Con il re un legame poco felice che però aiutò il sentimento nazionale. Impeccabile nel ruolo anche dopo l'assassinio di Umberto I
L'Italia dei tempi di Margherita apparve, a nazionalisti e fascisti, come una Italietta dimessa e modesta rispetto alle attese risorgimentali. Lo si diceva sul piano diplomatico e militare (Custoza e Lissa nel 1866, Adua nel 1896) ma anche per una permanente conflittualità interna; per la torrenziale emigrazione dilagata dagli anni 70; per la grande distanza tra il «Paese reale» e il «Paese legale»; per la bassa opinione della politica come non adatta alle persone perbene; per la diffusione di tendenze e movimenti protestatari o anarchici o estremistici; per le continue agitazioni e disordini che diffusero un'idea dell'Italia come Paese instabile, inadatto a un libero regime.
Eppure quell'Italietta, fino al 1876 con la Destra, poi con la Sinistra, fu subito audace anche in politica estera, potenziò molto le sue attrezzature e infrastrutture e modernizzò la sua struttura amministrativa, legislativa e culturale, pur non riuscendo a risolvere problemi essenziali come quello del Mezzogiorno.
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