In
questo periodo in cui c’è un caos totale nel mondo della Chiesa e in quello
politico vorrei che i loro appartenenti prendessero come riferimento queste
parole scritte tanti anni fa.
In una rivista pubblicata in un penitenziario negli Stati Uniti, nello Stato di Iowa, trovai alcune pagine dedicate alla nascita di un grande uomo come Gesù. Non è stato possibile trovare l’autore di queste pagine, si dice che fossero appartenute a Philips Brooks, ma non è stato possibile trovare traccia nelle sue opere scritte.
Di queste pagine pubblicate nella rivista del penitenziario, tutti sono concordi che siano grandi pagine di vita, dallo spessore straordinario.
“Una vita solitaria” .
Ecco un giovane che nacque in un oscuro villaggio, figlio di una donna di campagna. Crebbe in un altro villaggio. Lavorò in una bottega di falegname fino a trent’anni, e poi per tre anni fece predicatore ambulante. Non scrisse mai un libro. Non ebbe mai una carica politica. Non possedé mai una casa. Non ebbe mai una famiglia sua. Non seguì corsi di studio. Non mise mai piede in una grande città. Non si allontanò mai più di 300 chilometri dal luogo dov’era nato. Non fece mai una di quelle cose che di solito accompagnano la grandezza. Non aveva altre credenziali che se stesso. Mentr’era ancora giovane, la corrente dell’opinione pubblica gli divenne ostile. Gli amici lo abbandonarono. Fu dato in mano ai nemici. Subì un simulacro di processo. Fu crocifisso in mezzo a due ladroni. Mentre stava morendo, i suoi carnefici si giocarono a dadi la sola cosa che avesse mai posseduto al mondo, e questa era la sua tunica.
Dopo morto, fu seppellito in una tomba concessa temporaneamente dalla pietà d’un amico. Diciannove e più secoli sono trascorsi, ed oggi è la figura dominante del genere umano, e a lui fa capo ogni processo.
Non oltrepassò i limiti del vero quando dico che tutti gli eserciti che abbiano mai marciato, tutte le flotte che siano mai state armate, tutti i parlamenti che si siano mai riuniti, tutti i re che abbiano mai regnato, messi insieme, non hanno influito sulla vita terrena dell’uomo come questa Unica Vita Solitaria”.
In una rivista pubblicata in un penitenziario negli Stati Uniti, nello Stato di Iowa, trovai alcune pagine dedicate alla nascita di un grande uomo come Gesù. Non è stato possibile trovare l’autore di queste pagine, si dice che fossero appartenute a Philips Brooks, ma non è stato possibile trovare traccia nelle sue opere scritte.
Di queste pagine pubblicate nella rivista del penitenziario, tutti sono concordi che siano grandi pagine di vita, dallo spessore straordinario.
“Una vita solitaria” .
Ecco un giovane che nacque in un oscuro villaggio, figlio di una donna di campagna. Crebbe in un altro villaggio. Lavorò in una bottega di falegname fino a trent’anni, e poi per tre anni fece predicatore ambulante. Non scrisse mai un libro. Non ebbe mai una carica politica. Non possedé mai una casa. Non ebbe mai una famiglia sua. Non seguì corsi di studio. Non mise mai piede in una grande città. Non si allontanò mai più di 300 chilometri dal luogo dov’era nato. Non fece mai una di quelle cose che di solito accompagnano la grandezza. Non aveva altre credenziali che se stesso. Mentr’era ancora giovane, la corrente dell’opinione pubblica gli divenne ostile. Gli amici lo abbandonarono. Fu dato in mano ai nemici. Subì un simulacro di processo. Fu crocifisso in mezzo a due ladroni. Mentre stava morendo, i suoi carnefici si giocarono a dadi la sola cosa che avesse mai posseduto al mondo, e questa era la sua tunica.
Dopo morto, fu seppellito in una tomba concessa temporaneamente dalla pietà d’un amico. Diciannove e più secoli sono trascorsi, ed oggi è la figura dominante del genere umano, e a lui fa capo ogni processo.
Non oltrepassò i limiti del vero quando dico che tutti gli eserciti che abbiano mai marciato, tutte le flotte che siano mai state armate, tutti i parlamenti che si siano mai riuniti, tutti i re che abbiano mai regnato, messi insieme, non hanno influito sulla vita terrena dell’uomo come questa Unica Vita Solitaria”.
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