NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 10 luglio 2020

Elena di Montenegro, la dolce Regina d’Italia


di Emilio Del Bel Belluz   

La storia dei Savoia è stata scritta anche da una Regina nata nel Montenegro: la Regina Elena, moglie di Re Vittorio Emanuele III. Spesso mi capita di pensare a questa donna che nella sua vita non aveva mai dimenticato alcune cose importanti: la famiglia e la patria d’origine. La sua vita non fu facile, come non fu facile lasciare il suo Paese, dove visse la sua infanzia con i suoi famigliari. La regina Elena non si dimenticò mai di suo padre, di sua madre, e delle sue sorelle. Le nostre radici, il luogo dove siamo nati, la famiglia in cui siamo cresciuti, non verranno mai dimenticati.  La sua vicenda umana la portò a essere sempre amorevole verso gli altri, verso quelli che la vita non aveva aiutato. Da anni si parla di questa Serva di Dio per elevarla agli altari, ma il percorso non è facile e dopo tutto è una Savoia, e la strada diventa ancora più ripida. La Chiesa da anni non è più in grado di fare le sue scelte senza dover essere vassalla della sinistra e dei fratelli maggiori. Elena era talmente umile che forse non gradirebbe essere fatta Beata. Il bene che faceva cercava di nasconderlo con molta umiltà, quella di chi fa senza aspettarsi nulla in cambio, perché sa che il Buon Dio vede tutto. In Italia si parla poco della Regina. In questi giorni mi è venuto tra le mani una foto di un monumento che le fu dedicato sessant’ anni fa, precisamente nel luglio  del 1960, dai cittadini di Messina. La statua fu inaugurata alla presenza del Marchese Falcone Lucifero in rappresentanza del Re Umberto II, che si trovava in esilio e non gli era quindi permesso di partecipare alla bella iniziativa con cui si ricordava sua madre.  Erano presenti il conte Giorgio Calvi di Bengolo, marito di Jolanda di Savoia, il principe Enrico d’Assia, nipote di Elena di Savoia. La grande statua è stata possibile grazie ai fondi ricevuti da una sottoscrizione avvenuta dopo la morte della Regina Elena, il 26 novembre del 1952 in terra francese a Montpellier. L’articolo che ne parla è tratto dal settimanale Gente. Il suo inviato Antonio De Carlo fa un racconto della giornata molto commovente. La scelta del posto Messina è legata al terribile terremoto che investì la città e la distrusse nel 1908. Una data che nessuno avrebbe mai dimenticato. La Regina Elena assieme al suo consorte volle essere presente per aiutare le popolazioni colpite. “ Finalmente all’alba del 30 dicembre, la Napoli, di scorta alla Regina Elena,  sulla quale erano imbarcati i sovrani dell’Italia, doppiò capo Faro. Con essa giunsero i primi viveri, una buona scorta di medicinali e tre compagnie della Croce Rossa. Ma ancora nessuno a bordo immaginava lo spettacolo di desolazione che avrebbe trovato allo sbarco. La Regia, dimessamente vestita, si spinse subito con alcuni militari verso la parte più alta della città, ormai divenuta una tragica collina di macerie. Dappertutto trovò bimbi spauriti, donne urlanti, uomini inebetiti, insensibili alla pioggia che cadeva fittissima. Elena di Savoia iniziò la sua opera di salvatrice accorrendo nei punti più pericolosi, instancabile, aiutando con le sue mani a rimuovere le macerie, riparandosi soltanto con un loden che, in breve, acquistò il colore della fanghiglia. Al quinto piano di una casa del rione “ Boccetta”, le squadre di soccorso scoprirono un ragazzo piangente su un instabile balcone. Si trovava lì da due giorni, terrorizzato dai continui crolli dei muri vicini. Fu invitato a saltare in un telo trattenuto in basso da alcuni soldati; ma il ragazzo era riluttante: il freddo e la fame gli sembravano meno forti della paura di lanciarsi nel vuoto”. Quando la regina vide questo giovane si mosse in suo aiuto per metterlo  in salvo come se fosse suo figlio, con cuore di madre. “ Ebbe allora inizio un dialogo tra la Regina e quella povera creatura, un dialogo di promesse e di esortazioni. Elena di Savoia, inerpicata sul punto più alto delle macerie, diede una voce al ragazzo: “Come ti chiami? Mi pare di conoscerti e anche tu dovresti conoscere me; guardami bene: hai visto mai la Regina?”. Vi fu una breve pausa, mentre il piccolo scrutava la sua interlocutrice. Poi si scosse: “ La regina quella che si vede nel quadro della scuola ?”. “Si, sono quella, sono la tua Regina; salta, mi vedrai meglio da vicino “. Il ragazzo chiuse gli occhi, si sporse dal balcone, piombò sul telo salvatore. Elena di Savoia lo baciò lungamente lo strinse a sé con effusione materna: “ Sei contento di essere accanto alla Regina?”. Ma il ragazzo non rispose: ebbe un sussulto e poi rimase con lo sguardo inerte, insensibile alla pioggia che gli flagellava il viso. Elena di Savoia si chinò su quel corpo senza vita e si mise a singhiozzare”. Basterebbe questo episodio così commovente per farla conoscere al mondo, magari se qualcuno decidesse di fare un film sulla sua vita. Episodi come questi nella vita della Regina ve ne sono tanti, ecco perché le mamme d’Italia dovrebbero invocarla e pregarla.

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