NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 28 gennaio 2020

La Posta di Libero...


Gentile Carioti,
il mio Paese sta attraversando momenti difficili e travagliati. Ma nonostante tutto continuo ad amarlo, perché è la mia Patria dove affondano le mie radici, dove sono nato e dove mio padre e mia madre sono sepolti. In quesito mio Paese è diventato difficile esprimersi prima di parlare devo pensare mille volte per trovare la frase giusta per non offendere nessuno. Mi è di grande consolazione passeggiare sulla terra dei miei avi, perché sento che lì, qualcosa di loro è rimasto. Mio padre, nato in Canada nel  territorio degli indiani, amava quella che tutti chiamavano l’America. Aveva un idolo, John Wayne, e mi leggeva queste sue parole che vorrei condividere con chi la pensa come me. “Il mio credo politico non si presta a compromessi io amo il mio Paese. La mia Patria è la mia famiglia, e la mia famiglia è la mia vita (_) Abbiamo commesso molti errori e molte ingiustizie, molte cose di cui ci vergogniamo (...); ma abbiamo il diritto, in fin dei conti, d'essere fieri d'essere americani. La nostra bandiera è la più gloriosa. la più prestigiosa la più scintillante di tutte le bandiere di tutti i Paesi del mondo. Se credere in questo, se essere fieri della propria Patria fa di me un uomo di destra, di estrema destra. allora io sono in buona compagnia!” .

Emilio Del Bel Belluz Motta dl Livenza (Tv)


 Risponde Fausto Carioti
Credo che pochissimi italiani siano disposti a scrivere parole simili riguardo alle nostra bandiera, caro del Bel Belluz. Io le confesso con qualche imbarazzo, non lo farei. Eppure ho un antenato tra ui garibaldini, altri che hanno fatto la grande guerra, un padre che combatté nell’esercito italiano, La tradizione di famiglia ci sarebbe pure. E amo il mio Paese. Conosco americani, inglesi, francesi e israeliani che direbbero senza battere ciglio parole identiche a quelle di John Wayne a proposito dei loro vessilli nazionali. Temo che il problema non sia io e che nemmeno lo siano le mie frequentazioni; se vado in giro, non vedo il tricolore sventolare dai team delle abitazioni o appeso nei salotti delle case. Aveva ragione Leo Los Leo Longanesi: “La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare urna grande scritta: Ho famiglia”. Divertente, ma anche vero e quindi triste: prima di ogni altra cosca viene il «particulare». Siamo noi, non è colpa dei nostri governanti: almeno sotto questo aspetto, ci rappresentano molto bene.

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