I baffoni di Peppone, lo
spirito di don Camillo, l’ardore di ambedue. E dietro di loro i baffoni di
Stalin e la voce di Gesù che parla al parroco esuberante.
Siamo a Natale del 1954.
Giovannino Guareschi è in carcere per aver diffamato Alcide De Gasperi. Stette
più di un anno in gattabuia. Quel Natale del ’54 non era il primo dei suoi
Natali trascorso in carcere. Undici anni prima aveva passato un altro Natale in
prigionia, nel campo di concentramento di Benyaminòv in Polonia e poi in
Germania; vi rimase ben due anni, assieme agli altri soldati italiani. Era
stato deportato perché come ufficiale d’artiglieria non aveva aderito alla
Repubblica sociale ed era rimasto fedele al giuramento al Re e al Regno
d’Italia.
In quel Natale da deportato
aveva composto un testo tenero e struggente, Favola di Natale, in cui sognava
il suo ritorno a casa, tra i suoi cari. Tornò dal lager stremato dopo quella
lunga prigionia, pesava quaranta chili. Ma nel dopoguerra fondò il settimanale
Candido e per il suo anticomunismo, il suo amor patrio, per giunta cattolico,
fu accusato di fascismo… Destino cinico e beffardo.
[…]
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