Un quotidiano di Roma pubblicava in data 19 giugno 1957 la
seguente lettera:
Egregio Signor Direttore,
l’articolo di Gianni Granzotto del 15 scorso: «Quanti
milioni occorrono per stipendiare Re e Presidenti» contiene alcune inesattezze
che credo atto di giustizia dover rettificare.
1) L'importo della Lista civile assegnato a Vittorio
Emanuele III era bensì di 11 milioni e 250 mila lire, ma poiché il Sovrano
restituiva al Ministero del Tesoro il milione del dovario che lo Stato doveva
per legge alla Regina Margherita, Egli passava alla Madre detta somma
deducendola dal suo appannaggio. L'importo della Lista Civile veniva così
ridotto a 10 milioni e 250 mila lire fino al 1927.
I Principi di Casa Savoia non avevano appannaggi speciali e
le Principesse rinunciarono tutte alla costituzione della dote personale alla
quale avevano diritto per legge, ma vi provvide sempre il Sovrano col suo
patrimonio privato.
2) Non si possono fare paralleli con le liste civili
straniere poiché queste avevano obblighi insignificanti in confronto con quelli
della Corona italiana la quale doveva provvedere alle spese di manutenzione ed
al miglioramento - senza diritto alcuno di rimborso - di circa un centinaio fra
Palazzi Reali, residenze, edifici vari, basiliche, ecc. pervenuti al Demanio
dagli Stati scomparsi ed addossati alla Corona. Queste spese alle quali vanno
aggiunte le pensioni al personale dei vecchi Ducati e del Reame delle due
Sicilie, assorbivano circa un terzo della Lista civile, spese che scomparvero
(ma non tutte) soltanto nel 1919 con il trasferimento dei Beni della Corona al
Demanio ed all'Opera Combattenti alla quale il Sovrano cedette ben 8.000 ettari di
terreno produttivo, con frutto pendente.
3) Dalla documentazione tratta dall'Archivio del Quirinale
(documentazione che i Comitati di Liberazione non fecero a tempo a far
scomparire) risulta che Vittorio Emanuele III nei 46 anni di Regno beneficiò di
circa 540 milioni che, dedotti di un terzo per la manutenzione dei palazzi e
delle ville reali, si ridussero a 360 milioni. Di questi erogò per beneficenza,
borse di studio, istituzioni scientifiche artistiche e agrarie, circa 120
milioni. Il Sovrano prelevava dalla sua Cassa privata 5 mila lire al giorno a
titolo personale che la
Regina Elena e le Principesse spendevano in beneficenza
anonima in soccorso alla povera gente dei tuguri e delle soffitte. Egli stesso
soccorreva artisti bisognosi con l'acquisto di quadri che da un recente
inventario risultano essere circa 10 mila dei quali 5 mila già da Lui donati
allo Stato. Totale di tutte queste spese a titolo benefico e soccorritore, poco
più di 200 milioni. Rimasero dunque a disposizione della Corona per la vita
quotidiana e per il suo decoro circa 160 milioni da ripartirsi in 46 anni di
Regno.
Il solo Corpus Nummorum (la raccolta delle monete) regalato
da Vittorio Emanuele III al popolo italiano è stato valutato 3 miliardi. Vi è
un quadro antico alla Galleria Sabauda di Torino (costituita con danaro privato
di Casa Savoia) che vale circa mezzo miliardo. E di quadri ve ne sono in questa
Galleria ben 700! E poi il Museo egiziano, l'Armeria Reale, la Biblioteca con la raccolta
di monete antiche di Carlo Alberto. Valori di miliardi lasciati in Italia a
disposizione del popolo italiano. I gioielli così detti della Corona, di
indiscutibile proprietà privata, furono da Re Umberto depositati alla Banca
d'Italia. Egli partì da Roma con due modeste valigie di indumenti personali.
Ecco perchè il patrimonio di Casa Savoia, malgrado le angherie persecutorie dei
catoni repubblicani, è risultato a conti fatti di modeste proporzioni.
4) Altra inesattezza è quella riguardante la lista civile
del Presidente della Repubblica. Essa infatti non consiste soltanto, come dice
il Granzotto, nei 12 milioni dell'assegno personale più i 182 milioni di
dotazione alla Presidenza, ma occorre aggiungervi i 10 milioni per la
manutenzione dei beni (pochini davvero) e poi ancora l'assegno di ben 730
milioni al «Segretariato Generale della Repubblica». stabilito dall’art. 4
della legge 9 agosto 1948, n. 1077. Con recente decreto venne destinata alla
Presidenza della Repubblica anche la tenuta di S. Rossore che ha un reddito di
130 milioni annui. Aggiunti al precedenti abbiamo un totale di 1 miliardo e 62
milioni, costo della Presidenza della Repubblica. Le obbiezioni sulla
svalutazione della moneta valgano sia per la spesa Presidenziale che per quelle
della Corona, ben inteso lese, prendendo per base le annate 1946-1948.
Venne dunque assegnata alla Presidenza una dotazione sulla
base di 103 volte quella della Monarchia!
Distinti saluti
MARIO VIANA
Nessun commento:
Posta un commento