NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 21 maggio 2016

Un principe in copertina, al Museomontagna la storia del Duca degli Abruzzi

Fino all’11 settembre la straordinaria figura del nobile di Casa Savoia raccontata dalle copertine delle riviste dell’epoca


di Roberto Mantovani

Tutti lo chiamavano Sua Altezza Reale. Così voleva l’etichetta. Ma gli appassionati di montagna sapevano che Luigi Amedeo di Savoia, il Duca degli Abruzzi, era fatto di una pasta speciale. Un caso più unico che raro, nella famiglia reale. La storia della sua famiglia è un po’ complicata. Figlio di Vittorio Emanuele II, suo padre aveva retto per un breve periodo il trono di Spagna. Una situazione durata due anni e presto diventata insostenibile.

Luigi era nato il 29 gennaio 1873 a Madrid, ma era rimasto in Spagna solo pochi giorni, perché il padre, Amedeo primo duca di Aosta, aveva abdicato ed era rientrato a Torino con la famiglia. Tre anni più tardi, la mamma, Maria Vittoria dal Pozzo della Cisterna, era morta di mal sottile, lasciando orfani il bimbo e due fratellini, che di lì a poco finirono nelle accademie militari. Luigi Amedeo era stato iscritto nei ruoli della Regia Marina Militare quando aveva solo sei anni e mezzo. 

ALPINISTA E AMMIRAGLIO 
La sua carriera sarebbe stata una lenta e sudata risalita fino al grado di ammiraglio partendo dal gradino più basso, quello di mozzo. Scuola e lavoro sulle navi. Per fortuna c’erano le vacanze estive. Sempre in montagna, con il barnabita padre Denza, incaricato di seguire i piccoli Savoia-Aosta. Luigi era curioso, attratto dal mondo verticale, e crescendo imparò a destreggiarsi sulla roccia e sul ghiaccio. Prima in compagnia di Francesco Gonella, presidente del Cai a Torino, e poi con le migliori guide alpine del tempo. Le prime salite del giovane Savoia, dal 1890 divenuto duca degli Abruzzi, si svolsero intorno a Ceresole Reale, e in seguito nel gruppo del Monte Bianco. Scalate via via più difficili. Nel 1894 il duca salirà l’impressionante Cresta di Zmutt al Cervino con il celebre alpinista inglese Albert Frederick Mummery. Poi partirà alla volta delle grandi cime del mondo. Prima per i quasi 5500 metri del Monte Sant’Elia, tra Canada e Alaska, nel 1897. Quindi per il Ruwenzori, nel 1906. E tre anni più tardi per il K2. Infilandoci in mezzo, nel 1899-1900, un tentativo di conquista del Polo Nord. 

NELLA GRANDE GUERRA 
Ma il Duca dovrà anche fare i conti con la carriera militare, e durante la Grande Guerra verrà incaricato di comandare l’armata navale italiana e la flotta alleata nell’Adriatico. In seguito si impegnerà a lungo in Somalia, in un esperimento coloniale d’avanguardia, e alla fine degli Anni ’20 condurrà un’ultima spedizione lungo il corso dello Uabi-Uebi Scebeli. 

UN PRINCIPE IN COPERTINA 

Per ricordarne la figura, dal 21 maggio all’11 settembre (aperta tutti i giorni,tranne il lunedì dalle 10 alle 18) sarà allestita un’interessante mostra al Museo Nazionale della Montagna, corredata da una ricca iconografia d’epoca, con prime pagine di quotidiani e copertine di periodici. Un bel modo di misurare la popolarità di un personaggio amatissimo, cui sono tuttora intitolate scuole, asili, istituzioni, oltre al Museo della montagna torinese. Senza dimenticare la Società Nautica del Gran Paradiso, nata due anni fa a Ceresole Reale dedicata al Duca che proprio sulle Levanne debuttò come alpinista.

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