Riportiamo l'articolo del fondatore di "repubblica" non perché ci piaccia ma perché non sfugga alla lettura dei monarchici che è bene che siano informati.http://www.repubblica.it/politica/2016/05/29/news/referendum_1946_scalfari-140836071/
Riportiamo l'articolo del fondatore di "repubblica" non perché ci piaccia ma perché non sfugga alla lettura dei monarchici che è bene che siano informati.
La previsione del presidente dell’Unione monarchica italiana: "Repubblica in agonia. No al referendum, i Savoia torneranno"
Nella sala dell'Hotel Massimo d'Azeglio di Roma si sono radunati i monarchici a 70 anni dal referendum su monarchia e Repubblica
Ho ascoltato varie volte la registrazione di domenica 22 maggio della trasmissione “Che tempo che fa” condotta dal giornalista Fabio Fazio, su rai 3, dove è stato intervistato Giorgio Napolitano ex inquilino del Quirinale. Oltre a pubblicizzare il suo libro, si è parlato del Referendum Istituzionale del 2 e 3 giugno 1946 e dei fatti di via Medina a Napoli, sono rimasto deluso e disgustato di come un napoletano, anche se comunista, e di parte, possa occultare e mistificare i fatti. Per diritto di replica, per rispetto ai tanti giovani che diedero la vita per la Monarchia e per i circa 11000000 di voti, mi sento in dovere di mettere in discussione le parole citando un passo estratto dal libro di Marco Demarco, «L'altra meta’ della storia: spunti e riflessioni su Napoli da Lauro a Bassolino», Guida Editori, 2007, ex comunista e direttore del Corriere del Mezzogiorno, che smentisce quanto affermato in trasmissione: “Accadde a Napoli l’11 giugno 1946, in via Medina, davanti alla sede della federazione del Pci, dove ci fu una strage durante la quale, sotto il fuoco dei mitra della polizia, rimasero uccisi sette poveri cristi e feriti una cinquantina di disgraziati".
L’Unione Monarchica Italiana si ritroverà sabato 28 maggio 2016, alle ore 11.30, presso la sala congressi dell’Hotel Massimo d’Azeglio (via Cavour 18, Roma, nelle vicinanze della stazione Termini) per un Convegno storico che col contributo di eminenti studiosi analizzerà da un lato l’aberrazione giuridica dell’art. 139 della Costituzione, che “blinda” da ogni futura possibilità di revisione costituzionale la forma repubblicana dello Stato, dall’altro gli eventi storici che a tale assetto istituzionale diedero vita: un referendum proceduralmente scorretto, il volere popolare ribaltato, sangue di manifestanti monarchici versato per le strade, la dinastia che ha creato lo Stato nazionale costretta ad un esilio che ancora oggi, in spregio alla memoria storica nazionale, perdura per le salme di due Sovrani d’Italia: Umberto II e Vittorio Emanuele III. In particolare su quest’ultimo – sepolto in Egitto e dunque esposto al rischio di atti di profanazione da parte dei fondamentalisti dell’Isis – l’appello della Principessa Maria Gabriella di Savoia ai vertici dello Stato repubblicano nel 2015 è rimasto ad oggi lettera morta.
La Casa dell’Aviatore cancella il convegno sui 70 anni della Repubblica: «Viola il nostro statuto»
Tutti lo chiamavano Sua Altezza
Reale. Così voleva l’etichetta. Ma gli appassionati di montagna sapevano che
Luigi Amedeo di Savoia, il Duca degli Abruzzi, era fatto di una pasta speciale.
Un caso più unico che raro, nella famiglia reale. La storia della sua famiglia
è un po’ complicata. Figlio di Vittorio Emanuele II, suo padre aveva retto per
un breve periodo il trono di Spagna. Una situazione durata due anni e presto
diventata insostenibile. ![]() |
| Re Umberto in una foto del 1979 |

Nel percorso culturale, intellettuale, politico e di giornalista, ha incontrato Marco Pannella. Nel giorno della scomparsa del leader dei Radicali, Fabio Torriero – direttore di Intelligonews – ne ricorda alcuni tratti distintivi.
Il 2 giugno del 1946 gli italiani scelsero di seppellire la Monarchia e sposare la Repubblica. Oggi, settant’anni dopo, c’è chi quel voto lo vorrebbe ripetere, convinto di avere armi dialettiche a sufficienza per spingere gli elettori a una scelta diversa. Ma sulla strada dei nostalgici c’è un ostacolo apparentemente insormontabile: l’articolo 139 della Costituzione, che recita: «La forma repubblicana dello Stato non può essere oggetto di revisione costituzionale».