Su segnalazione del nostro Amico Ing. Domenico Giglio riportiamo questo bell'articolo di Giuseppe Galasso comparso sul Corriere della SeraCon il re un legame poco felice che però aiutò il sentimento nazionale. Impeccabile nel ruolo anche dopo l'assassinio di Umberto I
L'Italia dei tempi di Margherita apparve, a nazionalisti e fascisti, come una Italietta dimessa e modesta rispetto alle attese risorgimentali. Lo si diceva sul piano diplomatico e militare (Custoza e Lissa nel 1866, Adua nel 1896) ma anche per una permanente conflittualità interna; per la torrenziale emigrazione dilagata dagli anni 70; per la grande distanza tra il «Paese reale» e il «Paese legale»; per la bassa opinione della politica come non adatta alle persone perbene; per la diffusione di tendenze e movimenti protestatari o anarchici o estremistici; per le continue agitazioni e disordini che diffusero un'idea dell'Italia come Paese instabile, inadatto a un libero regime.
Eppure quell'Italietta, fino al 1876 con la Destra, poi con la Sinistra, fu subito audace anche in politica estera, potenziò molto le sue attrezzature e infrastrutture e modernizzò la sua struttura amministrativa, legislativa e culturale, pur non riuscendo a risolvere problemi essenziali come quello del Mezzogiorno.
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