«La forma repubblicana non può essere oggetto di revisione
costituzionale» (Articolo 139 Costituzione). 70 anni fa, diverse
accezioni dell’idea di ‘sovranità popolare’, incarnate nella cesura esistente
tra monarchici e i repubblicani, avrebbero portato al radicamento di un
contrasto storico in futuro mai sanato. A due anni dal referendum del 1946, fu
approvato un atto provvisto di ‘rigidità’, cioè soggetto a modifiche con
procedura aggravata, non comprendenti la forma di governo: la nostra
Costituzione, finché esisterà l’Articolo 139, dispone che l’Italia è e resterà
una repubblica.
Mentre oggi, al Santuario di Vicoforte, si è commemorato per la
prima volta, a 70 anni dalla morte, Re Vittorio Emanuele III, siamo tornati a
intervistare Alessandro Sacchi, Avvocato del
Foro di Napoli e Presidente dell’Unione Monarchica Italiana,
partendo dal caso della Catalogna.
Nella
precedente intervista, pur esprimendo posizioni ben distinte da Fernando
Savater, Sacchi mostrava di raggiungere il filosofo
spagnolo in merito alla valutazione positiva dell’intervento di Re Felipe VI
nella recente scissione politica della Catalogna, parlando di «equilibrio e
saggezza» nella gestione della crisi.
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