di Emilio Del Bel
Belluz
Uno scrittore che non è molto ricordato, ma che ha abbellito il mondo della
letteratura italiana, Francesco Grisi scrisse: “La parola “diario“ suscita
l’immagine di un uomo che nel silenzio della sua casa scrive in un quaderno il
quotidiano. Con la penna stilografica trascrive su pagine bianche rigate storie
personali, pensieri, segreti, riflessioni e frammenti della vita. L’uomo nel
diario si specchia. Con emozione rievoca anche con l’intenzione di intendere
meglio la sua stagione. Ci sono amori, delusioni, proposte, intuizioni,
amicizie e le “cose”. Quando l’uomo del diario è uno scrittore la questione si
complica”. Ci sono tempi difficili che vanno vissuti con speranza e con
fermezza.
In questi giorni l’Italia, un Paese meraviglioso, deve fermarsi per combattere
un nemico invisibile. Le nostre abitudini devono cambiare, cosa tutt’altro che facile.
Il poeta Sandro Penna, in una sua poesia diceva: “Guardo dalla finestra io che
la vita ho sempre amato”.
Ora molti italiani devono guardare dalla finestra la
vita, devono stare in casa. Per questo il mio stile di vita si è modificato, da
sempre la mattina mi recavo al bar per bere un caffè insieme a qualche amico e
mi soffermavo con loro per scambiare quattro chiacchiere. Poi mi fermavo
all’edicola a comprare i giornali, solitamente sono tra i primi. Aspettavo
fuori dalla rivendita che arrivi il furgone con i giornali, un rito al quale
non mancavo mai. Era un appuntamento che mi permetteva d’incontrare alcune
persone e parlare con loro. Ora all’edicola ci vado mascherato come se dovessi
fare una rapina ai tempi del Far West, compro i giornali e mi allontano
velocemente con il bottino.
Dopo il virus, incontro raramente qualcuno,
diventando ancora di più straniero nella mia terra. Successivamente devo
andare in un paese vicino, Rivarotta di Pasiano, dove posseggo una casa e un
pezzo di terra che mi lasciò in eredità mio padre. Vicino alla casa ho una
stalla con quattro asinelli, e la mattina vado a sfamarli e a pulirli. La
stalla è come quelle di cent’ anni fa, non ho cambiato nulla. Gli animali in
questo periodo hanno un ospite, è arrivata una gattina e ha preso alloggio
nella stalla. La mattina ora mi attende, perché avendo aggiunto un posto a
tavola, devo sfamarla. Non è la prima volta che ospito una gattina, una mattina
trovai la sorpresa di alcuni piccoli che erano nati nella mangiatoia, e gli
asini li avevano adottati. La natura in questo periodo è davvero bella, vicino
alla stalla ho un piccolo bosco, dove gli alberi da frutto sono in fiore e mi
fanno apprezzare la primavera che sta arrivando.
Dopo il saluto alla natura e a
quel piccolo mondo me ne torno a casa. Alle nove inizio la giornata di
reclusione, Dalla finestra osservo il mio mondo come nel romanzo di Dino
Buzzati - Il deserto dei Tartari -. Ora il nemico che bisogna espugnare è il
virus che miete molte vite. Dalla finestra della mia casa di Motta di Livenza,
in provincia di Treviso, come il tenente Giovanni Drogo, personaggio principale
del romanzo di Buzzati, osservo e scruto.
Vedo il mio capitello che ho fatto
costruire dedicandolo alla Sacra Famiglia, con degli affreschi del pittore
Antonio Lippi, che raffigurano la Madonna con bambino, e ai lati i due Santi,
Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII. La giornata viene scandita da un ritmo di
caserma. La solitudine di chi non può uscire viene addolcita dalla presenza di
mia moglie e dei miei nipoti.
Questi giovani sono costretti a starsene in casa,
allora li accolgo nella mia biblioteca, e mi sono accordato con loro che ogni
giorno li parlerò di uno scrittore. L’idea di questo spazio letterario è stata
di mia nipote Mariagrazia, accolta anche dai fratelli Aurora e Umberto. Il
primo scrittore di cui abbiamo parlato è Orio Vergani, una grande penna della
letteratura italiana, tra poche settimane si ricorderanno i sessant’anni dalla
sua morte. E’ stato uno scrittore prolifico, che pubblicò numerosi libri.
Vergani scrisse alcune pagine su Carnera, il gigante buono, l’uomo più forte e
più buono del mondo. Il giorno successivo ho raccontato loro la vita dello
scrittore Federigo Tozzi, mostrando loro il libro a me caro che è il primo
volume dell’opera completa di Tozzi, edito dalla Vallecchi.
Questo libro “ Tre
Croci“ ha nel suo interno l’autografo del figlio Glauco Tozzi del Marzo 1943”
Questo libro lo acquistai da un antiquario. Il 21 marzo saranno trascorsi cent’
anni dalla nascita dello scrittore. Ieri ho parlato dello scrittore Tommaso
Tommaseo Ponzetta, medico illustre, professore universitario e autore di
numerosi libri, tra i quali, l’ultimo, Omaira, che racconta del grande amore di
Goffredo Parise. Libro che ha riscosso un grande successo e permette di
conoscere Parise ancora più da vicino. Ai miei nipoti ho presentato poi il
volume “La carrozza del nonno”, sempre dello stesso autore, in cui si parla del
tempo passato con uno scrivere che assomiglia a quello di Parise, l’
incantatore. Domani parlerò loro del Re Umberto II che morì in esilio,
nonostante desiderasse immensamente chiudere i suoi occhi in Italia. Nel giorno
dell’anniversario della sua morte, pianterò un albero come faccio in questa
ricorrenza.
Aggiungerò profumo e bellezza nella terra dei miei padri, dove
almeno gli alberi non temono di prendersi qualcosa.Quando i miei nipoti se ne
vanno, rimango da solo nella mia biblioteca, il posto, dove il mio animo trova
tranquillità e pace. Uno scrittore disse: “ La felicità più grande è quella di
stare con i libri, e non sentire il desiderio di uscire. Davanti a me gli
scaffali pieni di libri che mi sono stati vicini nei momenti della tempesta,
quei momenti in cui ti pare che tutto debba finire. Libri come guardiani del
tempo.
Da quasi quarant’ anni scrivo un diario composto da un quaderno nero per
ogni mese. Racconto quello che la vita mi offre, dei libri che ho letto, e
delle persone che mi hanno donato emozioni. In questo tempo, ho raddoppiato le
pagine che scrivo quotidianamente, e di quaderni ne riempirò almeno due. Lo
scrittore Orhan Pamuk diceva: “ Perché non c’è nulla di sorprendente come la
vita. Tranne lo scrivere.
Lo scrivere. Sì, certo, tranne lo scrivere, l’unica
consolazione che abbiamo”. Osservo uno dei miei scaffali, i quaderni neri che
ho scritto sono allineati davanti a me, sono all’incirca trecento, sono la
storia di una vita che tramonta, ma fino all’ultimo respiro, la mia stilografica
continuerà a calcare quei fogli. “ Il destino di molti è dipeso dall’esserci o
non esserci stata una biblioteca nella casa paterna” .
(Edmondo De Amicis ).
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