NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 29 dicembre 2017

Monarchia: una prospettiva italiana

«La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale» (Articolo 139 Costituzione). 70 anni fa, diverse accezioni dell’idea di ‘sovranità popolare’, incarnate nella cesura esistente tra monarchici e i repubblicani, avrebbero portato al radicamento di un contrasto storico in futuro mai sanato. A due anni dal referendum del 1946, fu approvato un atto provvisto di ‘rigidità’, cioè soggetto a modifiche con procedura aggravata, non comprendenti la forma di governo: la nostra Costituzione, finché esisterà l’Articolo 139, dispone che l’Italia è e resterà una repubblica.
Mentre oggi, al Santuario di Vicoforte, si è commemorato per la prima volta, a 70 anni dalla morte, Re Vittorio Emanuele III, siamo tornati a intervistare Alessandro SacchiAvvocato del Foro di Napoli e Presidente dell’Unione Monarchica Italiana, partendo dal caso della Catalogna.
Nella precedente intervista, pur esprimendo posizioni ben distinte da Fernando Savater, Sacchi mostrava di  raggiungere il filosofo spagnolo in merito alla valutazione positiva dell’intervento di Re Felipe VI nella recente scissione politica della Catalogna, parlando di «equilibrio e saggezza» nella gestione della crisi.

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