NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 24 luglio 2020

Paolo Boselli (1838-1932)


di Gianluigi Chiaserotti

Inizio con il presente una serie di articoli dedicati ad illustri personaggi della c. d. “Italia Liberale” che furono creati Senatori del Regno, quando far parte della Camera Alta aveva un valore, una tradizione contro l’attuale degrado in cui è caduta tale istituzione.
Ma dalla nostra repubblica cosa ci aspettiamo?
Paolo Boselli nacque il giorno 8 giugno 1838 in Savona, da Paolo Boselli, di professione notaio, e da Marina Pizzorno.
Il padre, di sentimenti liberali, nel 1821 dovette andare in esilio in Francia, perché accusato di aver favorito la fuga di patrioti come Santorre di Santarosa (1783-1825).
Dopo aver frequentato il collegio degli Scolopi a Savona, Boselli nel 1856 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Torino, dove si laureò nel 1860, avendo illustri docenti come Francesco Ferrara (1810-1900), Pasquale Stanislao Mancini (1817-1888) ed Antonio Scialoja (1817-1877).
Sposatosi con Corinna Cambieri (dalla quale ebbe tre figli, Silvio, Maria e Luisa), Boselli fece una rapida carriera nella divisione amministrativa statale: nel 1862 divenne auditore del Consiglio di Stato, nel 1865 ebbe la nomina a consigliere della prefettura di Milano, mentre successivamente collaborò con l’allora ministro dell’agricoltura, e, su incarico di quest’ultimo, Boselli venne nominato (1867) segretario generale della Commissione italiana all’Esposizione Universale di Parigi.
Nominato membro della Giunta permanente di Finanza (1869) da Quintino Sella (1827-1884), il Boselli fu contemporaneamente professore ordinario di economia politica alla Scuola Superiore di commercio di Venezia.
Nel 1870, quindi, divenne professore universitario della cattedra di scienza delle finanze a Roma, appena istituita, ma abbandonò l’insegnamento nel 1874 per dedicarsi completamente all’attività politica.
Boselli era stato eletto deputato, per il collegio di Savona, nel Parlamento italiano nel 1870 nelle file della Destra storica, partecipò a varie commissioni parlamentari e fu relatore di vari progetti di legge: membro e poi presidente della giunta permanente di finanza, fece parte delle commissioni di riordinamento dell’imposta fondiaria, di quella per il riordino dei tributi locali e di quella consultiva sulle istituzioni di previdenza e del lavoro.
Successivamente, tra il 1872 ed il 1874, il nostro fu membro della commissione d’inchiesta agraria e di quella industriale. Inizialmente liberista (nel dibattito del marzo del 1876 sulla statalizzazione delle ferrovie si schierò dalla parte dei deputati governativi), Boselli si avvicinò successivamente allo statalismo economico propugnato da Francesco Crispi (1818-1901) e dal 1888 ricoprì vari incarichi ministeriali: infatti dal 17 febbraio 1888 al 6 febbraio 1891 fu Ministro della Pubblica Istruzione nel governo Crispi, scelto per rafforzare con i voti di parte della Destra il ministero.
Vari furono i provvedimenti presi durante tale incarico: tentativo di istituzione della scuola media, miglioramento del regolamento scolastico, valorizzazione e conservazione del patrimonio artistico e culturale italiano attraverso il restauro di vari monumenti (Villa Giulia e le Terme di Diocleziano) e l’istituzione di musei archeologici.
Ministro dell’agricoltura nel terzo governo Crispi nel 1893, fu anche ministro delle Finanze dal 14 giugno 1894, lasciando il dicastero dell’Agricoltura ad Augusto Barazzuoli (1830-1896): come titolare del portafoglio finanziario, Boselli diede il definitivo regolamento alla neonata Banca d’Italia, nata dopo lo scandalo della Banca Romana che aveva fatto cadere il ministero di Giovanni Giolitti (1842- 1928).
Dopo la caduta dell’esecutivo Crispi in seguito alla battaglia di Adua, Paolo Boselli ritornò deputato, ma fu chiamato ad occupare il dicastero del Tesoro nel gabinetto di Luigi Girolamo Pelloux (1839-1924) nel 1899.
Questi, in sintesi, i governi a cui il Boselli partecipo’: Ministro dell’Agricoltura (1893, fino al 14 giugno 1894, sostituito appunto da Augusto Barazzuoli), con
Francesco Crispi (nel suo III governo, 15 dicembre 1893/2 giugno 1895), eppoi ministro del Tesoro con Luigi Girolamo Pelloux e dell’istruzione con Giorgio Sidney Sonnino (1847-1922) (nel suo I, 8 febbraio/29 maggio 1906).
Eletto in nostro varie volte presidente del Consiglio provinciale di Torino, fu a capo del Regio Museo Industriale Italiano dal 1904 al 1907 ed appoggiò in seguito l’intervento dell’Italia nella Prima Guerra Mondiale. Nel 1906 fu nominato come Presidente onorario della S. P. Lazio, società della quale Boselli rimase sempre socio.
Nel 1910 divenne presidente triennale dell’Accademia delle Scienze di Torino di cui era stato eletto Socio nazionale nel 1888 e nel 1918 divenne Socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Fu presidente dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo dal 1911 alla morte.
Interventista allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, nel 1916, caduto il governo di Antonio Salandra (1853-1931) a causa dell’insoddisfazione generale suscitata dagli scarsi risultati ottenuti dalle sanguinose offensive italiane, e dal grave pericolo corso dal fronte trentino a causa della Strafexpedition austriaca, Boselli fu nominato Presidente del Consiglio dei ministri dal re Vittorio Emanuele III (1869-1947), rimanendo in carica dal 18 giugno 1916 al 30 ottobre 1917.
Il suo fu un esecutivo di coalizione nazionale, dal quale però rimasero esclusi i socialisti. Il primo ministro italiano fu contrario all’intromissione parlamentare sulla conduzione della guerra e diede sempre fiducia al generale Luigi Cadorna (1850-1928), approvando l’ottima visione strategica dello stesso ed i suoi metodi tattici. Ciò fu la sua fine, perché, dopo la battaglia di Caporetto, dovette presentare le dimissioni; al suo posto il sovrano nominò Vittorio Emanuele Orlando (1860-1952).
Nel 1922, Paolo Boselli fu favorevole all’ascesa del fascismo, al quale lo accomunava l’avversione per il movimento socialista, tanto che nel 1924 ricevette la tessera ad honorem del Partito Nazionale Fascista.
Il Nostro fu creato Senatore del Regno il 10 aprile 1921 ai sensi dei commi 3 (“i deputati dopo tre legislature o sei anni di esercizio”) e 5 (“i Ministri segretari di Stato”) dell’art. 33 dello Statuto Albertino.
L’ultimo suo atto politico di rilievo fu la sua relazione in una commissione che approvò i Patti Lateranensi del 1929 proprio nell’ambito del Senato del Regno.
Paolo Boselli fu anche Presidente della Società “Dante Alighieri” (1906-1932).
Cultore di studi storici, il nostro creò in Roma il Museo del Risorgimento Italiano.
Il Nostro fu anche creato Cavaliere dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata il 31 dicembre 1915, quale creazione numero 739 dall’istituzione dell’Ordine.
Scomparso nel 1932 ad oltre 93 anni, è stato il più longevo primo ministro della storia d’Italia fino al 2013, quando è stato superato da Giulio Andreotti (1919-2013).
Paolo Boselli è sepolto nel Cimitero monumentale di Torino.

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