NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 30 giugno 2016

Considerazioni referendarie: cosa insegna il referendum sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

di Domenico Giglio

-Il regalo per i novant’anni della Regina  Elisabetta.

Chi ha votato per l’uscita della Gran  Bretagna dall’Unione  Europea, ha pensato forse, inconsciamente, anche di rendere un omaggio alla sua Regina, ma, per l’eterogenesi  dei  fini, ha forse innescato la dissoluzione del Regno  Unito, come abbiamo visto quando Scozia e Irlanda  del  Nord, hanno precisato che loro intendono rimanere giuridicamente nell’Europa comunitaria e quindi staccarsi dal resto del Regno che diventerà non più “Unito”, cambiando necessariamente anche la bandiera per la quale avevano combattuto ed erano morti in centinaia di migliaia di soldati e marinai, anche scozzesi e irlandesi. Qualcuno  ha  poi  notato  che  nell’arco  di  400  anni  si  sta  probabilmente  compiendo    con  l’attuale  Regina  Elisabetta  II,un  ciclo  storico  con  il  ritorno  ad  un  Regno d’ Inghilterra ,  quale  era  quello   su  cui  regnava  la  prima  Elisabetta ? Se così fosse, non potevano fare regalo peggiore per i novant’anni della loro Sovrana!

-Similitudini tra referendum.

L’esito del referendum circa la permanenza del Regno  Unito nell’unione europea ha visto un’esplosione, da  parte  di analisti e commentatori, sui giornali italiani, di commenti negativi e disgustati per il risultato, e insieme con argomenti seri, specie di carattere economico, vi sono stati interessanti articoli sulla validità di questo voto, per la modesta differenza tra i “sì” e i “no”, quando per eventi del genere, sarebbe stata necessaria, così hanno scritto, una maggioranza  qualificata e alcuni, tenendo conto che i votanti sono stati poco più del 72% del corpo  elettorale, hanno rilevato che quindi solo il 37% si è espresso a  favore  dell’uscita dall’U.E. distanza di settanta anni, questi articolisti, che dai loro nomi escludo abbiano simpatie monarchiche, con queste considerazioni m hanno dato un’autorevole conferma che il referendum  istituzionale del 1946, lascia molti dubbi sull’effettiva vittoria repubblicana, il cui vantaggio di circa due milioni di voti, si sarebbe ridotto tenendo  conto del milione e cinquecentomila voti annullati e minoritario rispetto al totale degli iscritti nelle liste elettorali, e che un evento di tale genere con le conseguenze che abbiamo visto e che viviamo, si sarebbe dovuto tenere quando a votare dovevano essere tutti i cittadini italiani, di tutte le provincie, comprese le centinaia di migliaia di ex prigionieri, ancora non rientrati in patria.

-Anglofobia e anglomania.

Sempre con questo referendum sono tornati  a  galla sentimenti per  lo  più anglofobi, fino  a riesumare il termine della perfida “Albione”, dovuto a Vincenzo  Monti, certamente poeta famoso, ma non certo esempio di coerenza politica, ma anche sentimenti  di  amore e ammirazione per istituzioni, tradizioni, usi  e  costumi degli “angeli”, non “angli”, come li aveva definiti un antico Pontefice. E’ possibile che non si possa ragionare e valutare avvenimenti e popoli, con equilibrio e serenità, tirando invece fuori luoghi  comuni, se non addirittura barzellette, e questo dopo settantuno anni dalla fine della seconda  guerra  mondiale quando le ferite dovrebbero essere storicizzate e non più eventi sui quali ancora basarsi nei rapporti reciproci tra le nazioni  europee. La scena evangelica dell’adultera e la frase di Gesù  Cristo, che chi era senza peccato scagliasse la “prima pietra”, hanno una validità universale, per cui lasciamo agli storici, quelli veri e non ideologicità che scrive per dimostrare una tesi precostituita, di definire i rapporti avuti dall’Italia con la Gran  Bretagna e altre nazioni  europee, poiché è l’Europa tutta a essere oggi sotto attacco. 

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