Dopo la comunicazione della
Suprema Corte sui risultati definitivi del referendum, il Consiglio dei
Ministri si riunì immediatamente ed approvò un ordine del giorno nel quale
dichiarò: «Il Consiglio dei Ministri prende atto del giudizio definitivo della Corte
di Cassazione sulle contestazioni, le proteste e i reclami e rileva che la
Magistratura competente ha eliminato ogni dubbio di fatto e di diritto circa la
netta decisione repubblicana del referendum e la conseguente perfetta legalità
della posizione assunta il 10 giugno dal Governo».
Passaggio di poteri dal 18
giugno 1944
La «Gazzetta Ufficiale della
Repubblica» pubblicò il decreto di passaggio dei poteri di Capo dello Stato
dall'On. De Gasperi all'On. De Nicola e affermò che l'On. De Gasperi deteneva
quei poteri dal 18 giugno dopo il verdetto definitivo (rimane così confermata
la prematura assunzione dell'esercizio delle funzioni del 13 giugno).
Commento "De la Voce
della Giustizia„
«La Repubblica è nata per
volere di 12 milioni e 717 mila elettori circa, mentre altri 10 milioni e 719
mila circa volevano la Monarchia, 1 milione e 498 mila circa non si sono
legalmente pronunciati (quelli delle schede nulle), un numero enorme di
cittadini, almeno un altro milione non hanno votato perché non hanno ricevuto
il certificato elettorale o perché recatisi a votare con il regolare
certificato si sona sentiti dire che... avevano già votato (questione dei
doppioni) rischiando anche di andar dentro; infine un altro milione circa di
elettori non ha votato perché composto di prigionieri, di internati in
Jugoslavia e di cittadini residenti sulla Venezia Giulia e nella provincia di
Bolzano, per i quali ultimi la legge dice che «la convocazione dei comizi
elettorali sarà disposta con successivi provvedimenti». «La repubblica dunque è
nata, ma essa non è certo la repubblica di tutti gli italiani». Giovanni
Durando; (da « La Voce della Giustizia » anno II n. 25, 22 giugno 1946).
«E' chiaro pertanto anche a
prescindere dalla incompletezza delle consultazioni popolari del 2 giugno, cioè
anche tenendo conto che in quel giorno furono tenuti lontani tutti i
prigionieri (che oggi gli alleati si affrettano a mettere in libertà), tutti i
reclusi, delle provincie Giuliane, tutti i «defraudati» del certificato
elettorale, anche a prescindere da tutti questi elementi, è chiaro che il «referendum»
istituzionale è da ritenersi inficiato dall'imprigionamento morale e fisico dei
monarchici durato dal 25 aprile 1945 al 1 giugno 1946 e dalle impossibilità in
cui essi si sono trovati di controbattere le menzogne dei repubblicani di
occasione». Giovanni Durando; (da « La Voce della Giustizia » anno II n. 28, 12
luglio 1946).
«E' lecito immaginare che cosa
sarebbe capitato in questa repubblica appena nata, se la Corte avesse deciso in
conformità della richiesta del Procuratore Generale! Basti dire che in tal caso
la maggioranza a favore della repubblica sarebbe di 250 mila voti! Il che
avrebbe diviso il Paese anche più gravemente di quanto non l'abbia diviso «la
repubblica dei due milioni». Giovanni Durando; (da « La Voce della Giustizia »,
n. 25, giugno 1946).
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