Fino all’11 settembre la straordinaria figura del nobile di Casa Savoia raccontata dalle copertine delle riviste dell’epoca
di Roberto Mantovani
Tutti lo chiamavano Sua Altezza
Reale. Così voleva l’etichetta. Ma gli appassionati di montagna sapevano che
Luigi Amedeo di Savoia, il Duca degli Abruzzi, era fatto di una pasta speciale.
Un caso più unico che raro, nella famiglia reale. La storia della sua famiglia
è un po’ complicata. Figlio di Vittorio Emanuele II, suo padre aveva retto per
un breve periodo il trono di Spagna. Una situazione durata due anni e presto
diventata insostenibile.
Luigi era nato il 29 gennaio 1873
a Madrid, ma era rimasto in Spagna solo pochi giorni, perché il padre, Amedeo
primo duca di Aosta, aveva abdicato ed era rientrato a Torino con la famiglia.
Tre anni più tardi, la mamma, Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, era
morta di mal sottile, lasciando orfani il bimbo e due fratellini, che di lì a
poco finirono nelle accademie militari. Luigi Amedeo era stato iscritto nei
ruoli della Regia Marina Militare quando aveva solo sei anni e mezzo.
ALPINISTA E AMMIRAGLIO
La sua carriera sarebbe stata una
lenta e sudata risalita fino al grado di ammiraglio partendo dal gradino più
basso, quello di mozzo. Scuola e lavoro sulle navi. Per fortuna c’erano le
vacanze estive. Sempre in montagna, con il barnabita padre Denza, incaricato di
seguire i piccoli Savoia-Aosta. Luigi era curioso, attratto dal mondo
verticale, e crescendo imparò a destreggiarsi sulla roccia e sul ghiaccio.
Prima in compagnia di Francesco Gonella, presidente del Cai a Torino, e poi con
le migliori guide alpine del tempo. Le prime salite del giovane Savoia, dal
1890 divenuto duca degli Abruzzi, si svolsero intorno a Ceresole Reale, e in
seguito nel gruppo del Monte Bianco. Scalate via via più difficili. Nel 1894 il
duca salirà l’impressionante Cresta di Zmutt al Cervino con il celebre
alpinista inglese Albert Frederick Mummery. Poi partirà alla volta delle grandi
cime del mondo. Prima per i quasi 5500 metri del Monte Sant’Elia, tra Canada e
Alaska, nel 1897. Quindi per il Ruwenzori, nel 1906. E tre anni più tardi per
il K2. Infilandoci in mezzo, nel 1899-1900, un tentativo di conquista del Polo
Nord.
NELLA GRANDE GUERRA
Ma il Duca dovrà anche fare i
conti con la carriera militare, e durante la Grande Guerra verrà incaricato di
comandare l’armata navale italiana e la flotta alleata nell’Adriatico. In
seguito si impegnerà a lungo in Somalia, in un esperimento coloniale
d’avanguardia, e alla fine degli Anni ’20 condurrà un’ultima spedizione lungo
il corso dello Uabi-Uebi Scebeli.
UN PRINCIPE IN COPERTINA
Per ricordarne la figura, dal 21
maggio all’11 settembre (aperta tutti i giorni,tranne il lunedì dalle 10 alle
18) sarà allestita un’interessante mostra al Museo Nazionale della Montagna,
corredata da una ricca iconografia d’epoca, con prime pagine di quotidiani e
copertine di periodici. Un bel modo di misurare la popolarità di un personaggio
amatissimo, cui sono tuttora intitolate scuole, asili, istituzioni, oltre al
Museo della montagna torinese. Senza dimenticare la Società Nautica del Gran
Paradiso, nata due anni fa a Ceresole Reale dedicata al Duca che proprio sulle
Levanne debuttò come alpinista.
Nessun commento:
Posta un commento