Quante volte abbiamo ripetuto la
frase di Foscolo, “Italiani vi esorto alla storia”, ma questa frase è valida
per tutti le nazioni che hanno una storia, e nella vecchia Europa gli stati
affondano le loro radici in secoli e secoli per cui l’invito era valido anche
per la Gran Bretagna, che dell’Europa fa
parte, almeno dall’epoca di Giulio
Cesare, dovendo affrontare un “referendum” sull’uscita dall’attuale
Unione Europea, di cui possiamo essere
insoddisfatti, ma che aveva posto fine a
quelle guerre, che in un secolo dal
1914 al 2016, l’avevano fatta retrocedere dalla continente guida e
“signore” del mondo da tutti i punti di
vista dalla politica, alla cultura all’economia, alla finanza, e a tutti gli
altri settori della vita civile, a un continente ormai minoritario come
popolazione, con ricorrenti crisi economiche, in crisi d’identità spirituale e di quei valori
morali, che lo avevano reso grande, e accerchiato da nazioni emergenti, oltre a
tutto di religione differente, molte del quale, a loro volta, in crisi, di carattere politico e
istituzionale, anche con guerre civili
d’inaudita violenza, che hanno reso endemico un fenomeno, quello
dell’emigrazione, che esisteva da qualche tempo, ma che non aveva assunto le
dimensioni attuali.
Ebbene in tutto questo scenario
brevemente tratteggiato gli elettori britannici, accorsi massicciamente alle
urne, hanno deciso, con una modesta maggioranza, che oggi molti contestano, di
abbandonare l’Unione europea, senza
minimamente pensare alle conseguenze anche interne, vedi Scozia e Irlanda del
Nord, che minacciano secessioni, avendo votato per il mantenimento
dell’adesione all’Europa, inseguendo un sogno antistorico di splendido isolamento, sul quale c’è molto da discutere.
Senza andare, infatti, troppo lontano nel tempo, ma partendo da quei 1700, che
vide anche ufficialmente l’unione della Scozia, all’Inghilterra, il Regno Unito, ha partecipato a tutte le dispute e le
guerre che si svolsero nel continente, toccando il loro culmine nelle guerre
napoleoniche, alle quali proprio l’esercito britannico pose fine nella giornata di Waterloo, e solo da
allora, fino al 1914, si estraniarono, almeno ufficialmente dalle vicende
europee, anche considerando quella strana guerra contro l’impero russo, in
Crimea, insieme con la Francia e il
Regno di
Sardegna, lungimiranti Cavour e Vittorio
Emanuele II, dedicandosi invece a
ingrandire e rafforzare il suo impero, con guerre coloniali, vedi repressioni delle rivolte in
India o nel Sudafrica, contro i boeri, impero che così raggiunse una dimensione
mondiale, mai vista fino allora, e oggi unico. Quanto al periodo successivo al 1914 e alle due
guerre mondiali la partecipazione alle
stesse del Regno, Unito, anche come protagonista, in entrambi i casi alleato
con la Francia, è storia recente che dimostra il suo stretto legame con
l’Europa, la prima volta mosso in soccorso del Belgio e la seconda volta per la
Polonia, entrambi Stati Europei, purtroppo aggrediti da un altro paese europeo, eventi questi che l’unione dovrebbe
avere esorcizzato.
Quali siano state perciò le argomentazioni portate
invece a favore dell’uscita , abbiamo letto e
constatato la loro
povertà in termini
ideali e pratici , quando il governo
Cameron aveva già ottenuto
condizioni invidiabili ed
eccezionali, per cui un
voto positivo per
il mantenimento della
adesione, anche e proprio con
una forte minoranza
favorevole all’uscita,
sarebbe risuonato egualmente
alto e forte
come monito ai
burosauri di Bruxelles, ed avrebbe
spinto le altre
nazioni europee ad
una radicale revisione
della politica comunitaria, in quei
settori in cui è
sotto accusa in
vari altri paesi
europei, ed invece spinto
al rafforzamento della politica
estera comune , oggi quasi
inesistente , e degli organismi
militari ed antiterroristici che
rispondano alle attuali
esigenze, anche se,
fortunatamente esiste, ma nessuno
lo ha ricordato, pur sempre
la NATO, di cui
il Regno Unito, è
stato ed è
parte non secondaria.
Domenico Giglio
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