NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 14 aprile 2016

Quanto costava la Monarchia e quanto costa la repubblica


Un quotidiano di Roma pubblicava in data 19 giugno 1957 la seguente lettera:

Reale Tenuta di San Rossore

Egregio Signor Direttore,

l’articolo di Gianni Granzotto del 15 scorso: «Quanti milioni occorrono per stipendiare Re e Presidenti» contiene alcune inesattezze che credo atto di giustizia dover rettificare.

1) L'importo della Lista civile assegnato a Vittorio Emanuele III era bensì di 11 milioni e 250 mila lire, ma poiché il Sovrano restituiva al Ministero del Tesoro il milione del dovario che lo Stato doveva per legge alla Regina Margherita, Egli passava alla Madre detta somma deducendola dal suo appannaggio. L'importo della Lista Civile veniva così ridotto a 10 milioni e 250 mila lire fino al 1927.

I Principi di Casa Savoia non avevano appannaggi speciali e le Principesse rinunciarono tutte alla costituzione della dote personale alla quale avevano diritto per legge, ma vi provvide sempre il Sovrano col suo patrimonio privato.

2) Non si possono fare paralleli con le liste civili straniere poiché queste avevano obblighi insignificanti in confronto con quelli della Corona italiana la quale doveva provvedere alle spese di manutenzione ed al miglioramento - senza diritto alcuno di rimborso - di circa un centinaio fra Palazzi Reali, residenze, edifici vari, basiliche, ecc. pervenuti al Demanio dagli Stati scomparsi ed addossati alla Corona. Queste spese alle quali vanno aggiunte le pensioni al personale dei vecchi Ducati e del Reame delle due Sicilie, assorbivano circa un terzo della Lista civile, spese che scomparvero (ma non tutte) soltanto nel 1919 con il trasferimento dei Beni della Corona al Demanio ed all'Opera Combattenti alla quale il Sovrano cedette ben 8.000 ettari di terreno produttivo, con frutto pendente.

3) Dalla documentazione tratta dall'Archivio del Quirinale (documentazione che i Comitati di Liberazione non fecero a tempo a far scomparire) risulta che Vittorio Emanuele III nei 46 anni di Regno beneficiò di circa 540 milioni che, dedotti di un terzo per la manutenzione dei palazzi e delle ville reali, si ridussero a 360 milioni. Di questi erogò per beneficenza, borse di studio, istituzioni scientifiche artistiche e agrarie, circa 120 milioni. Il Sovrano prelevava dalla sua Cassa privata 5 mila lire al giorno a titolo personale che la Regina Elena e le Principesse spendevano in beneficenza anonima in soccorso alla povera gente dei tuguri e delle soffitte. Egli stesso soccorreva artisti bisognosi con l'acquisto di quadri che da un recente inventario risultano essere circa 10 mila dei quali 5 mila già da Lui donati allo Stato. Totale di tutte queste spese a titolo benefico e soccorritore, poco più di 200 milioni. Rimasero dunque a disposizione della Corona per la vita quotidiana e per il suo decoro circa 160 milioni da ripartirsi in 46 anni di Regno.

Il solo Corpus Nummorum (la raccolta delle monete) regalato da Vittorio Emanuele III al popolo italiano è stato valutato 3 miliardi. Vi è un quadro antico alla Galleria Sabauda di Torino (costituita con danaro privato di Casa Savoia) che vale circa mezzo miliardo. E di quadri ve ne sono in questa Galleria ben 700! E poi il Museo egiziano, l'Armeria Reale, la Biblioteca con la raccolta di monete antiche di Carlo Alberto. Valori di miliardi lasciati in Italia a disposizione del popolo italiano. I gioielli così detti della Corona, di indiscutibile proprietà privata, furono da Re Umberto depositati alla Banca d'Italia. Egli partì da Roma con due modeste valigie di indumenti personali. Ecco perchè il patrimonio di Casa Savoia, malgrado le angherie persecutorie dei catoni repubblicani, è risultato a conti fatti di modeste proporzioni.

4) Altra inesattezza è quella riguardante la lista civile del Presidente della Repubblica. Essa infatti non consiste soltanto, come dice il Granzotto, nei 12 milioni dell'assegno personale più i 182 milioni di dotazione alla Presidenza, ma occorre aggiungervi i 10 milioni per la manutenzione dei beni (pochini davvero) e poi ancora l'assegno di ben 730 milioni al «Segretariato Generale della Repubblica». stabilito dall’art. 4 della legge 9 agosto 1948, n. 1077. Con recente decreto venne destinata alla Presidenza della Repubblica anche la tenuta di S. Rossore che ha un reddito di 130 milioni annui. Aggiunti al precedenti abbiamo un totale di 1 miliardo e 62 milioni, costo della Presidenza della Repubblica. Le obbiezioni sulla svalutazione della moneta valgano sia per la spesa Presidenziale che per quelle della Corona, ben inteso lese, prendendo per base le annate 1946-1948.

Venne dunque assegnata alla Presidenza una dotazione sulla base di 103 volte quella della Monarchia!

Distinti saluti  

MARIO VIANA

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