NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 27 giugno 2017

Gli eroi di Montecassino

Il libro è uscito già da un po', lo segnalammo a suo tempo ma adesso abbiamo avuto il tempo di leggerlo con la dovuta attenzione e lo riproponiamo. Dobbiamo dire che l'impostazione di Garibaldi non può che giungere come musica alle nostre orecchie.
Chi scrive ha sentito la necessità di andare a leggere le ultime pagine del libro una mattina presto al Cimitero di Guerra dei soldati Polacchi di Montecassino. Posto visitato tante volte da bambino ma adesso rivisto con occhi nuovi alla luce del racconto di Luciano Garibaldi. Che ringraziamo.
Di seguito la prefazione del libro affidata al Professor Massimo De Leonardis*




Giovanni Paolo Il, figlio di un ufficiale dell'Esercito austroungarico, il 2 aprile 1989, visitando la città militare della Cecchignola a Roma, osservò che «fra i militari e Gesù Cristo [ ... ] ci sono stati incontri molto significativi. Pensiamo alle parole che ogni volta ripetiamo avvicinandoci alla santa comunione:

“Io non sono degno…”. Esse sono parole di un militare, di un centurione romano che così ha espresso la sua fede [ ... ] Ma non solo questo. Se prendiamo gli Atti degli Apostoli, è significativo che il primo convertito sotto l'influsso dello Spirito Santo - convertito non ebreo ma pagano - sia stato un militare, un centurione romano che si chiamava Cornelio».

Nel giugno 1991, durante una delle visite nella sua patria, il Beato Pontefice, riferendosi a chi parlava della necessità di «entrare in Europa», diceva: «Prima di tutto noi non dobbiamo affatto entrarci, perché in essa siamo già [ ... ] Non abbiamo bisogno di entrarci, perché noi l'abbiamo costruita e la costruiamo con fatica maggiore di altri ai quali se ne attribuisce, o si attribuiscono da soli, questa patente».

Egli aveva di certo in mente, oltre al Re di Polonia Jan III Sobieski che nel 1683 liberò Vienna dall'assedio dei turchi, il generale Anders e il suo corpo d'armata. Giovanni Paolo II, come si ricorda dettagliatamente in questo volume, aveva legami particolari con questi combattenti polacchi, li ricordò più volte e l'inizio e la fine del suo pontificato videro gesti significativi a loro riguardo.
Anders e i suoi soldati ben possono essere annoverati tra coloro che si batterono per l'Europa contro le forze del male, il comunismo e il nazionalsocialismo. Negli anni '50 del secolo scorso Jules Monnerot aveva definito il comunismo «Islam del XX secolo»; oggi Ernst Nolte scrive che «l'islamismo [è] il comunismo del XXI secolo». Il loro nemico è la civiltà cristiana. Sobieski e Anders appaiono due condottieri della stessa battaglia.

Il destino della Polonia in età contemporanea è stato tragico. Risorta dopo la Grande Guerra, dovette difendersi dalla Russia bolscevica, sconfiggendola nella battaglia della Vistola, affrescata in una cappella della Basilica di Loreto, dedicata alla Madonna, «Regina della Polonia». Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, la Polonia fu soffocata dalla morsa nazi-sovietica, efficacemente raffigurata nelle scene iniziali del film Katyn. Il punto 2 del protocollo segreto del Patto firmato da Molotov e von Ribbentrop il 23 agosto 1939 recitava: «La questione se sia nell'interesse delle due Parti o meno la conservazione di uno Stato polacco indipendente e di quali confini debba avere quello Stato potrà essere risolta solo nel corso di futuri sviluppi degli avvenimenti politici». Debellata la Polonia, con il trattato di frontiera e di amicizia del successivo 28 settembre, Germania e Unione Sovietica si accordarono per la spartizione del paese. In una dichiarazione aggiuntiva segreta a tale trattato, Berlino e Mosca si riferirono in maniera surreale allo «sfacelo dello Stato polacco», come se esso fosse scomparso per cause interne. Come è noto, finché sopravvisse l'URSS Mosca negò ostinatamente l'autenticità dei protocolli segreti ai due Patti - il cui testo era ben noto fin dal 1945 perché ritrovato negli archivi tedeschi - con quell'esercizio sistematico della menzogna che è connotazione tipica del comunismo e che trovò espressione, sempre riguardo alla Polonia, anche nel negare la responsabilità del massacro di Katyn.

Il generale Anders sfuggì al massacro di Katyn, ma subì due anni di carcere duro alla Lubianka, trovandosi poi a combattere lontano dalla patria in una guerra scoppiata perché Gran Bretagna e Francia si erano impegnate a difendere la Polonia, e conclusa con l'oppressione politica di tale paese.

Il libro di Luciano Garibaldi ripercorre con passione e precisione le vicende di Anders e del suo corpo d'armata. Nessuno poteva raccontarne la storia meglio di lui che, oltre a investigare e descrivere in diverse opere i crimini del nazionalsocialismo e del comunismo, ha anche narrato le vicende della campagna d'Italia dal 1943 al 1945. Durante quest'ultima il 2° Corpo Polacco, inquadrato nell'VIII Armata britannica, partecipò a molte importanti battaglie ed entrò per primo in Bologna, precedendo di poche ore i reparti italiani del gruppo di combattimento Friuli del Regio Esercito, a loro volta seguiti da quelli del Legnano. I caduti italiani e polacchi riposano vicini, nei sacrari di Monte Lungo e di Monte Cassino.

I militari polacchi, come i nostri esuli giuliano-dalmati, furono insultati dai comunisti italiani e abbandonati dagli inglesi. Anders offrì la sua spada al Re Umberto II che, come molti sovrani, ben diversi da tanti presidenti e dittatori, non volle però versare il sangue del suo popolo per conservare il trono. Finirono entrambi la loro vita in esilio, ma la loro coscienza era tranquilla. Fu un grande pontefice, Pio XII, a rendere meno amaro l'esilio di entrambi, da un lato prestando al Re, partito dall'Italia senza mezzi e donando allo Stato i gioielli della Corona, una somma per le prime spese, dall'altro ricevendo nel dopoguerra in commossa udienza Anders, al quale già nel 1944 aveva consegnato la medaglia di Defensor Civitatis.


*Professore ordinario di Storia delle relazioni e delle istituzioni internazionali e Direttore dei Dipartimento di Scienze Politiche presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

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