NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 6 novembre 2016

Il libro azzurro sul referendum - IV cap. - 1-4

L'abdicazione di S. M. il Re Vittorio Emanuele III e la successione di Umberto II



L'abdicazione di S. M. il Re Vittorio Emanuele III

L'atto di abdicazione, contrassegnato dal numero 5873, foglio 2, volume 47, fu registrato dal notaio commendatore Angrisani. Su un comune foglio di carta bollata da 12 lire il Re scrisse la breve frase:

«Abdico alla Corona del Regno d'Italia in favore di mio figlio Umberto di Savoia Principe di Piemonte».

In senso poi quasi diagonale al testo appose la sua firma e la data legalizzata dal notaio (9 maggio 1946).




Lettera di S. M. Vittorio Emanuele III al figlio Umberto
9 Maggio 1946

La lettera fu scritta dal Re poco prima d'imbarcarsi sul «Duca degli Abruzzi».

Carissimo Umberto, mentre si svolgono le trattative per la pace intendo portare il mio contributo abdicando al Trono in tuo nome.

Per quasi mezzo secolo ho servito il mio Paese anche in ore difficili e amare. Ed ora lascio il mio posto con profonda trepidazione per l'avvenire del Paese.

Tu sai che ho avuto un duro lavoro, mirando sempre, anche se posso avere errato, al bene della Nazione. Possa la Nazione sentire questa verità e riprendere la meravigliosa ascesa iniziata or quasi un secolo dalla concorde opera di tutti gli Italiani.

Viva sempre l’Italia!
Ti abbraccio ben di Cuore.
Tuo aff.mo padre

VITTORIO EMANUELE

Napoli, 9 Maggio 1946




Comunicazione di S. M. Vittorio Emanuele III
al Presidente dei Consiglio (9 maggio 1946)

Signor Presidente del Consiglio dei Ministri. All'atto della mia abdicazione desidero donare allo Stato la mia raccolta di monete italiane.

F.to VITTORIO EMANUELE



Regio Decreto Legislativo 10 maggio 1946 n. 262

Intestazione dei decreti da emanarsi dal Capo dello Stato, nonché delle decisioni giudiziarie e degli atti da formarsi in suo nome.

Umberto Il Re d'Italia

Visto l'atto di abdicazione, in data 9 maggio 1946, del Re Vittorio Emanuale III;

Visto il decreto-legge luogotenenziale 25 giugno 1944, n. 151 riguardante l'assemblea per la nuova Costituzione dello Stato, il giuramento dei membri del Governo e la facoltà del Governo di emanare norme giuridiche;

Visto il decreto legislativo luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98 recante integrazioni e modifiche all'anzidetto decreto-legge luogotenenziale 25 giugno 1944 n. 151;

Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri;

Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, Primo Ministro Segretario di Stato;

Abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:

ARTICOLO UNICO

Ferme le disposizioni di cui al decreto 16 marzo 1946 n. 98, i decreti da emanarsi dal Capo dello Stato saranno intestati al nome di «Umberto Il Re d'Italia».

Analogamente le decisioni giudiziarie e tutti gli atti che, in base alle vigenti disposizioni, devono essere firmati in nome del Capo dello Stato saranno intestati al nome di «Umberto Il Re d'Italia».

Il presente decreto entra in vigore il 10 maggio 1946.

Ordiniamo che il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sia inserito nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d'Italia, mandando a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare come legge dello Stato.

Dato a Roma, addi 10 maggio 1946.

UMBERTO
De Gasperi

Visto il Guardasigilli Togliatti.


Registrato alla Corte dei Conti, addì 10 maggio 1945. Atti dei Governo, registro, n. 10, foglio n. 50 - Frasca.

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