di Gianluigi Chiaserotti
Inizio con il presente una
serie di articoli dedicati ad illustri personaggi della c. d. “Italia Liberale”
che furono creati Senatori del Regno, quando far parte della Camera Alta aveva
un valore, una tradizione contro l’attuale degrado in cui è caduta tale
istituzione.
Ma dalla nostra repubblica
cosa ci aspettiamo?
Paolo Boselli nacque il giorno
8 giugno 1838 in Savona, da Paolo Boselli, di professione notaio, e da Marina
Pizzorno.
Il padre, di sentimenti
liberali, nel 1821 dovette andare in esilio in Francia, perché accusato di aver
favorito la fuga di patrioti come Santorre di Santarosa (1783-1825).
Dopo aver frequentato il
collegio degli Scolopi a Savona, Boselli nel 1856 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza
dell’Università di Torino, dove si laureò nel 1860, avendo illustri docenti
come Francesco Ferrara (1810-1900), Pasquale Stanislao Mancini (1817-1888) ed
Antonio Scialoja (1817-1877).
Sposatosi con Corinna Cambieri
(dalla quale ebbe tre figli, Silvio, Maria e Luisa), Boselli fece una rapida
carriera nella divisione amministrativa statale: nel 1862 divenne auditore del
Consiglio di Stato, nel 1865 ebbe la nomina a consigliere della prefettura di
Milano, mentre successivamente collaborò con l’allora ministro
dell’agricoltura, e, su incarico di quest’ultimo, Boselli venne nominato (1867)
segretario generale della Commissione italiana all’Esposizione Universale di
Parigi.
Nominato membro della Giunta
permanente di Finanza (1869) da Quintino Sella (1827-1884), il Boselli fu
contemporaneamente professore ordinario di economia politica alla Scuola
Superiore di commercio di Venezia.
Nel 1870, quindi, divenne
professore universitario della cattedra di scienza delle finanze a Roma, appena
istituita, ma abbandonò l’insegnamento nel 1874 per dedicarsi completamente
all’attività politica.
Boselli era stato eletto
deputato, per il collegio di Savona, nel Parlamento italiano nel 1870 nelle
file della Destra storica, partecipò a varie commissioni parlamentari e fu
relatore di vari progetti di legge: membro e poi presidente della giunta
permanente di finanza, fece parte delle commissioni di riordinamento
dell’imposta fondiaria, di quella per il riordino dei tributi locali e di
quella consultiva sulle istituzioni di previdenza e del lavoro.
Successivamente, tra il 1872
ed il 1874, il nostro fu membro della commissione d’inchiesta agraria e di quella
industriale. Inizialmente liberista (nel dibattito del marzo del 1876 sulla
statalizzazione delle ferrovie si schierò dalla parte dei deputati
governativi), Boselli si avvicinò successivamente allo statalismo economico
propugnato da Francesco Crispi (1818-1901) e dal 1888 ricoprì vari incarichi ministeriali:
infatti dal 17 febbraio 1888 al 6 febbraio 1891 fu Ministro della Pubblica
Istruzione nel governo Crispi, scelto per rafforzare con i voti di parte della
Destra il ministero.
Vari furono i provvedimenti
presi durante tale incarico: tentativo di istituzione della scuola media, miglioramento
del regolamento scolastico, valorizzazione e conservazione del patrimonio
artistico e culturale italiano attraverso il restauro di vari monumenti (Villa
Giulia e le Terme di Diocleziano) e l’istituzione di musei archeologici.
Ministro dell’agricoltura nel
terzo governo Crispi nel 1893, fu anche ministro delle Finanze dal 14 giugno
1894, lasciando il dicastero dell’Agricoltura ad Augusto Barazzuoli
(1830-1896): come titolare del portafoglio finanziario, Boselli diede il
definitivo regolamento alla neonata Banca d’Italia, nata dopo lo scandalo della
Banca Romana che aveva fatto cadere il ministero di Giovanni Giolitti (1842- 1928).
Dopo la caduta dell’esecutivo
Crispi in seguito alla battaglia di Adua, Paolo Boselli ritornò deputato, ma fu
chiamato ad occupare il dicastero del Tesoro nel gabinetto di Luigi Girolamo
Pelloux (1839-1924) nel 1899.
Questi, in sintesi, i governi
a cui il Boselli partecipo’: Ministro dell’Agricoltura (1893, fino al 14 giugno
1894, sostituito appunto da Augusto Barazzuoli), con
Francesco Crispi (nel suo III
governo, 15 dicembre 1893/2 giugno 1895), eppoi ministro del Tesoro con Luigi
Girolamo Pelloux e dell’istruzione con Giorgio Sidney Sonnino (1847-1922) (nel
suo I, 8 febbraio/29 maggio 1906).
Eletto in nostro varie volte
presidente del Consiglio provinciale di Torino, fu a capo del Regio Museo Industriale
Italiano dal 1904 al 1907 ed appoggiò in seguito l’intervento dell’Italia nella
Prima Guerra Mondiale. Nel 1906 fu nominato come Presidente onorario della S.
P. Lazio, società della quale Boselli rimase sempre socio.
Nel 1910 divenne presidente
triennale dell’Accademia delle Scienze di Torino di cui era stato eletto Socio
nazionale nel 1888 e nel 1918 divenne Socio dell’Accademia Nazionale dei
Lincei.
Fu presidente dell’Istituto
storico italiano per il Medio Evo dal 1911 alla morte.
Interventista allo scoppio
della Prima Guerra Mondiale, nel 1916, caduto il governo di Antonio Salandra
(1853-1931) a causa dell’insoddisfazione generale suscitata dagli scarsi
risultati ottenuti dalle sanguinose offensive italiane, e dal grave pericolo
corso dal fronte trentino a causa della Strafexpedition austriaca, Boselli fu
nominato Presidente del Consiglio dei ministri dal re Vittorio Emanuele III
(1869-1947), rimanendo in carica dal 18 giugno 1916 al 30 ottobre 1917.
Il suo fu un esecutivo di
coalizione nazionale, dal quale però rimasero esclusi i socialisti. Il primo ministro
italiano fu contrario all’intromissione parlamentare sulla conduzione della
guerra e diede sempre fiducia al generale Luigi Cadorna (1850-1928), approvando
l’ottima visione strategica dello stesso ed i suoi metodi tattici. Ciò fu la
sua fine, perché, dopo la battaglia di Caporetto, dovette presentare le
dimissioni; al suo posto il sovrano nominò Vittorio Emanuele Orlando
(1860-1952).
Nel 1922, Paolo Boselli fu
favorevole all’ascesa del fascismo, al quale lo accomunava l’avversione per il
movimento socialista, tanto che nel 1924 ricevette la tessera ad honorem del
Partito Nazionale Fascista.
Il Nostro fu creato Senatore
del Regno il 10 aprile 1921 ai sensi dei commi 3 (“i deputati dopo tre legislature
o sei anni di esercizio”) e 5 (“i Ministri segretari di Stato”) dell’art. 33
dello Statuto Albertino.
L’ultimo suo atto politico di
rilievo fu la sua relazione in una commissione che approvò i Patti Lateranensi
del 1929 proprio nell’ambito del Senato del Regno.
Paolo Boselli fu anche
Presidente della Società “Dante Alighieri” (1906-1932).
Cultore di studi storici, il
nostro creò in Roma il Museo del Risorgimento Italiano.
Il Nostro fu anche creato Cavaliere
dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata il 31 dicembre 1915, quale
creazione numero 739 dall’istituzione dell’Ordine.
Scomparso nel 1932 ad oltre 93
anni, è stato il più longevo primo ministro della storia d’Italia fino al 2013,
quando è stato superato da Giulio Andreotti (1919-2013).
Paolo Boselli è sepolto nel
Cimitero monumentale di Torino.
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