In Europa sono presenti varie monarchie, ma
potrebbero essere di più. Qual è lo stato dei movimenti monarchici oggi?
L’8 dicembre ha avuto luogo in Serbia una grande protesta contro il Presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar
Vučić e il suo movimento, il Partito Progressista Serbo (Srpska
Napredna Stranka, SNS). Le opposizioni sono scese in piazza per
protestare contro una presunta deriva autoritaria della Presidenza, che, negli
ultimi anni, avrebbe ridotto la libertà di stampa, in un contesto di aumentata
corruzione e violenza: il pestaggio ai danni di Borko Stefanović,
leader del piccolo partito Sinistra Serba (Levica Srbije, LS).
La protesta ha coinvolto varie anime dell’opposizione a Vučić e a SNS, che in Parlamento
può contare sulla maggioranza dei seggi – ben 160 su 250 – e sul sostegno al
proprio leader che, anche se in continuo calo di popolarità da quando ha
assunto la carica di Presidente nel 2016, rimane una delle figure politiche più
popolari dello Stato ex-jugoslavo. Fra i vari partecipanti alla
manifestazione, spicca per particolarità la presenza di nostalgici
della monarchia che dal 1945 non ha più un ruolo nel quadro istituzionale serbo.
Il Principe ereditario Aleksandar II Karađorđević è
l’attuale pretendente al trono di Serbia. È figlio dell’ultimo re di Serbia e Jugoslavia,
Peter II, prima che quest’ultimo fosse allontanato nel 1945 dal trono a seguito della presa di potere da parte di Tito.
Come ogni buon membro di una casa regnante europea, è imparentato con buona
parte della nobiltà del continente. Ha vissuto per lungo tempo in Gran
Bretagna, con la cui Corona ha ottimi rapporti: la Regina Elisabetta II è la
sua madrina. Avendo trascorso lì gran parte della sua gioventù, parla
inglese meglio del serbo, ma, nonostante ciò, gode
di una buona popolarità in Serbia. Il sentimento monarchico serbo è
piuttosto forte e si è fatto via via più concreto man mano che le ultime
vestigia della Federazione Jugoslava sono venute meno – è del 2006 la fine
della Confederazione di Serbia e Montenegro, ultimo relitto del progetto
panslavista.
A sostegno del ritorno della monarchia in Serbia c’è
la ‘Associazione Regno di Serbia’,che si propone il compito
di sensibilizzare l’opinione pubblica su come la figura del monarca possa
meglio rispettare le esigenze del popolo serbo e soddisfare i suoi bisogni e
interessi. In passato ha promosso una raccolta firme, patrocinata da
Aleksandar II in persona, da sottoporre al Parlamento serbo. La richiesta,
sottoscritta da oltre 120mila persone, richiedeva il ritorno dell’istituzione
monarchica al posto dell’esistente repubblica. Il Re – che, come tiene a
sottolineare, non ha mai abdicato – tornerebbe quindi sul suo trono a Belgrado,
sebbene con poteri ridotti rispetto a quelli del 1945. Dall’associazione sono
molto chiari su questo punto: il sovrano non avrà poteri assoluti, ma agirà nel
rispetto della Costituzione. La sua figura sarà molto simile a quella
di un Presidente della Repubblica unita a quella di un difensore civico:
non interferirà nel potere legislativo, esecutivo e giudiziario, ma si limiterà
a indirizzare, con le sue lodi e le sue critiche, la vita del Paese.
La nostalgia per le istituzioni monarchiche è molto
sentita in quelle aree d’Europa che sono state parte del Patto di
Varsavia.
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