NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 28 settembre 2018

Della guerra alla toponomastica Sabauda


Sulla edizione  della  "Nuova  Sardegna"  di  Nuoro, del 24  settembre, vi  era un articolo in cui si riportavano le  dichiarazione di tre signori perché venissero eliminate tutte  le  vie  intitolate ai  Savoia .
Questa la lettera inviata al direttore del giornale dal Presidente Giglio.


Egregio Direttore : perché tanto livore se non odio verso i Savoia?

Letto l’articolo di Alessandro Mele, sul giornale del 24 settembre, edizione nuorese, relativo alla possibile eliminazione dalla toponomastica di Nuoro delle vie intitolate a Casa Savoia, sono rimasto sconcertato dai toni degli intervistati, per cui non è facile controbattere frasi piene di livore, che quasi sembrano ispirate da un odio irrazionale e immotivato, il che meraviglia maggiormente provenendo da persone che dovrebbero essere culturalmente qualificate.
Cominciamo però con una considerazione storica: nel referendum del 2 giugno 1946 la Monarchia, il cui simbolo era lo Scudo Sabaudo e Corona Reale, ebbe in Sardegna una netta maggioranza del 61% con 321.345 voti contro i 206.192 per la repubblica. Nel caso specifico di Nuoro, la provincia dette 61.941 voti monarchici e 47.827 repubblicani ed il comune vide 3899 monarchici contro 2813. Quanto al piccolo comune di Galtelli citato come antesignano di questa antistorica operazione di rimozione sabauda, aveva visto 469 voti per il Re e solo 176 repubblicani! Quindi furono voti per Casa Savoia ed ora eliminando i nomi sabaudi si offende il voto dei propri padri e nonni, che non erano degli sprovveduti e che conoscevano meglio la storia, avendone vissuto i periodi più delicati come le due guerre mondiali, di cui, della prima grande guerra ricorre proprio quest’anno il centenario della vittoria, alla quale contribuirono con il loro valore migliaia di sardi, tra i quali voglio anche ricordare Emilio Lussu, medaglia d’argento al V.M,che nella polemica politica non sarebbe mai sceso a questi livelli.
Parlare poi di “predatori piemontesi” quando la Sardegna fu assegnata ai Savoia, nel 1718, da una decisione delle principali potenze europee dell’epoca, sottraendola a mire austriache ed anche spagnole che erano state i reggitori dell’isola da centinaia di anni, per cui la Sardegna rientrava nell’aria geopolitica dell’ Italia, come lo sarebbe stata anche la Corsica, se non fosse stata svenduta vilmente alla Francia, dalla repubblica di Genova. Così diveniva parte di uno stato, l’unico in Italia, il Ducato di Savoia, che era rimasto indipendente dagli stranieri in tutta la sua storia centenaria! Parlare poi di re fuggiaschi è argomento inventato dai repubblichini di Salò, in quanto il trasferimento del Re Vittorio Emanuele III da Roma a Brindisi, città libera da tedeschi ed angloamericani, era indispensabile per assicurare la continuità dello Stato, e così infatti fu, come riconosciuto anche da storici non monarchici. Quanto ai Re “feroci” la frase è talmente ridicola che, ripeto può essere solo segno di livore. Così pure i danni arrecati all’Italia ed in “particolare” alla Sardegna, sono stati forse l’Unità Nazionale, che ci ha inserito nel novero delle maggiori potenze europee, dove ci troviamo ancor oggi? Ed i vituperati Savoia, dinastia millenaria che ha avuto principi il cui nome è onorato in Europa, hanno pagato un duro prezzo per questa loro opera con Carlo Alberto, morto in esilio, come poi Vittorio Emanuele III ed Umberto II, che volle, come Re, visitare per prima regione la Sardegna il 18 maggio 1946 , un Re assassinato, Umberto I, e solo Vittorio Emanuele II, massimo artefice dell’unità, morto nel suo letto, per non dimenticare il Duca d’Aosta, Amedeo, a cui gli inglesi avevano concesso l’onore delle armi,morto in prigionia a Nairobi! E per gli spessori culturali e morali ricordiamo le Regine, da Margherita, ispiratrice di poeti e musicisti, Elena che della carità fece motivo dominante in tutta la sua vita, tanto che il Pontefice la insignì della “Rosa d’Oro, e Maria Josè, storica insigne e mecenate di musicisti.
Dr.ing.Domenico Giglio - Presidente del Circolo di Cultura ed Educazione Politica - operante in Roma dal 1947 “il più antico circolo culturale della Capitale” - 
Roma, 27 settembre 2018


1 commento:

  1. certo tutto giusto.
    ma credo che occorra spiegare non i meriti nazionali della Monarchia, ma i meriti locali. Una Sardegna prostrata da secoli di dominazione straniera (a parte qualche palazzo o fortificazione quiì e là) che cercava solo denaro dalle tasse, senza nessuno sviluppo, senza prospettiva per la stragrande maggioranza della popolazione. che solo nel 1947, per volere di Carlo Alberto che riuscì a debellare la feudalità (scontrandosi con i grandi potenti dell'isola) cominciò a crescere. e fu da allora che la Sardegna cominciò a crescere ma fu col consolidamento della repubblica, attorno agli anni '70 (con la scomparsa della maggior parte dei funzionari cresciuti e formati durante la Monarchia) che la Sardegna iniziò (come il sudItalia) a decrescere, a vedere la chiusura delle fabbriche, alla marginalizzazione della celebre università di Sassari.
    ora questi ignoranti addebitano i guai della Sardegna oggi ai Savoia. Se la pigliassero coi politici che han mandato al parlamento repubblicano, ai politici che hanno mandato a capeggiare questa repubblica marcia nata dall'imbroglio.

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