di Giovanni Semerano, terza parte
Nel corso degli anni successivi
restai sempre vicino al Ministro e, in particolare, durante alcuni eventi che
si susseguirono nella vita del movimento monarchico. Alla scissione che, nel giugno
1954, portò il Comandante Lauro a uscire dal PNM per costituire il Partito Monarchico
Popolare - Corona e Leoni – (che, alle elezioni comunali di Napoli del 1956,
trionfò ottenendo da solo la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi) si cercò
invano di evitare il danno, ma non fu possibile.
Il Ministro mi chiese di fare
anch’io un tentativo per ricomporre il dissidio tra Lauro e Covelli e decidemmo
di provare attraverso un “Comitato di Riunificazione Monarchica” con l’intervento
dell’On. Enzo Selvaggi, il grande animatore della campagna per la Monarchia nel
1946 e Direttore del quotidiano “Italia Nuova” (tragicamente scomparso in un
incidente stradale nel 1957 – quando era Deputato in carica – al rientro da una
manifestazione monarchica a Latina). Anche questa iniziativa, purtroppo, non
ebbe successo.
Il Ministro Lucifero, pur
rappresentando il Re con assoluta imparzialità, non nascose mai i suoi
personali convincimenti di socialista riformista, direi laburista, maturati
all’Università di Torino fin dal 1919/’20.
Lo dimostrò quando propose al Re -
con un preciso riferimento storico agli enormi sforzi compiuti dal Re Vittorio
Emanuele III negli anni ’10 e inizio anni ’20 per allargare la base di governo
ai socialisti - di mostrare comprensione per il centro-sinistra che si andava formando,
e di includere delle espressioni augurali per il nuovo Governo nel messaggio
agli italiani del Capodanno 1964. Il fatto mandò in bestia Alfredo Covelli che
scrisse a Re Umberto un’aspra lettera di contrarietà verso il suo Ministro.
Anni prima un altro momento che
avevo seguito da vicino fu quando una delegazione di parlamentari, guidata da Covelli,
si era recata dal Re durante la campagna per le elezioni regionali sarde del
1949, che ho già rievocato, per chiederne l’appoggio. Successe il finimondo e
il Ministro non perdonò per molti anni a Covelli di aver preso quella
iniziativa senza prima consultarlo.
Quando la corrente antifascista nel
PNM, della quale facevo parte con il settimanale “Azione Monarchica”, che
dirigevo assieme ad Aldo Salerno, espresse il suo dissenso all’“apparentamento”
del Partito con i missini nelle elezioni amministrative del 1952, il Ministro
mi espresse la sua approvazione. Uguale approvazione ebbi quando accettai,
negli anni ’60, l’invito dell’On. Giovanni Malagodi di aderire al Partito
Liberale.
Un particolare e commosso pensiero
devo dedicare ai giorni drammatici in cui l’Italia fu colpita da terremoti, alluvioni
e altre tremende calamità - dal Polesine al Vajont, da Firenze alla Sicilia, da
Ancona a Tuscania al Friuli fino all’Irpinia, devastata nel 1980. In quelle tragiche
situazioni il telefono squillava da Cascais e immediatamente Falcone Lucifero,
prima con me e Nicola Torcia e poi con Camillo Zuccoli, partiva per le zone
disastrate a portare il conforto e la solidarietà del Re, costretto all’esilio,
distribuendo ai più bisognosi aiuti in medicinali, viveri, attrezzature di
pronto soccorso, un poco di denaro (si consideri che al Re la repubblica aveva sequestrato
tutto, ogni bene privato. Ciononostante, prima di morire il Re volle lasciare
allo Stato due casse di monete antiche stimate dagli esperti, al momento della consegna
nel 1983, del valore di 20 miliardi di lire: si legga la testimonianza resa
pubblica dal Marchese Fausto Solaro del Borgo, scomparso nel 2015, esecutore della
consegna in accordo con l’allora Presidente del Consiglio Amintore Fanfani). E
anche tante caramelle e dolciumi che il Ministro, circondato dai bambini,
distribuiva a piene mani!
Dopo la morte di Re Umberto, nel
1983, i miei rapporti con il Ministro tornarono nuovamente quotidiani ed egli
mi chiese di assisterlo nel riordino di tutte le carte del suo archivio
politico. Un lavoro che si protrasse per mesi, coadiuvato dal fraterno amico
Camillo Zuccoli che, da quindici anni, godeva dell’affetto e della stima del
Ministro. Fummo insieme, giorno e notte, nel suo ufficio, in Lungotevere
Arnaldo da Brescia n.14 (dove oggi, sulla facciata, vi è una bella lapide fatta
apporre dal Marchese Alfredo Lucifero, devoto nipote del Ministro), ad aiutarlo
a sistemare corrispondenza, documenti, articoli e tanto altro materiale e, su
ogni carta, il Ministro ci dava notizie, spiegazioni, aneddoti, retroscena… una
esperienza meravigliosa e indimenticabile!
Durante i momenti di pausa andavamo
in cucina e il Ministro - coadiuvato da Camillo che, per la sua abilità coi
fornelli, suscitava l’ammirazione del nostro “Capo” - cucinava le uova al
tegamino e ci offriva i prodotti della sua amata Calabria, a volte fino a notte
inoltrata!
Fu così, tra l’altro, che “riemerse”
dall’oblio la prima angosciata lettera del Re dall’esilio, scritta il 17 giugno
1946 da Cintra: la leggemmo con grande emozione e, per il Ministro, fu
l’occasione di ripercorrere con noi quelle ore e quei giorni dolorosi e
drammatici.
Si giunse, infine, nel 1984 alla
convocazione del X Congresso Nazionale dell’UMI che doveva sancire, sulla base
delle Regie Patenti e delle due note lettere del Re scritte nel 1962, il
riconoscimento del Principe Amedeo di Savoia Aosta alla successione ereditaria del
Re. Il Ministro prese in mano la situazione, che si presentava assai difficile
per le diversità di opinioni tra i monarchici e insieme, dal suo ufficio,
organizzammo il Congresso dopo il ritiro del Segretario Sergio Boschiero e le
dimissioni del Presidente Rinaldo Taddei.
Il Congresso ebbe un grande
successo tra i media: tutti i giornali e le televisioni seguirono i lavori
dell’assemblea che, d’accordo con le indicazioni del Ministro, elesse Presidente
Nazionale l’On. Giuseppe Costamagna (già Deputato della D.C. per tre
Legislature e da sempre iscritto all’U.M.I.) e Segretario Generale il
sottoscritto. Il X Congresso si concluse al Pantheon dove la delegazione dei
nuovi eletti Consiglieri nazionali, guidata dal Ministro Falcone Lucifero, rese
omaggio alle tombe dei Re d’Italia Vittorio Emanuele II e Umberto I e della Regina
Margherita, auspicando di avere qui sepolti anche i Re Vittorio Emanuele III e
Umberto II e la Regina Elena (la Regina Maria José è scomparsa nel 2001).
Della delegazione con il Ministro
ricordo che, assieme a me e a Camillo Zuccoli, facevano parte il Presidente Giuseppe
Costamagna, l’On. Giuseppe Barberi, l’On. Stefano Cavaliere, il Sen. Umberto
Bonaldi, l’On. Renzo de Vidovich, il Sen. Michele Pazienza, il Sen. Augusto Premoli,
i Cavalieri della SS. Annunziata Amb. Renato Bova Scoppa, Amb. Pellegrino
Ghigi, Prof. Giuseppe Ugo Papi e Prof. Ettore Paratore, il Cav. del Lav.
Giovanni di Giura, il Gen. di Sq.A. M.d’O. al V.M. Giulio Cesare Graziani, il
Gen. Piero Santoro d’Amico, il Gen. Enrico Basignani, il Col. Francesco
Scoppola, la giornalista Flora Antonioni, il giornalista Federico Orlando, il Prof.
Marino Bon Valsassina, il Prof. Vinigi Grottanelli de’ Santis, il Prof. Mario
Attilio Levi, il Comandante Antonio Cordero di Montezemolo, il Conte Carlo Pianzola,
il Conte Nello Nigra, l’Ammiraglio Antonio Cocco, il giornalista Franz
Ferretti di Castelferretto, i Presidenti dell’U.M.I. della Lombardia, Tino
Bruschi, della Toscana, Ildebrando Coccia Urbani, e del Friuli Venezia Giulia,
Giuseppe Cabassi, i napoletani Duchi Ruggero e Giovanna Messanelli dé Normanni,
il Prof. Marco Grandi e gli Avvocati Manlio Lo Cascio e Gian Nicola Amoretti in
rappresentanza del Principe Amedeo.
La mia Segreteria durò venti anni,
con la preziosa collaborazione di Camillo Zuccoli, di tanti altri amici e del
Fronte Monarchico Giovanile di cui era divenuto Segretario Ettore Laugeni;
senza dimenticare il Movimento Femminile diretto con passione dalla Baronessa Wanda
Campanino e dalla Duchessa Giovanna Messanelli dé Normanni.
Mentre ero Segretario dell’Unione
Monarchica Italiana la mia “storia personale”, vicino al Ministro Falcone Lucifero,
si concluse con la sua scomparsa, il 2 maggio 1997. Il 3 gennaio 1998 avrebbe
compiuto 100 anni.
Giovanni Semerano
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