Di lei, di Milly, cantante straordinaria, brillante attrice, soubrette audace, si sono sempre sussurrate certe storie maliziose, che ne hanno accompagnato la vita segnandola della curiosità pudibonda d’un tempo nel quale la morale era stata di ferro (ma in superficie, certo, perché poi la realtà si piegava docile alle voglie segrete dei desideri). Perfino Fellini ne riprese con una nota di delicata complicità la memoria, rivisitandola nello sfuggente siparietto della visita che un misterioso principe (tutti però sapevano che di Umberto II si trattava) fa alla cantante mentre lei, timidamente invitante, ne attende sotto le lenzuola la regale prestazione. Ma è stato quello - nelle fantasie ipocrite d’una iconografia di consumo - il prezzo che uno spirito libero, un’audace femminilità, una superba indifferenza, dovevano pagare alle leggi del tempo; e Milly, in quella sua prima biografia senza pentimenti che passa per teatri e cinema tra gli anni Trenta e i Cinquanta, pagò il prezzo con trascuratezza altera.
| |
[...] http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=20&ID_articolo=1467&ID_sezione=12&sezione= | |
venerdì 8 luglio 2011
Milly, il cofanetto di una diva vera amata dal Re, amava il cabaret
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento