Ad un certo momento entrò in sala, una
signora dall’abbigliamento e comportamento assai distinto, che dopo aver
sostato presso ogni singolo quadro, come se ne volesse saggiare con il suo
sguardo da esperta non solo l’insieme, ma anche il più trascurabile particolare.
Al termine del suo veloce girovagare, anche lei fu attirata dalla
cartella dei disegni. Li scartabellò e fu attratta subito dalla “Maschera”,
quadro che l’artista amava far vedere, ma mai vendere, perché in
esso era racchiusa tutta la sua anima e sentimento di quegli attimi
vissuti a stretto contatto con l’essenza terrena del Santo, quello che lo aveva
attratto a sé come un inimitabile, difficile da gestire e da riprodurre.
La
donna gli chiese quando costasse il disegno e Michele, stupito per
la richiesta che non si aspettava, quasi per liberarsene, le rispose, sparando
una cifra esorbitante rispetto a quella del “Bolaffi”, il catalogo che
‘misurava’ le opere e gli artisti italiani e stranieri di grido del momento. La
misteriosa interlocutrice, prese subito il libretto degli assegni e firmò
subito quanto richiesto. A che l’autore fu costretto a cedere, per non fare una
brutta figura. Seppe dopo che quella signora non era nientìaltro che la
contessa Concetta Lanfranchi, la presidentessa del settore
femminile dell’Unione Monarchica Italiana, braccio visibile nello Stivale,
della Casa Reale dei Savoia e del cosiddetto ‘Re di maggio’, Umberto
II. Tanto per il breve regno sopportato, prima di essere esiliato a Cascais
in Portogallo. Al disegno, quest’ultimo, come per il resto l’intera famiglia,
ci teneva assai, in quanto era legata a doppio filo con la devozione verso la
religione cattolica e in particolare verso i suoi personaggi più prestigiosi,
quale era appunto, Padre Pio. E questo possedendo tra i suoi avi dei
personaggi canonizzati di un certo rilievo. Prima di morire, Umberto II
affiderà la custodia del disegno al deputato. Filippo Benedettini,
Presidente dell’UMI, che lo metterà in mostra presso l’ufficio della presidenza
dell’associazione a Roma. Saranno, poi, i suoi successori a restituire l’opera
d’arte a Casa Sollievo. E questo dopo una intensa corrispondenza epistolare
tenuta dall’arcivescovo Domenico D’Ambrosio con il segretario generale
dell’Umi, Giovanni Semerano, prima, e dal suo successore Michele
Castoro (vedi foto con l’artista Miglionico), di
recente scomparso. Ora il disegno, ben sistemato in un quadro è esposto alla
venerazione dei visitatori nell’apposito Museo, allestito presso la Cappella
grande della predetta struttura ospedaliera. “Tanto per rendere onore e
lustro – ci dice visibilmente commosso Miglionico - ad
uno dei più grandi interpreti ed intercessori dei nostri tempi, qual è
appunto Padre Pio da Pietrelcina, di cui il mio maggiore
cruccio di non essere riuscito, nonostante i miei innumerevoli tentativi, di
tradurlo in calco. Pace e bene!”.
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