di Emilio Del Bel Belluz
Il Natale 1946 fu il primo Santo Natale che
il Re d’Italia passò in Portogallo dopo la sua partenza per l’esilio. Nella
vita di ognuno ci sono dei periodi particolari che non si dimenticano mai,
specialmente quando si deve cambiare vita completamente, come lasciare il
proprio Paese natio.
L’esilio avrebbe
dovuto finire dopo qualche tempo come gli era stato promesso, invece durò
trentasette anni. Il sovrano aveva lasciato l’Italia per evitare la guerra
civile. Il Re che era un galantuomo, un uomo d’onore e leale si era fidato.
Quel Natale non fu lo stesso per molti che amavano i Savoia, perché si
sentivano truffati dal risultato del referendum e dal modo in cui il Re era
stato allontanato dall’Italia.
Difficile comprendere e sentire quello che
provano gli altri, ma immagino che la malinconia nel cuore del sovrano fosse
grande. La terra del Portogallo fu ospitale per Umberto II, la gente incominciò
subito ad amarlo, specialmente le persone più bisognose che avevano saputo che
il Sovrano aveva un grande cuore e
vedeva in loro l’immagine del Signore.
Il primo Natale da esule non lo avrebbe mai dimenticato, perché le ferite inferte dal destino lasciano una traccia. In questi giorni ho trovato grazie al mio amico Umberto un articolo scritto dal giornalista Luis C. Lupi nel settimanale Oggi del 7 gennaio 1947 che ripropongo: “ Primo Natale in esilio di Umberto II” “Non c’è stato sciampagna il giorno di Natale alla mensa dei sovrani d’Italia; e nemmeno vino o cibi italiani. Il cuoco portoghese ha preparato per i bambini i caratteristici canditi locali e paste dolci; biscotti e vino di Porto per gli altri commensali.« Tuttavia è stato un giorno lieto per tutti , specie per i bimbi», ha detto il generale Graziani, che fa parte della casa del Re.
Il primo Natale da esule non lo avrebbe mai dimenticato, perché le ferite inferte dal destino lasciano una traccia. In questi giorni ho trovato grazie al mio amico Umberto un articolo scritto dal giornalista Luis C. Lupi nel settimanale Oggi del 7 gennaio 1947 che ripropongo: “ Primo Natale in esilio di Umberto II” “Non c’è stato sciampagna il giorno di Natale alla mensa dei sovrani d’Italia; e nemmeno vino o cibi italiani. Il cuoco portoghese ha preparato per i bambini i caratteristici canditi locali e paste dolci; biscotti e vino di Porto per gli altri commensali.« Tuttavia è stato un giorno lieto per tutti , specie per i bimbi», ha detto il generale Graziani, che fa parte della casa del Re.
«
Essi erano in grande felicità per i giocattoli e i regalini che hanno ricevuto;
ed anche il re non nascondeva la gioia per un messaggio che gli era pervenuto
dai suoi congiunti in Egitto; i quali hanno pure inviato alcuni doni ai
nipotini». La principessa Maria Pia e il principe Vittorio Emanuele hanno
voluto essi stessi partecipare alla preparazione dell’albero natalizio che era
stato regalato loro da un gentile signore di Cintra ove sono i più grandi
boschi di pini del Portogallo. Essi stessi vi hanno attaccato le candeline, i
calendarietti e tutti i ninnoli che costituiscono la ricchezza e l’ornamento di
ogni albero natalizio.I principini hanno ricevuto in questi giorni affettuose
lettere di augurio dai loro piccoli amici italiani, e la principessa Maria Pia,
in particolare, dalle amichette con le quali prestava servizio nelle “Guide”.
Il mattino di Natale i quattro figli di Umberto e di Maria José sono entrati
nella stanza ov’era allestito l’albero tutto illuminato. I doni erano disposti
su quattro tavolinetti; uno per ciascun bambino. Su tutti e quattro c’era una
piccola lampada da letto regalata dal padre, poi Vittorio Emanuele ha avuto una
scatola di compassi dalla mamma e un impermeabile giunto con un pacco di doni
dai nonni paterni. A Maria Pia il babbo ha regalato una sciarpa da collo, la
mamma un pullover e una sciarpa: ma anch’essa ha avuto dai nonni un
impermeabile. A Maria Gabriella è toccata una minuscola vestaglia da camera, mentre
alla più piccola, Maria Beatrice, che ha soltanto tre anni, il babbo ha
regalato una bambola e la mamma una carrozzina. Anche la nonna, Elisabetta del
Belgio, che da qualche giorno si trova non molto lontano dalla figliola, a
Monteroil, ha fatto a ciascuno dei nipotini un piccolo dono.
Ma un regalo, che
si può dire simbolico, come ha detto il generale Graziani e che tale doveva
certamente essere nell’intenzione del donatore, è giunto a tutta la famiglia da
parte di un ricco italiano, da molti anni residente in Portogallo, ove si è
acquistata una posizione preminente: si tratta di una minuscola gabbia dalla
quale sei rondini con un nastro azzurro al collo, spiccano il volo per
ritornare al nido.
«Sei sono anche gli esiliati
», ha commentato il generale Graziani, «e tutti sperano ancora di far ritorno,
un giorno, in patria». Nella settimana di Natale i principini hanno chiuso i
loro libri ed hanno avuto vacanza, anche perché la loro istitutrice italiana ha
subito nei giorni scorsi una leggera operazione ed è ancora in convalescenza.
Il mattino della vigilia essi sono scesi ad Estoril per acquistare doni da
scambiarsi tra loro o da inviare ai loro piccoli amici. Nel pomeriggio,
accompagnati dai loro genitori, sono andati tutti insieme a far visita ai quattro
figli del conte e dalla contessa di Barcellona, che li hanno accolti intorno al
loro albero ed hanno offerto a ciascuno di loro un regalino.
La sera hanno
partecipato al pranzo della vigilia tra il babbo, la mamma e la nonna
Elisabetta. Un padre italiano dei Salesiani, che vive ad Estoril, ha celebrato
nella minuscola cappella della villa la messa di mezzanotte, cui hanno
assistito, oltre Umberto e Maria José, anche Elisabetta del Belgio, il duca e
la duchessa di Genova, giunti poco prima da Estoril ove normalmente risiedono,
le tre o le quattro persone del seguito e tutto il personale di servizio. Nella
giornata di Natale ̶ una bellissima luminosa giornata dal cielo
intensamente azzurro come quello italiano
̶ il Re si è alzato, come
consueto, di buon’ora. Alle 8,30 coi figli Maria Pia, Vittorio Emanuele e
Gabriella si è recato a messa nella chiesa di Cascais, ove la principessa Maria
Pia ha fatto anche la comunione.
Quindi, dopo una rapida colazione, tutti i
principini, accompagnati da miss Smith, la istitutrice inglese, hanno fatto una
lunga passeggiata fin oltre la “Bocca dell’inferno”, seguiti da Boneca e
Cintra, i due cani, fedeli compagni inseparabili dei loro giochi. Sotto queste
alture, a cavaliere della baia di Cascais, poco lungi dal gaio e notissimo
centro internazionale di Estoril, si trova la nuova dimora che ospita gli ex
reali d’Italia nel loro esilio portoghese: un castello, già di proprietà del
primo ministro conte di Montereale, un autentico borghese che mostrò gran
talento, durante la vita, nell’accumulare un’immensa fortuna con danari di
tutti i paesi, ma che non rivelò altrettanta disposizione nel formare la sua
sensibilità artistica. Ad ogni modo la nuova abitazione degli ex sovrani
d’Italia è certamente assai più comoda della casa della marchesa di Cavadal,
nella quale essi avevano trovato ospitalità al loro giungere in Portogallo.
La
casa di Colares era ricca di tradizioni; ma questa è ben più vasta, ha una
grande sala centrale da pranzo ed una incantevole veduta di tutta la baia. I
pescatori, che tengono le loro barche nella minuscola spiaggia sottostante al
castello, hanno ormai imparato a conoscere la famiglia; e, sia Umberto che i
figli, sono già popolari tra la gente del villaggio.
In questo ambiente sereno
e riposante è trascorsa la festività del Natale. Unici ospiti del tradizionale
pranzo natalizio sono stati il duca e la duchessa di Genova. Nel pomeriggio i
tre principini più grandi, accompagnati da miss Smith, sono scesi ad Estoril
per salutare, nella clinica ov’è ricoverata, la loro istitutrice italiana, e
portarle qualche piccolo dono. Sono tornati stanchi e ridenti, come tutti i
bambini dopo le emozioni di un giorno tanto atteso. Gli ospiti erano partiti.
Nella semplice sala da pranzo, intorno alla tavola modesta, la sera di Natale è
trascorsa nella più assoluta intimità familiare: Umberto, Maria José ed i loro
quattro figlioli.
Nessun commento:
Posta un commento