Una mostra celebra Margherita
di Savoia, la moglie di Umberto I
MAURIZIO LUPO
TORINO
Non ha dato solo il suo nome alla pizza più famosa. Margherita Maria Teresa Giovanna di Savoia, dal 1868 moglie di suo cugino, il futuro Re Umberto I, dedicò all’Italia tutta se stessa. Le diede una Regina. Fu di fatto la prima Regina d’Italia, dal momento che Re Vittorio Emanuele II, suo zio e suocero, il «Padre della Patria», perse la propria consorte, Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena, nel 1855, prima di diventare Re d’Italia. Compì l’impresa risorgimentale da vedovo, accompagnato da Rosa Vercellana, la «Bèla Rosin», che divenne sua moglie nel 1869, senza poter assumere il titolo regale, date le sue origini popolari. Il ruolo pubblico d’incarnare la regale femminilità italiana, d’impersonare la neonata Italia, toccò pertanto a Margherita, nata nel 1851 a Torino da Elisabetta di Sassonia e da Ferdinando di Savoia, duca di Genova, fratello di Vittorio Emanuele II.
Bionda e alta, era considerata una bella donna. Le gambe non erano slanciate, ma il decolté era prosperoso. E lei lo esaltava con le lunghe collane di perle che la resero famosa. Ma soprattutto seppe farsi amare. Per quanto educata con severità rigorosa, sviluppò una personalità sensibile e misericordiosa. Fu orgogliosa ma mai dura, religiosissima, ma non bigotta, conservatrice in politica, ma attenta alle condizioni del suo popolo. Seppe impersonare bene il suo ruolo, al quale diede immagine. Ne vuole parlare la Reggia di Agliè, che fino al 30 ottobre le dedica la mostra «Margherita di Savoia, una Regina per l’Italia unita». Curata da Daniela Biancolini, Enrico Barbero e Francesca Sassu, racconta la vita, le passioni e l’impegno della sovrana, negli appartamenti regali che la ospitarono. In quello sopra le Serre visse le vacanze estive dell’infanzia, con il fratello Tomaso. Quello dinastico del primo piano e quello «del Re» la videro ospite durante i suoi soggiorni piemontesi.E’ un racconto che sottolinea come Margherita abbia saputo essere «testimone del proprio Paese». Vestiva solo italiano, sceglieva i gioielli a Torino, ma a Roma riusciva a riavvicinare al tricolore l’aristocrazia papalina, che gli aveva chiuso le porte quando Casa Savoia aveva invaso lo Stato Pontificio. Sa parlare anche a Napoli, ex capitale borbonica. Non a caso vuole che il suo unico figlio, oltre che Vittorio Emanuele, si chiami anche Gennaro. Sa essere madre e buona moglie, tanto da tollerare la doppia vita affettiva del marito. Quando sarà assassinato a Monza, il 29 luglio del 1900, non rifiuterà alla sua salma la visita di Eugenia Litta, l’altra donna amata da Umberto.Ad Agliè il benvenuto alla Reggia lo dà la Regina in persona, nel salone d’ingresso, ritratta in uno stupendo abito azzurro da Michele Gordigiani. Qui è narrata la sua vita, dall’infanzia. Nella sala successiva, detta dei Paggi, sono esposti i suoi abiti e soprattutto gli splendidi disegni dei suoi gioielli, realizzati da Musy. Quindi nella sala della musica ecco libri, poesie, spartiti musicali a lei dedicati, più oggetti di virtù che la raffigurano: camei, argenti, ritratti, foto, anche il bastone da passeggio di Umberto I, con il pomo in lapislazzulo, che si apre per mostrare il volto della moglie. Quindi due livree nella «sala d’aspetto» introducono agli appartamenti. Quello «sopra le Serre» ha ritrovato gli arredi dell’infanzia di Margherita. Ci sono la camera dei suoi giochi e quella della severa istitutrice. Seguono le sale che la conobbero Regina, in visita al fratello. Fu un periodo d’oro per Aglié, animata da feste, ufficiali e ricevimenti. Li evoca il grande quadro di Cesare Tallone, che raffigura Margherita come affascinante «Dama in nero».La mostra ad Agliè, in piazza Castello, è aperta, salvo il lunedì, dalle ore 9 alle 18.30. Ingresso: 4 euro, gratuito per i minorenni e per chi ha più di 65 anni. Per informazioni telefonare al numero 0124/330102.
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