TORINO. Com’è noto, le spoglie
di Vittorio Emanuele II, primo Re d’Italia, spentosi il 9 gennaio del 1878,
furono tumulate a Roma, nel Pantheon. I Torinesi si aspettavano che venissero
accolte a Superga, dove sono custodite le tombe di decine di duchi, duchesse, Re,
Regine e Principi sabaudi. Ma Vittorio Emanuele era il primo Re d’Italia, e si
pensò che il suo corpo dovesse essere più opportunamente tumulato in uno dei
monumenti simboli della capitale del regno, nel pieno centro storico di Roma.
Il nuovo Re Umberto I, figlio
di Vittorio, consapevole dell’affetto dei Torinesi per la monarchia e in
particolare per questo Padre della Patria, che proprio da Torino aveva
progettato e ordito l’Unità d’Italia, si sentì in dovere di erigere, nella
città che per quasi cinque secoli era stata sede del ducato e poi della
monarchia sabauda, un imponente monumento alla memoria dell’amatissimo sovrano.
Umberto decise così di
elargire la considerevole somma di un milione di lire per la realizzazione di
un grande monumento a Torino, in onore di suo padre. Fu contemporaneamente
indetto un bando di concorso per l’erezione del monumento. Come luogo di
posizionamento, fu scelto l’attuale crocevia tra Corso Vittorio Emanuele e
Corso Galileo Ferraris, allora coincidente con l’angolo a nord-est del
quadrilatero delimitante l’antica piazza d’Armi.
Furono presentati ben 46
bozzetti e 8 disegni. Il responso della Commissione Giudicatrice fu pubblicato
il 1° aprile del 1879 sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia. Fu
considerato vincitore del progetto il giovane scultore genovese Pietro Costa,
allora trentenne (1849-1901).
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