NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 7 giugno 2017

L'anarchico Bresci con tre pallottole uccise Umberto I ma rese più forte la Monarchia Sabauda


Il tessitore rafforzò i suoi ideali rivoluzionari negli Stati Uniti e da lì tornò con un piano preciso. Il suo gesto simbolico non scatenò né la rivolta né la svolta autoritaria che molti auspicavano. Vinsero Giolitti e lo Stato liberale

Monza, 29 luglio 1900: l'anarchico Gaetano Bresci uccide, con tre colpi di rivoltella, il re Umberto I. Il regicidio pone fine non solo all'ultimo convulso quadriennio degli anni Novanta (la cosiddetta «crisi di fine secolo»), ma anche, in un certo senso, a tutta l'epoca seguita all'unificazione perché esalta simbolicamente la frattura fra popolo e Stato quale espressione suprema della fragile legittimità del potere monarchico scaturito dal Risorgimento.

Non c'è dubbio che nella storia italiana l'uccisione di Umberto I costituisca uno spartiacque decisivo tra un'età liberale priva di una reale partecipazione popolare e un'età liberale tesa a cercare tale partecipazione per rendere meno precario l'assetto politico e istituzionale vigente.


Bresci era nato a Coiano, vicino a Prato, nel 1869, da una famiglia di contadini non agiati, ma neppure poveri. Ultimo di quattro fratelli, si era impiegato all'età di dodici anni come apprendista in una fabbrica tessile e pochi anni dopo era già un operaio che guadagnava uno stipendio decoroso. Aderì ben presto alle idee anarchiche, tanto che dopo le leggi crispine del 1894 fu relegato al domicilio coatto nell'isola di Lampedusa, dove rimase fino al maggio del 1896. Ritornato in libertà, riprese il suo mestiere di tessitore a Ponte all'Ania (Lucca). In questo periodo ebbe varie avventure amorose con operaie del suo stabilimento e una di queste gli diede un figlio nell'estate del 1897. Di bell'aspetto, aveva successo con le donne, alle quali dava molta importanza, come dava molta importanza a tutto ciò che poteva rendere gioiosa la vita. Insomma, Bresci non aveva nulla della personalità tormentata e tenebrosa del rivoluzionario di fine Ottocento, così come appare negli stereotipi di molta letteratura dell'epoca. Era invece un individuo aperto al mondo e alle novità, non rinchiuso in se stesso.

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