NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 22 luglio 2020

Il libro azzurro sul referendum - XIX cap - 4-6


Ordine del giorno del Governo 18 giugno 1946
Dopo la comunicazione della Suprema Corte sui risultati definitivi del referendum, il Consiglio dei Ministri si riunì immediatamente ed approvò un ordine del giorno nel quale dichiarò: «Il Consiglio dei Ministri prende atto del giudizio definitivo della Corte di Cassazione sulle contestazioni, le proteste e i reclami e rileva che la Magistratura competente ha eliminato ogni dubbio di fatto e di diritto circa la netta decisione repubblicana del referendum e la conseguente perfetta legalità della posizione assunta il 10 giugno dal Governo».

Passaggio di poteri dal 18 giugno 1944
La «Gazzetta Ufficiale della Repubblica» pubblicò il decreto di passaggio dei poteri di Capo dello Stato dall'On. De Gasperi all'On. De Nicola e affermò che l'On. De Gasperi deteneva quei poteri dal 18 giugno dopo il verdetto definitivo (rimane così confermata la prematura assunzione dell'esercizio delle funzioni del 13 giugno).

Commento "De la Voce della Giustizia„
«La Repubblica è nata per volere di 12 milioni e 717 mila elettori circa, mentre altri 10 milioni e 719 mila circa volevano la Monarchia, 1 milione e 498 mila circa non si sono legalmente pronunciati (quelli delle schede nulle), un numero enorme di cittadini, almeno un altro milione non hanno votato perché non hanno ricevuto il certificato elettorale o perché recatisi a votare con il regolare certificato si sona sentiti dire che... avevano già votato (questione dei doppioni) rischiando anche di andar dentro; infine un altro milione circa di elettori non ha votato perché composto di prigionieri, di internati in Jugoslavia e di cittadini residenti sulla Venezia Giulia e nella provincia di Bolzano, per i quali ultimi la legge dice che «la convocazione dei comizi elettorali sarà disposta con successivi provvedimenti». «La repubblica dunque è nata, ma essa non è certo la repubblica di tutti gli italiani». Giovanni Durando; (da « La Voce della Giustizia » anno II n. 25, 22 giugno 1946).
«E' chiaro pertanto anche a prescindere dalla incompletezza delle consultazioni popolari del 2 giugno, cioè anche tenendo conto che in quel giorno furono tenuti lontani tutti i prigionieri (che oggi gli alleati si affrettano a mettere in libertà), tutti i reclusi, delle provincie Giuliane, tutti i «defraudati» del certificato elettorale, anche a prescindere da tutti questi elementi, è chiaro che il «referendum» istituzionale è da ritenersi inficiato dall'imprigionamento morale e fisico dei monarchici durato dal 25 aprile 1945 al 1 giugno 1946 e dalle impossibilità in cui essi si sono trovati di controbattere le menzogne dei repubblicani di occasione». Giovanni Durando; (da « La Voce della Giustizia » anno II n. 28, 12 luglio 1946).
«E' lecito immaginare che cosa sarebbe capitato in questa repubblica appena nata, se la Corte avesse deciso in conformità della richiesta del Procuratore Generale! Basti dire che in tal caso la maggioranza a favore della repubblica sarebbe di 250 mila voti! Il che avrebbe diviso il Paese anche più gravemente di quanto non l'abbia diviso «la repubblica dei due milioni». Giovanni Durando; (da « La Voce della Giustizia », n. 25, giugno 1946).

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