L’altra faccia del 2 giugno,
quella che non raccontano a scuola
LA STORIA - Mi avevano detto che gli italiani con un referendum avevano dato un calcio nel culo ai Savoia nel primo grande trionfo della democrazia che americani e partigiani avevano riconsegnato al popolo, finalmente sovrano. Il prof non mi disse il contrario, semplicemente mi raccontò tutti gli interrogativi che per sempre rimarranno nell’ombra
“Questa è una storia che a scuola nessuno vi ha mai raccontato”. È iniziata così la mia ultima lezione di lettere sui banchi del Liceo Marconi di Milano, un piccolo scientifico di periferia. Non ne ricordo molte altre, questa invece è nitida come fosse ieri: era venerdì 1 giugno 2007. La voce era quella roboante di un professore giovane ma all’antica, saggio come i vecchi, l’unico che avrei voluto chiamare volentieri maestro. Fin dalle elementari mi avevano insegnato cos’era la Repubblica, cos’era la festa del 2 giugno. Mi avevano raccontato che gli italiani con un referendum avevano dato un calcio nel culo ai Savoia nel primo grande trionfo della democrazia che americani e partigiani avevano riconsegnato al popolo, finalmente sovrano. Fin a quel giorno mi sentivo orgoglioso del nostro ordinamento. Il prof non mi disse il contrario, non diede giudizi, semplicemente mi raccontò tutti gli interrogativi che per sempre rimarranno nell’ombra. Mi raccontò la cronistoria del referendum del 2 giugno di 61 anni prima (ora sono 66 ndr).
2 giugno 1946: gli aventi diritto al voto sono circa 28 milioni. Non votano i cittadini dell’Alto Adige e della Venezia Giulia perché non ancora tornati totalmente sotto la sovranità italiana. Per la prima volta in Italia votano in una consultazione elettorale nazionale anche le donne. Era già successo in primavera, tra il 10 marzo e il 7 aprile, ma si trattava di elezioni locali (in 5.722 comuni, 7.862.743 uomini e 8.441.537 donne andarono alle urne).
4 giugno 1946, ore 8:00: secondo il Ministero dell’Interno sono già stati scrutinati gran parte dei seggi del nord Italia, mentre rimangono incompleti quelli del Sud. Alla Repubblica andava il 65% dei consensi, alla Monarchia il 35%. Dato che nel meridione prevalevano di gran lunga i monarchici, il Presidente del Consiglio De Gasperi comunica al Re che la Monarchia sta vincendo il referendum e si dichiara pronto a dimettersi alla conferma dei risultati.
4 giugno 1946, ore 18:00: il Ministero dell’Interno annuncia che le circoscrizioni del Nord sono quasi tutte scrutinate mentre al Sud manca ancora parecchio. La Monarchia si attesta già alle soglie del 55%.
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