NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 30 giugno 2017

Monarchia Sociale e Comunità Nazionale



PROBLEMI IN SEDE PARLAMENTARE

AFFIDATO COSI' AGLI ORGANI ED AI GRUPPI PARLAMENTARI DEL PARTITO IL MANDATO DI REALIZZARE LA SUDDETTA LINEA SOCIALE ED ECONOMICA CHE ESSO REPUTA CONFACENTE AGLI INTERESSI SUPREMI DELLA NAZIONE ED A QUELLI DELLA CAUSA, E DI ASSUMERE LE CONSEGUENTI POSIZIONI POLITICHE E PARLAMENTARI, IN ORDINE A QUESTE IL CONGRESSO NAZIONALE INDICA PARTICOLARMENTE Al GRUPPI PARLAMENTARI LE SEGUENTI SPECIFICAZIONI DELLA LINEA SU STABILITA:

POLITICA EDILIZIA

l) Sul disegno di legge sul blocco dei fitti urbani, e sulla politica edilizia in generale, è da respingersi il disegno di legge governativo attualmente all'esame del Parlamento così come ogni altro che muova dal principio dell'aumento non discriminato dei fitti bloccati per le case di abitazione, giacché a tale aumento, sia pure graduale, si potrà giungere soltanto quando sarà stata iniziata e sarà divenuta operante una politica edilizia capace di assicurare veramente la casa decorosa, a costo di larga sopportabilità per gli attuali bilanci familiari, ai ceti popolari e medii del popolo Italiano. Quello della casa è un diritto; ed è in questo campo che la proprietà privata deve esercitare massimamente la propria funzione sociale.

Per attuare tale politica non è possibile contare esclusivamente sull'iniziativa diretta dello Stato e su quella degli, Istituti a ciò istituzionalmente deputati, anche per evitare, la creazione di un pericoloso monopolio dell'edilizia ad equo costo. Al contrario, pur con la collaborazione di codesta iniziativa diretta o indiretta dello Stato, bisogna puntare stilla iniziativa privata la quale potrà assolvere tale compito solo che lo Stato sappia indirizzarla e proteggerla. A tale fine è necessaria una politica fiscale che - coerentemente alla nuova strutturazione auspicata per tutto il sistema fiscale - scoraggi la costruzione di case di lusso e incoraggi al massimo la costruzione di case per i ceti più numerosi e bisognosi.

Ma soprattutto è necessaria una legislazione energica, rapida, efficiente per stroncare la speculazione sulle aree fabbricabili nei centri urbani grandi e medii, giacché il poter fornire alla iniziativa privata di costruzione aree fabbricabili a prezzo equo e controllato - quando si pensi che oggi il costo dell'area incide sul costo di costruzione della casa per aliquote che vanno dal 45 al 60 per cento - significa dimezzare i prezzi del mercato edilizio. Quella delle aree è una tipica speculazione di usura capitalistica che va stroncata in nome di supremi principii morali e giuridici prima ancora che per pressanti ragioni economiche e sociali.

A questo fine è auspicabile che tutti i Comuni imitino l'esempio del Comune di Torino che - primo fra i maggiori centri urbani - ha con deliberazione del 5 novembre u.s. stabilita una imposta sul plusvalore delle aree fabbricabili, sia pure con aliquote che in altri centri sono notevolmente maggiorabili. Ma soprattutto è necessario un provvedimento di legge che autorizzi i Consigli Comunali - ed, in. mancanza di loro iniziativa, i Prefetti - a stabilire dei demanii comunali di aree, fabbricabili in base alle norme vigenti per le espropriazioni di pubblica utilità e facendo base per il prezzo di esproprio come valore commerciale delle aree il loro valore commerciale al 1948, anno in cui l'usura capitalistica in questo campo si è pronunciata. La differenza tra il prezzo di esproprio ed il valore commerciale 1948, al quale le aree dovrebbero oggi esser cedute dagli auspicati demanii comunali all'iniziativa privata di costruzione, dovrebbe essere dai Comuni iscritta in un bilancio speciale ed adoperata per la costruzione ad iniziativa comunale di case popolarissime da cedersi gratuitamente in proprietà, attraverso gli ECA e con il controllo dell’Autorità Tutoria, ai ceti più miserevoli e più bisognosi di abitazione, come profughi, sinistrati totali di guerra, disoccupati permanenti per invalidità ecc. Particolari provvidenze si auspicano per le cooperative di profughi della Venezia Giulia e dell'Africa.
Nel frattempo una equa soluzione del problema posto dal permanere del blocco dei fitti, la quale contemperi le prevalenti ragioni sociali con quelle economiche e giuridiche, non può essere ricercata che attraverso una discriminazione che contempli:

a) lo sblocco degli appartamenti appartenenti a proprietari di una o due abitazioni locate i quali possano dimostrare di avere in esse investite, prima del 1939, almeno la metà dei loro risparmi;
b) un moderatissimo aumento dei fitti bloccati, graduato per almeno un decennio e tale da raddoppiare, al massimo, alla fine del decennio i fitti attuali per tutti gli appartamenti non compresi nella prima e nella terza categoria;

c) un provvedimento di riscatto ventennale, sulla base della capitalizzazione del fitto attuale, per tutti gli appartamenti appartenenti a Enti o Istituti parastatali per i quali l'attività edilizia non rientri nei diretti fini istituzionali od a Società -private il cui fine costitutivo, o generalmente accertabile, sia la speculazione edilizia e che detengano appartamenti sottoposti al blocco dei fitti.

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