Sulla edizione della "Nuova Sardegna" di Nuoro, del 24 settembre, vi era un articolo in cui si riportavano le dichiarazione di tre signori perché venissero eliminate tutte le vie intitolate ai Savoia .
Questa la lettera inviata al direttore del giornale dal Presidente Giglio.
Questa la lettera inviata al direttore del giornale dal Presidente Giglio.
Egregio Direttore : perché tanto
livore se non odio verso i Savoia?
Letto l’articolo di Alessandro
Mele, sul giornale del 24 settembre, edizione nuorese, relativo alla possibile
eliminazione dalla toponomastica di Nuoro delle vie intitolate a Casa Savoia,
sono rimasto sconcertato dai toni degli intervistati, per cui non è facile controbattere
frasi piene di livore, che quasi sembrano ispirate da un odio irrazionale e immotivato,
il che meraviglia maggiormente provenendo da persone che dovrebbero essere culturalmente
qualificate.
Cominciamo però con una
considerazione storica: nel referendum del 2 giugno 1946 la Monarchia, il cui
simbolo era lo Scudo Sabaudo e Corona Reale, ebbe in Sardegna una netta maggioranza
del 61% con 321.345 voti contro i 206.192 per la repubblica. Nel caso specifico
di Nuoro, la provincia dette 61.941 voti monarchici e 47.827 repubblicani ed il
comune vide 3899 monarchici contro 2813. Quanto al piccolo comune di Galtelli citato
come antesignano di questa antistorica operazione di rimozione sabauda, aveva
visto 469 voti per il Re e solo 176 repubblicani! Quindi furono voti per Casa Savoia
ed ora eliminando i nomi sabaudi si offende il voto dei propri padri e nonni,
che non erano degli sprovveduti e che conoscevano meglio la storia, avendone vissuto
i periodi più delicati come le due guerre mondiali, di cui, della prima grande
guerra ricorre proprio quest’anno il centenario della vittoria, alla quale contribuirono
con il loro valore migliaia di sardi, tra i quali voglio anche ricordare Emilio
Lussu, medaglia d’argento al V.M,che nella polemica politica non sarebbe mai
sceso a questi livelli.
Parlare poi di “predatori piemontesi”
quando la Sardegna fu assegnata ai Savoia, nel 1718, da una decisione delle principali
potenze europee dell’epoca, sottraendola a mire austriache ed anche spagnole che
erano state i reggitori dell’isola da centinaia di anni, per cui la Sardegna rientrava
nell’aria geopolitica dell’ Italia, come lo sarebbe stata anche la Corsica, se
non fosse stata svenduta vilmente alla Francia, dalla repubblica di Genova.
Così diveniva parte di uno stato, l’unico in Italia, il Ducato di Savoia, che era
rimasto indipendente dagli stranieri in tutta la sua storia centenaria! Parlare
poi di re fuggiaschi è argomento inventato dai repubblichini di Salò, in quanto
il trasferimento del Re Vittorio Emanuele III da Roma a Brindisi, città libera da
tedeschi ed angloamericani, era indispensabile per assicurare la continuità dello
Stato, e così infatti fu, come riconosciuto anche da storici non monarchici.
Quanto ai Re “feroci” la frase è talmente ridicola che, ripeto può essere solo segno
di livore. Così pure i danni arrecati all’Italia ed in “particolare” alla
Sardegna, sono stati forse l’Unità Nazionale, che ci ha inserito nel novero delle
maggiori potenze europee, dove ci troviamo ancor oggi? Ed i vituperati Savoia,
dinastia millenaria che ha avuto principi il cui nome è onorato in Europa, hanno
pagato un duro prezzo per questa loro opera con Carlo Alberto, morto in esilio,
come poi Vittorio Emanuele III ed Umberto II, che volle, come Re, visitare per
prima regione la Sardegna il 18 maggio 1946 , un Re assassinato, Umberto I, e solo
Vittorio Emanuele II, massimo artefice dell’unità, morto nel suo letto, per non
dimenticare il Duca d’Aosta, Amedeo, a cui gli inglesi avevano concesso l’onore
delle armi,morto in prigionia a Nairobi! E per gli spessori culturali e morali ricordiamo
le Regine, da Margherita, ispiratrice di poeti e musicisti, Elena che della
carità fece motivo dominante in tutta la sua vita, tanto che il Pontefice la insignì
della “Rosa d’Oro, e Maria Josè, storica insigne e mecenate di musicisti.
Dr.ing.Domenico Giglio - Presidente del Circolo di Cultura ed Educazione Politica - operante in Roma dal
1947 “il più antico circolo culturale della Capitale” -
Roma, 27 settembre 2018
certo tutto giusto.
RispondiEliminama credo che occorra spiegare non i meriti nazionali della Monarchia, ma i meriti locali. Una Sardegna prostrata da secoli di dominazione straniera (a parte qualche palazzo o fortificazione quiì e là) che cercava solo denaro dalle tasse, senza nessuno sviluppo, senza prospettiva per la stragrande maggioranza della popolazione. che solo nel 1947, per volere di Carlo Alberto che riuscì a debellare la feudalità (scontrandosi con i grandi potenti dell'isola) cominciò a crescere. e fu da allora che la Sardegna cominciò a crescere ma fu col consolidamento della repubblica, attorno agli anni '70 (con la scomparsa della maggior parte dei funzionari cresciuti e formati durante la Monarchia) che la Sardegna iniziò (come il sudItalia) a decrescere, a vedere la chiusura delle fabbriche, alla marginalizzazione della celebre università di Sassari.
ora questi ignoranti addebitano i guai della Sardegna oggi ai Savoia. Se la pigliassero coi politici che han mandato al parlamento repubblicano, ai politici che hanno mandato a capeggiare questa repubblica marcia nata dall'imbroglio.