[...]
Lasciamo
a quelle pagine (oggi più che mai urgenti, vista la condizione di
confusione in cui versiamo circa i fondamenti giuridico-filosofici
della convivenza politica) il compito della dimostrazione di quanto qui solo
sinteticamente accennato; e al lettore l’onere e l’onore di verificarne il
valore probativo. Quanto ci interesserebbe qui sottolineare è che, alla luce di
una tale semplice ancorché potente acquisizione, che ci insegna che, come aveva
già ben in chiaro Rousseau, non
ogni forma di governo è adatta ad ogni paese(così è intitolato
l’ottavo capitolo del terzo libro del Contratto
sociale), a rigore, uno stato può essere monarchico e
tuttavia più
democratico di uno repubblicano, perché fondantesi su un
più razionale confronto tra istituzioni e cittadini, secondo
modalità che tengono conto delle caratteristiche e delle condizioni di quel
popolo in quella precisa fase storica; che magari lo rendono più idoneo ad
essere governato (e perciò a governarsi) monarchicamente, piuttosto che
altrimenti. Fa specie oggi vedere come tale ragionamento, che è di una
semplicità estrema, rimanga estraneo pressoché a chiunque.
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