Genova – Un Re “nuovo” per la sua
decisione di concedere una sorta di Costituzione al Regno di Sardegna, lo “Statuto Albertino” ma anche per la
sua decisione di trasformare la dimora patrizia di Gerolamo Durazzo nella grande
reggia che oggi porta il nome di Palazzo Reale .
Il Museo di via Balbi
celebra la figura di Carlo Alberto con una mostra a
lui dedicata che resterà visitabile sino al 29 luglio nell’appartamento dei
principi ereditari, al primo piano nobile del palazzo.
Una raccolta di cimeli, di documenti e dipinti che ritraggono il
re che più di ogni altro contribuì a disegnare e definire la fisionomia del
Palazzo. Una mostra allestita nell’appartamento modificato e arredato per
ordine di Carlo Alberto, nel 1842, in occasione delle nozze dei duchi di Savoia
Vittorio Emanuele e Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena.
Primo re di Sardegna del ramo dei Savoia-Carignano, Carlo
Alberto è stato una figura chiave nella storia del palazzo genovese come per
quella del Regno di Sardegna e del futuro Regno d’Italia.
Ritratti su tela, su cammei e miniature, avori e porcellane, si
alternano a busti in marmo e bronzo dorato, stampe e disegni, documenti e
libri, arredi e oggetti preziosi fissano l’iconografia del sovrano, sia quella
ufficiale, sia quella più intima e familiare, fermando i punti salienti della
biografia del re, della regina Maria Teresa e dei figli, sullo sfondo della
storia della nazione nascente, ma soprattutto attraverso i suoi rapporti con
Genova e la reggia genovese.
Un itinerario che lega dunque le opere provenienti da gallerie
pubbliche e raccolte private (spesso inedite o esposte qui per la prima volta)
alle collezioni permanenti del palazzo.
Una storia raccontata “per oggetti” che racconta dei molti
passaggi del Re per la città di Genova. Dai lavori per trasformare il
l'edificio sino all’ultimo, da Oporto, in Portogallo, dove si era rifugiato in
esilio, dopo la sanguinosa sconfitta di Novara che lo portò ad abdicare, al
Porto di Genova, a calata Darsena, a bordo di un enorme sarcofago galleggiante
che arriverà nello scalo genovese il 4 ottobre 1849. Qui il corpo imbalsamato
del re venne celebrato con tutti gli onori nella cattedrale di San Lorenzo
prima del trasferimento nella cripta della Basilica di Superga, a Torino, dove
tuttora riposa.
Passeggiando per le sale dell’appartamento dei principi
ereditari si scoprono effigi che lo ritraggono giovane, bello, elegante,
promesso a un brillante avvenire e ritratti in maestà, circondati dai simboli
del potere assoluto. Dalla tela dipinta dai giovani pittori del Regio Istituto
dei Sordomuti di Genova sostenuto dal sovrano, agli stucchi di Santo Varni del
Gran Salone da Ballo che riaccendono i fasti delle feste genovesi per il reale
matrimonio del 1842. Dalle volte affrescate dai migliori pittori dell’Accademia
Ligustica, alla carrozza commissionata dopo il 1831 e tuttora esposta
nell’atrio del palazzo.
Idealista e romantico, ultimo difensore della regalità di antico
regime e padre dello Statuto Albertino, travolto da rivolgimenti storici spesso
traumatici, Carlo Alberto, "Re Nuovo" per la circostanza
in gran parte inaspettata di salire al trono all’esaurirsi della genealogia
principale di Casa Savoia, primo rappresentante di un ramo cadetto che avrà in
destino il trono d’Italia, “nuovo” per essere il primo della dinastia a
orientarne la politica in una prospettiva tutta italiana, e “nuovo” infine, per
aver rinnovato in modo indelebile e irreversibile l’aspetto e le funzioni del
Palazzo Reale di Genova.
[...]
Nessun commento:
Posta un commento