in questo sensibile impegno”. Non è mancato neppure il riconoscimento dell’impegno della comunità fiumana.
Fondamentali per l’individuazione della fossa comune, infatti, sono state le numerose testimonianze rese a suo tempo dalla cittadinanza al parroco della chiesa di Sant’Elena a Castua, don Franjo Jurčević, che le ha custodite e trasmesse a Ballarini. È sulla loro base che, oggi, la Società di Studi Fiumani spera di dare un nome, un volto, un’identità ad alcune delle vittime. Anche perché, sinora, né le perizie dell’anatomopatologo polese Valter Stemberga, né le poche cose recuperate nella fossa (due orologi, una protesi con due denti d’oro, due pettini, un gemello da polso ed un bocchino) sono servite a sciogliere l’enigma.

Eppure, spiega Marino Micich, segretario generale della Società di Studi Fiumani, “siamo in possesso di documenti e testimonianze che ci permettono di dire con ragionevole certezza che in quelle urne ci sono anche il senatore Riccardo Gigante, il giornalista Nicola Marzucco e il vicebrigadiere dei carabinieri Alberto Diana”. Come fare a dimostrarlo scientificamente? Occorre una prova incontrovertibile: il test del dna. È per questo che la Società di Studi Fiumani sta cercando di trovare gli eredi di Gigante, Marzucco e Diana. L’unico rintracciato sinora è il pronipote di Gigante, Dino, che oggi era ad Udine per la messa solenne e che si è detto disponibile a sottoporsi all’esame. In caso di esito positivo, le spoglie del senatore verranno traslate al Vittoriale degli italiani, dove il suo amico Gabriele D’Annuncio, ben prima dell’eccidio, gli riservò un sepolcro. L’iter dovrà passare dall’avallo del ministero della Difesa, necessario per scrivere, almeno in parte, una nuova pagina di questa storia.





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