Cari amici,
ricorre in questi giorni il
secondo anniversario della traslazione di Re Vittorio Emanuele e della Regina
Elena a Vicoforte.
A suo tempo ci siamo detti molto delusi dalla scelta. Il santuario, bellissimo e quanto mai all’altezza dell’onore di ospitare i nostri Sovrani, non era e non è, a nostro modestissimo giudizio, la naturale destinazione della salme Reali.
A suo tempo ci siamo detti molto delusi dalla scelta. Il santuario, bellissimo e quanto mai all’altezza dell’onore di ospitare i nostri Sovrani, non era e non è, a nostro modestissimo giudizio, la naturale destinazione della salme Reali.
Abbiamo comprensione per il
verosimile stato di necessità in cui si è agito e riteniamo valida ogni
motivazione diversa dalla nostra.
Un ex maoista a capo del Governo quale Gentiloni, il terrorismo islamico sempre più minaccioso verso i luoghi di culto cristiani in Egitto e tanti altri fattori di cui è stato dato conto hanno sicuramente indotto alla soluzione del male minore.
Tuttavia, noi che inseguiamo nelle biblioteche di tutta Italia, e talvolta all’estero, ogni parola pronunciata dal Re non abbiamo mai dimenticato, e non dimentichiamo, con quanta fermezza il Sovrano si sia espresso in senso contrario a qualunque soluzione non fosse il Pantheon di Roma.
L’occasione di un ulteriore
ricordo ci viene dal resoconto di questa “visita di cortesia” di un giornalista
della Domenica del Corriere a Cascais nel 1973, del tutto in sintonia con
quanto già riferito al nostro Giovanni Mosca nello stesso periodo e che
mettiamo a disposizione dei nostri amici monarchici.
Le parole del Re, a nostro
giudizio impegnano a non considerare definitiva la sepoltura a Vicoforte ed a
tendere in ogni modo a rendere giustizia alla Storia ed alla memoria della
nostra Nazione.
Non ce ne voglia S.A.R. la Principessa Maria Gabriella. Non ce ne voglia il Professor Mola. Non ce ne voglia nessuno che, amando il Re, la pensi diversamente da noi.
Sul sito dedicato a Re Umberto l'intervista del 73.
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