di Emilio Del Bel Belluz
La storia dei Savoia è stata scritta anche da una Regina nata nel
Montenegro: la Regina Elena, moglie di Re Vittorio Emanuele III. Spesso mi capita
di pensare a questa donna che nella sua vita non aveva mai dimenticato alcune
cose importanti: la famiglia e la patria d’origine. La sua vita non fu facile,
come non fu facile lasciare il suo Paese, dove visse la sua infanzia con i suoi
famigliari. La regina Elena non si dimenticò mai di suo padre, di sua madre, e
delle sue sorelle. Le nostre radici, il luogo dove siamo nati, la famiglia in
cui siamo cresciuti, non verranno mai dimenticati. La sua vicenda umana la portò a essere sempre
amorevole verso gli altri, verso quelli che la vita non aveva aiutato. Da anni
si parla di questa Serva di Dio per elevarla agli altari, ma il percorso non è
facile e dopo tutto è una Savoia, e la strada diventa ancora più ripida. La
Chiesa da anni non è più in grado di fare le sue scelte senza dover essere vassalla
della sinistra e dei fratelli maggiori. Elena era talmente umile che forse non
gradirebbe essere fatta Beata. Il bene che faceva cercava di nasconderlo con
molta umiltà, quella di chi fa senza aspettarsi nulla in cambio, perché sa che
il Buon Dio vede tutto. In Italia si parla poco della Regina. In questi giorni
mi è venuto tra le mani una foto di un monumento che le fu dedicato sessant’
anni fa, precisamente nel luglio del
1960, dai cittadini di Messina. La statua fu inaugurata alla presenza del Marchese
Falcone Lucifero in rappresentanza del Re Umberto II, che si trovava in esilio
e non gli era quindi permesso di partecipare alla bella iniziativa con cui si
ricordava sua madre. Erano presenti il
conte Giorgio Calvi di Bengolo, marito di Jolanda di Savoia, il principe Enrico
d’Assia, nipote di Elena di Savoia. La grande statua è stata possibile grazie
ai fondi ricevuti da una sottoscrizione avvenuta dopo la morte della Regina
Elena, il 26 novembre del 1952 in terra francese a Montpellier. L’articolo che
ne parla è tratto dal settimanale Gente. Il suo inviato Antonio De Carlo fa un
racconto della giornata molto commovente. La scelta del posto Messina è legata
al terribile terremoto che investì la città e la distrusse nel 1908. Una data
che nessuno avrebbe mai dimenticato. La Regina Elena assieme al suo consorte
volle essere presente per aiutare le popolazioni colpite. “ Finalmente all’alba
del 30 dicembre, la Napoli, di scorta alla Regina Elena, sulla quale erano imbarcati i sovrani
dell’Italia, doppiò capo Faro. Con essa giunsero i primi viveri, una buona
scorta di medicinali e tre compagnie della Croce Rossa. Ma ancora nessuno a
bordo immaginava lo spettacolo di desolazione che avrebbe trovato allo sbarco.
La Regia, dimessamente vestita, si spinse subito con alcuni militari verso la
parte più alta della città, ormai divenuta una tragica collina di macerie.
Dappertutto trovò bimbi spauriti, donne urlanti, uomini inebetiti, insensibili
alla pioggia che cadeva fittissima. Elena di Savoia iniziò la sua opera di
salvatrice accorrendo nei punti più pericolosi, instancabile, aiutando con le
sue mani a rimuovere le macerie, riparandosi soltanto con un loden che, in
breve, acquistò il colore della fanghiglia. Al quinto piano di una casa del
rione “ Boccetta”, le squadre di soccorso scoprirono un ragazzo piangente su un
instabile balcone. Si trovava lì da due giorni, terrorizzato dai continui
crolli dei muri vicini. Fu invitato a saltare in un telo trattenuto in basso da
alcuni soldati; ma il ragazzo era riluttante: il freddo e la fame gli
sembravano meno forti della paura di lanciarsi nel vuoto”. Quando la regina
vide questo giovane si mosse in suo aiuto per metterlo in salvo come se fosse suo figlio, con cuore
di madre. “ Ebbe allora inizio un dialogo tra la Regina e quella povera
creatura, un dialogo di promesse e di esortazioni. Elena di Savoia, inerpicata
sul punto più alto delle macerie, diede una voce al ragazzo: “Come ti chiami?
Mi pare di conoscerti e anche tu dovresti conoscere me; guardami bene: hai visto
mai la Regina?”. Vi fu una breve pausa, mentre il piccolo scrutava la sua
interlocutrice. Poi si scosse: “ La regina quella che si vede nel quadro della
scuola ?”. “Si, sono quella, sono la tua Regina; salta, mi vedrai meglio da
vicino “. Il ragazzo chiuse gli occhi, si sporse dal balcone, piombò sul telo
salvatore. Elena di Savoia lo baciò lungamente lo strinse a sé con effusione
materna: “ Sei contento di essere accanto alla Regina?”. Ma il ragazzo non
rispose: ebbe un sussulto e poi rimase con lo sguardo inerte, insensibile alla
pioggia che gli flagellava il viso. Elena di Savoia si chinò su quel corpo
senza vita e si mise a singhiozzare”. Basterebbe questo episodio così
commovente per farla conoscere al mondo, magari se qualcuno decidesse di fare
un film sulla sua vita. Episodi come questi nella vita della Regina ve ne sono
tanti, ecco perché le mamme d’Italia dovrebbero invocarla e pregarla.
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