Gli è che oggi, al tavolo da gioco della lotta politica in
Italia, e non in Italia soltanto, siedono non due giocatori, ma tre: le forze
sinceramente nazionali, le forze dell'internazionale marxista, e le forze
dell'internazionale capitalistica; e se queste ultime hanno indossato l'abito
da società della «Civiltà cristiana» (loro, che cristiane non sono, se
cristiane significa seguace dei precetti del Cristo) per convincere con questa
maschera le prime a sedere dallo stesso lato del tavolo da giuoco dal quale
esse seggono, ciò non significa che l’avversario sia solo il Comunismo. Gli
avversarii sono due, e questo Capitalismo, che si maschera e seduce, è ben più
pericoloso dell'altro, e di esso ha fondamentalmente la stessa natura
internazionalistica, imperialistica, materialistica. Di ciò occorre prendere
coscienza prima di abbandonarsi al suo giuoco di un anticomunismo
indiscriminato ma discriminatore, che spacca a mezzo la solidarietà nazionale e
ne compromette ogni forma di sviluppo unitario e ogni possibilità di resistenza
a qualsiasi insidia che le venga dall'esterno (e non solo da Est).
Non bisogna dimenticare - anche se, grazie a Dio, essa è
fallita - l'esperienza della C.E.D.. I recenti accordi di Londra e di Parigi
dimostrano che, quanto alle sue proclamate e reclamizzate finalità difensive di
carattere militare, la C.E .D.
era una superstruttura inutile; ed anzi destinata a complicare le cose
piuttosto che a facilitarle. Perché, allora, così dura e perseverante pressione
americana, e delle forze interne collegate coll'internazionale capitalistica,
in Italia ed in Francia, perchè la
C.E .D. venisse ratificata? Non per i suoi aspetti militari,
che erano i meno importanti anche se, dai cedisti, i più divulgati o gli unici
divulgati; ma per quella quasi assoluta manomissione economica di queste
Nazioni nelle mani dell'internazionalismo capitalista, la quale era l'aspetto
fondamentale anche se tenuto, ad arte, nascosto, - dalla C.E.D.. Ciò, anche se la C.E .D. è fallita, deve aprire
gli occhi sulla realtà vera di una situazione che mira a nascondersi ed a
confondere.
E vi è un altro aspetto della politica, internazionale
statunitense, ed in genere capitalistica, che discopre come anche il dichiarato
e conclamato «anticomunismo» in nome del quale si vogliono irregimentare
Nazioni e borghesie di Europa agli ordini del Capitalismo, non sia altro, in
realtà, che una maschera di questo: è Trieste. Se codesta politica fosse
veramente anticomunista, con la rigorosa intransigenza che dai suoi fautori si
pretende, non si potrebbe spiegare la sua perseverante azione di mallevatrice
della Jugoslavia comunista, che la ha con-dotta a sacrificare alle voglie di
questa tutto il Territorio di Trieste meno, e formalmente la sola Città martire.
Gli è che codesto anticomunismo si limita a quelli che sono gli elementi
deteriori dell'anticomunismo: gli interessi capitalistici, e la loro
reazionaria difesa di contro alle esigenze sociali delle classi lavoratrici e
dei ceti depressi, su un piano di lotta di classe, interna ed internazionale,
non meno materialistica di quella cui il Comunismo vorrebbe condurre il
proletariato.
La realtà è questa, quali che siano i veli con i quali la si
vuole ricoprire o nascondere. Perciò a questo tavolo da gioco a tre
giocatori, nel quale ciascuno ha dunque due avversarii, ciascuno deve fare il
proprio gioco, carta per carta, ora sul giuoco dell'uno ed ora sul gioco
dell'altro, così come di volta in volta conviene al proprio gioco e non
all'altrui.
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