La Trenta
ha torto: il servizio militare non riguarda i soli combattenti. Con la proposta
di Salvini un apparato di ingegneri, medici, veterinari, periti e e
genieri potrebbe essere d’efficiente supporto alle esigenze statali
Per il
ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, quella di Matteo Salvini, che
propone di reintrodurre la leva obbligatoria, è «un’idea romantica», non
più attuale. Invece, ad essere limitativa è l’idea delle Forze armate che
ha la
signora di via XX Settembre, peraltro in aperta adesione alla concezione diffusa nei vertici militari, da sempre: quella che i militari siano esclusivamente combattenti. Non è stato così, ad esempio, nell’esperienza del più potente esercito di tutti i tempi, quello della Roma repubblicana e imperiale, che disponeva di un imponente apparato servente della truppa combattente, genieri, medici, veterinari, addetti alla cura delle armi e delle uniformi. Sì perché l’esercito romano, diversamente dai combattenti
di tutti gli eserciti del tempo aveva una grande organizzazione che e l’esempio, come scrive Massimo Severo Giannini, uno dei nostri più grandi amministrativisti, di una efficiente struttura burocratica, capace di sovvenire in
ogni tempo ed in ogni luogo alle esigenze dei combattenti.
signora di via XX Settembre, peraltro in aperta adesione alla concezione diffusa nei vertici militari, da sempre: quella che i militari siano esclusivamente combattenti. Non è stato così, ad esempio, nell’esperienza del più potente esercito di tutti i tempi, quello della Roma repubblicana e imperiale, che disponeva di un imponente apparato servente della truppa combattente, genieri, medici, veterinari, addetti alla cura delle armi e delle uniformi. Sì perché l’esercito romano, diversamente dai combattenti
di tutti gli eserciti del tempo aveva una grande organizzazione che e l’esempio, come scrive Massimo Severo Giannini, uno dei nostri più grandi amministrativisti, di una efficiente struttura burocratica, capace di sovvenire in
ogni tempo ed in ogni luogo alle esigenze dei combattenti.
Basti
pensare al sistema della leva che ha assicurato all’Urbe, sotto il martellare
delle milizie del generale cartaginese Annibaie Barca, di ricostituire in poche
settimane legioni efficienti e bene organizzate a ogni sconfitta pur in
una condizione di estrema difficoltà. Era quella una grande organizzazione che consentiva ai consoli delle legioni ai margini dell’impero in funzione di controllo del territorio di utilizzare il tempo costruendo acquedotti, fognature, terme, che troviamo ovunque erano giunti i combattenti di Roma.
una condizione di estrema difficoltà. Era quella una grande organizzazione che consentiva ai consoli delle legioni ai margini dell’impero in funzione di controllo del territorio di utilizzare il tempo costruendo acquedotti, fognature, terme, che troviamo ovunque erano giunti i combattenti di Roma.
Ma
venendo ai tempi nostri è certamente più attuale la proposta di Salvini, mentre
appare vecchia l’idea che delle Forze armate ha il ministro Trenta, quella che ho sempre ritenuto fosse un’«occasione mancata» per il nostro apparato difensivo. Il ministro della Difesa giustamente
richiama l’esigenza che i combattenti siano professionisti, come in tutti gli
eserciti moderni. Ma l’esercito non è fatto solo di combattenti, come si è detto di Roma, ma ha altre importanti specialità. Prima tra tutte il Genio che, infatti, interviene rapidamente in occasione di calamità naturali e di altre emergenze con
straordinaria efficienza, quella propria di un apparato militare organizzato
gerarchicamente. Quei reparti hanno a disposizione specialisti, ingegneri,
geometri, periti tecnici, e strumenti tecnici moderni, dalle scavatrici alle gru, e possono sovvenire rapidamente alle esigenze dei militari e della
popolazione civile aprendo una strada costruita da una frana, costruendo un
ponte che consenta di ripristinare la viabilità resa impraticabile da qualche evento naturale. È stato sempre così. Tuttavia l’utilizzazione
sistematica del Genio militare è stata
sempre vista con diffidenza dai vertici militari che ritengono non solo
prioritaria ma esclusiva la funzione combattente, così consentendo il business
delle imprese che operano costosi interventi per la Protezione civile.
Quest’anno
le piogge hanno, speriamo, limitato gli incendi. ma è certo che la cura dei
boschi per evitare l’accumularsi di rami e fogliame secco, quello che costituisce
un innesco naturale degli incendi, è assolutamente
trascurata, anzi inesistente.
Quanto
costa a carico del bilancio pubblico spegnere gli incendi che sarebbe stato
possibile prevenire attraverso la bonifica del sottobosco?
C’è, poi,
il capitolo della vigilanza nei musei e nelle zone archeologiche. Non è una attività
equiparabile a quella dei combattenti ma è la custodia del patrimonio più prezioso
che abbiamo, quello che insieme al paesaggio fa dell’Italia il Bel Paese, la
ragione prima del nostro turismo, come ha ricordato più volte, ancora di
recente, il senatore Gian Marco Centinaio, ministro delle politiche agricole, forestali
e del turismo, appunto. Il Genio militare è stato nella storia d'Italia una risorsa
preziosa, come ho ricordato più volte a proposito della costruzione delle infrastrutture
ferroviarie che secondo Camillo Cavour avrebbero unificato l'Italia richiamando
il ruolo di Luigi Federico Menabrea. ingegnere, capo del Genio militare,
ministro dei Lavori pubblici e presidente del Consiglio.
I nostri
militari di leva potrebbero essere impiegati, altresì, nel sistema informatico degli
apparati militari, in modo da essere anche pronti ad intervenire in funzione
ausiliaria o di controllo di quella diffusa rete di apparati che ormai gestisce
tutte le attività complesse, dagli acquedotti alla distribuzione dell'energia
elettrica. Né può essere esclusa l'utilità di giovani negli uffici delle
amministrazioni e degli enti, magari «prestati» in alcuni periodi per far
fronte alle emergenze feriali. Nel settore sanitario, ad esempio, che denuncia gravi
carenze in alcuni momenti nei quali la gente prega di non ammalarsi, nel fine settimana
e destate. Sarebbe anche un modo per impiegare medici e paramedici, incrementare
la loro esperienza e specializzazione.
E siccome
parliamo di sanità forse a qualcuno sfugge il ruolo fondamentale che svolgeva
la leva obbligatoria attraverso lo screening della popolazione maschile (oggi
anche di quella femminile) ai fini alla prevenzione delle malattie.
Ci sono,
poi, i «vivai», se così possiamo chiamarli, delle Forze armate nelle attività sportive,
che si arricchirebbero di un più ampio concorso di giovani.
Insomma
la leva obbligatoria, in una versione moderna
e intelligente assicurerebbe servizi importanti al Paese e alle
comunità e costituirebbe una scuola di vita e professionale come un tempo era quando
il giovane imparava un mestiere o si perfezionava in una professione. Un’idea buona,
a me pare, che sposa quel tanto di romantico che, ci dicevano i nostri nonni, aveva
fatto l’Italia unendo in un unico impegno sul fronte siciliani e piemontesi,
veneti e pugliesi, con le esigenze moderne di sostegno alle tante attività che
lo Stato e gli enti locali altrimenti non riescono a soddisfare.
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