NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 30 gennaio 2012

De Renzis, il capuano che bombardò casa

Trovato da un nipote il diario dell'ex allievo della Nunziatella che nel 1860 guidò l'attacco dei piemontesi

CASERTA 

 «Alle 6 del mattino entro in Capua a cavallo con Ferrero. La strada ferrata, la stazione, il campo, erano rimasti senza un albero. L'aspetto della città è squallido, poca gente e certe facce sparute da far compassione. La mia casa è malridotta, tre bombe han incendiato il quarto superiore e incendiata la scala. Molti Capuani nel vedermi vengono a baciarmi la mano, veramente con effusione di buon di sofferenze fisiche e morali. Giovanni ha ritrovato tutta la sua famiglia, povero diavolo, comandava una batteria d'assedio ed aveva la moglie ed i figli dentro la città. Eppoi si parla di Bruto». È il 3 novembre 1860, sette giorni prima Vittorio Emanuele II e Giuseppe Garibaldi si sono stretti la mano poco lontano da Capua, l'esercito Piemontese dei Savoia affronta le ultime sacche di resistenza borbonica, la città che fu anche di Ettore Fieramosca cade in tre giorni sotto le cannonate.

Nessun commento:

Posta un commento