NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 7 giugno 2017

Il proclama di Re Vittorio Emanuele III

In relazione all'articolo ripreso oggi da "Il Giornale", in cui si dice sì dell'azione svolta da Giolitti e Zanardelli ma si omette di ricordare la grande moderazione del nuovo Sovrano che salito al Trono si guardò bene dall'attuare politiche repressive ma anzi si impegnò per il benessere ed il progresso del suo popolo che voleva prospero e unito, pubblichiamo il proclama che scrisse di sua mano subito dopo l'omicidio del Re suo padre.
Si rilegga anche, al proposito, "La Monarchia Sabauda ed i problemi sociali" da noi riproposto nel blog.






"Italiani ! 
Il secondo Re d'Italia è morto! Scampato per valore di soldato dai pericoli delle battaglie, uscito incolume per volere della Provvidenza dai rischi affrontati con lo stesso coraggio a sollievo di pubbliche sciagure, il Re buono e virtuoso è caduto vittima di un atroce misfatto, mentre nella tranquilla e balda coscienza partecipava alle gioie del suo popolo festante. 
A me non fu concesso di raccogliere l'estremo respiro del Padre mio. Sento però che il mio primo dovere sarà quello di seguire i paterni consigli e di imitare le sue virtù di Re e di primo cittadino d'Italia! In questo supremo momento d'intenso dolore, mi soccorre la forza che mi viene dagli esempi del mio Augusto Genitore e del Gran Re, che meritò di essere chiamato il Padre della Patria, e mi conforta la forza che ricevo dall'amore e dalla devozione del popolo italiano. 
Al Re venerato e rimpianto sopravvivono le istituzioni, che Egli conservò lealmente e giunse a rendere incrollabili nei ventidue anni del suo regno. Queste istituzioni, sacre a me per le tradizioni della mia Casa e per amore caldo d'Italiano, protette con mano ferma ed energica da ogni insidia o violenza, da qualunque parte esse vengano, assicureranno, ne sono certo, la prosperità e la grandezza della Patria. Fu gloria del mio Grande Avo l'aver dato agli Italiani l'unità e 1'indipendenza; fu gloria del mio Genitore, averle gelosamente custodite; la mèta del mio Regno è segnata da questi imperituri ricordi. 
Così mi aiuti Iddio e mi consoli l'amore del mio popolo, perché io possa consacrare ogni mia cura di Re alla tutela della libertà ed alla difesa della Monarchia, legate entrambe, con vincoli indissolubili ai supremi interessi della Patria.
Italiani ! Date lagrime ed onore alla sacra memoria di Re Umberto I di Savoia, voi che l'amaro lutto della mia Casa dimostraste di considerare ancora una volta come lutto domestico vostro! Codesta solidarietà di pensieri e d'affetto fu e sarà sempre il baluardo più sicuro del mio Regno, la migliore guarentigia dell'unità della Patria, che si compendia nel nome augusto di Roma intangibile, simbolo di grandezza e pegno d'integrità per 1'Italia. Questa è la mia fede, la mia ambizione di cittadino e di Re!".

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