NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 26 marzo 2020

Una biblioteca e una stalla sono la mia salvezza


 di Emilio Del Bel Belluz 
Uno scrittore che non è molto ricordato, ma che ha abbellito il mondo della letteratura italiana, Francesco Grisi scrisse: “La parola “diario“ suscita l’immagine di un uomo che nel silenzio della sua casa scrive in un quaderno il quotidiano. Con la penna stilografica trascrive su pagine bianche rigate storie personali, pensieri, segreti, riflessioni e frammenti della vita. L’uomo nel diario si specchia. Con emozione rievoca anche con l’intenzione di intendere meglio la sua stagione. Ci sono amori, delusioni, proposte, intuizioni, amicizie e le “cose”. Quando l’uomo del diario è uno scrittore la questione si complica”. Ci sono tempi difficili che vanno vissuti con speranza e con fermezza. 
In questi giorni l’Italia, un Paese meraviglioso, deve fermarsi per combattere un nemico invisibile. Le nostre abitudini devono cambiare, cosa tutt’altro che facile. Il poeta Sandro Penna, in una sua poesia diceva: “Guardo dalla finestra io che la vita ho sempre amato”.
Ora molti italiani devono guardare dalla finestra la vita, devono stare in casa. Per questo il mio stile di vita si è modificato, da sempre la mattina mi recavo al bar per bere un caffè insieme a qualche amico e mi soffermavo con loro per scambiare quattro chiacchiere. Poi mi fermavo all’edicola a comprare i giornali, solitamente sono tra i primi. Aspettavo fuori dalla rivendita che arrivi il furgone con i giornali, un rito al quale non mancavo mai. Era un appuntamento che mi permetteva d’incontrare alcune persone e parlare con loro. Ora all’edicola ci vado mascherato come se dovessi fare una rapina ai tempi del Far West, compro i giornali e mi allontano velocemente con il bottino. 
Dopo il virus, incontro raramente qualcuno, diventando ancora di più straniero nella mia terra. Successivamente devo andare in un paese vicino, Rivarotta di Pasiano, dove posseggo una casa e un pezzo di terra che mi lasciò in eredità mio padre. Vicino alla casa ho una stalla con quattro asinelli, e la mattina vado a sfamarli e a pulirli. La stalla è come quelle di cent’ anni fa, non ho cambiato nulla. Gli animali in questo periodo hanno un ospite, è arrivata una gattina e ha preso alloggio nella stalla. La mattina ora mi attende, perché avendo aggiunto un posto a tavola, devo sfamarla. Non è la prima volta che ospito una gattina, una mattina trovai la sorpresa di alcuni piccoli che erano nati nella mangiatoia, e gli asini li avevano adottati. La natura in questo periodo è davvero bella, vicino alla stalla ho un piccolo bosco, dove gli alberi da frutto sono in fiore e mi fanno apprezzare la primavera che sta arrivando. 
Dopo il saluto alla natura e a quel piccolo mondo me ne torno a casa. Alle nove inizio la giornata di reclusione, Dalla finestra osservo il mio mondo come nel romanzo di Dino Buzzati - Il deserto dei Tartari -. Ora il nemico che bisogna espugnare è il virus che miete molte vite. Dalla finestra della mia casa di Motta di Livenza, in provincia di Treviso, come il tenente Giovanni Drogo, personaggio principale del romanzo di Buzzati, osservo e scruto. 
Vedo il mio capitello che ho fatto costruire dedicandolo alla Sacra Famiglia, con degli affreschi del pittore Antonio Lippi, che raffigurano la Madonna con bambino, e ai lati i due Santi, Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. La giornata viene scandita da un ritmo di caserma. La solitudine di chi non può uscire viene addolcita dalla presenza di mia moglie e dei miei nipoti. 
Questi giovani sono costretti a starsene in casa, allora li accolgo nella mia biblioteca, e mi sono accordato con loro che ogni giorno li parlerò di uno scrittore. L’idea di questo spazio letterario è stata di mia nipote Mariagrazia, accolta anche dai fratelli Aurora e Umberto. Il primo scrittore di cui abbiamo parlato è Orio Vergani, una grande penna della letteratura italiana, tra poche settimane si ricorderanno i sessant’anni dalla sua morte. E’ stato uno scrittore prolifico, che pubblicò numerosi libri. Vergani scrisse alcune pagine su Carnera, il gigante buono, l’uomo più forte e più buono del mondo. Il giorno successivo ho raccontato loro la vita dello scrittore Federigo Tozzi, mostrando loro il libro a me caro che è il primo volume dell’opera completa di Tozzi, edito dalla Vallecchi. 
Questo libro “ Tre Croci“ ha nel suo interno l’autografo del figlio Glauco Tozzi del Marzo 1943” Questo libro lo acquistai da un antiquario. Il 21 marzo saranno trascorsi cent’ anni dalla nascita dello scrittore. Ieri ho parlato dello scrittore Tommaso Tommaseo Ponzetta, medico illustre, professore universitario e autore di numerosi libri, tra i quali, l’ultimo, Omaira, che racconta del grande amore di Goffredo Parise. Libro che ha riscosso un grande successo e permette di conoscere Parise ancora più da vicino. Ai miei nipoti ho presentato poi il volume “La carrozza del nonno”, sempre dello stesso autore, in cui si parla del tempo passato con uno scrivere che assomiglia a quello di Parise, l’ incantatore. Domani parlerò loro del Re Umberto II che morì in esilio, nonostante desiderasse immensamente chiudere i suoi occhi in Italia. Nel giorno dell’anniversario della sua morte, pianterò un albero come faccio in questa ricorrenza.
Aggiungerò profumo e bellezza nella terra dei miei padri, dove almeno gli alberi non temono di prendersi qualcosa.Quando i miei nipoti se ne vanno, rimango da solo nella mia biblioteca, il posto, dove il mio animo trova tranquillità e pace. Uno scrittore disse: “ La felicità più grande è quella di stare con i libri, e non sentire il desiderio di uscire. Davanti a me gli scaffali pieni di libri che mi sono stati vicini nei momenti della tempesta, quei momenti in cui ti pare che tutto debba finire. Libri come guardiani del tempo. 
Da quasi quarant’ anni scrivo un diario composto da un quaderno nero per ogni mese. Racconto quello che la vita mi offre, dei libri che ho letto, e delle persone che mi hanno donato emozioni. In questo tempo, ho raddoppiato le pagine che scrivo quotidianamente, e di quaderni ne riempirò almeno due. Lo scrittore Orhan Pamuk diceva: “ Perché non c’è nulla di sorprendente come la vita. Tranne lo scrivere. 
Lo scrivere. Sì, certo, tranne lo scrivere, l’unica consolazione che abbiamo”. Osservo uno dei miei scaffali, i quaderni neri che ho scritto sono allineati davanti a me, sono all’incirca trecento, sono la storia di una vita che tramonta, ma fino all’ultimo respiro, la mia stilografica continuerà a calcare quei fogli. “ Il destino di molti è dipeso dall’esserci o non esserci stata una biblioteca nella casa paterna” .
(Edmondo De Amicis ).


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