Questi problemi che
riguardano il futuro assetto del Paese e dalla cui soluzione dipende tutto
l'avvenire, sono strettamente legati all'attuale situazione politica. Il nostro
senso di responsabilità, che noi sentiamo vivissimo verso il nostro futuro, ci costringe
a giudicare nel modo più negativo e più severo, l'attuale situazione politica,
così come è stata determinata e fissata dall'atteggiamento e dall'iniziativa di
un gruppo di uomini che si sono costituiti dei partiti e si sono trincerati in
un Comitato di Liberazione Nazionale, al solo scopo di impadronirsi del potere.
Ho detto un gruppo di partiti non semplicemente i partiti, perchè questa
seconda formula è ovviamente inesatta e consapevolmente o inconsapevolmente
tendenziosa. Oltre a gruppi e movimenti minori, vi sono fuori del CLN almeno
due partiti la cui realtà, come espressione di esigenze ideali, di forze e di
interessi pratici, non può essere negata so non nella più completa
malafede.
Essi sono: il Partito
Repubblicano Italiano ed il nostro. Noi sentiamo viva l'esigenza di impostare,
il nostro atteggiamento politico su una linea di onestà, di sincerità e di
lealtà. Siamo invece costretti a constatare come non sia onesto l'argomento con
cui si tenta di giustificare il blocco monopolistico dei partiti del CLN allo
scopo di dimostrare che in tale Comitato sarebbero rappresentate tutte le
tendenze politiche. Non è onesto, perché non si può ignorare che i partiti
politici non sono delle categorie concettuali, ma sono delle forze pratiche.
Sul piano puramente ideologico i partiti sono, in effetti, troppi; ma sul piano
pratico tale molteplicità è relativa alle particolari condizioni in cui,da noi
è avvenuta la ripresa di una spontanea ed autonoma vita politica.
D'altra parte, lo stesso
atteggiamento del C.L.N. ha portato alla formazione di gruppi che, per non
sottostare al suo monopolio, si sono contrapposti, quasi dei vis à vis, ai
partiti della coalizione. Per conto nostro non possiamo che augurarci altro che
la molteplicità dei partiti si risolva nella unificazione dei partiti affini,
ben fermo restando che non si può parlare d, democrazia se esiste un partito
solo o una rigida e chiusa coalizione di essi. Poiché i partiti, oltre, che
essere organizzazione di forza e strumento di lotta, sono anche vincoli e
strumento di educazione civile o politica. E in democrazia devono esistere
tutti, poiché è il sistema che deve pensare ad eliminare quelli che non
rispondono a esigenze diffuse. La larga fronda che. esiste oggi verso i partiti
è frutto in parte del ventennale martellamento della propaganda totalitaria; ma
in buona parte essa è conseguenza degli errori accumulati dai partiti della
coalizione, dalla loro faziosità e grettezza.
Essi vogliono monopolizzare,
la posizione antifascista e dichiarano perciò fascista ogni opposizione mossa
al blocco del C.L.N. L'accusa è avventata perchè facilmente ritorcibile. Non
dipende certo da noi o da una nostra particolare ipersensibilità se tanto
spesso siamo costretti a constatare in alcuni partitì del C.L.N., e sopratutto
nello stesso C.L.N., il perdurare di una mentalità, di un costume e di
atteggiamenti che stranamente ricordano la mentalità ed il costume fascista.
Tutte queste pretese speculano sull'assenteismo, il disorientamento e la
debolezza degli altri. Ed hanno portato ad una situazione confusa, pesante,
arbitraria, e all'allontanamento da una attiva collaborazione politica e civile
di forze notevoli e moralmente preziose, solo perchè non, tesserate nel
C.L.N.
Questo fatto rivela il
limite morale di tale coalizione. Essa si è isolata ed estraniata dal Paese e
dal popolo che dice di rappresentare, ed ha costituito una terza Italia,
indifferente e fastidiosa all'opinione pubblica. Nella lotta antitedesca ed
antifascista, i C.L.N. hanno un valore come le forze ad essi estranee nella
lotta clandestina con le quali la collaborazione, è continua perchè vi è un
solo scopo da raggiungere: quello di liberare il Paese dall'oppressore. Ed è
per questo che noi riconosciamo pienamente il C.L.N. del nord; ma qui,
nell'Italia liberata, essi non possono avere più nessuno scopo. Poiché essi
vogliono costituire uno Stato nello Stato, un monopolio intollerabile della
vita pubblica, una oligarchia, senza avere avuto mandato alcuno da parte del
popolo che, del resto, buona parte dei suoi Capi, non conosce.
Poiché molti dirigenti
del C.L.N. hanno vissuto fuori del Paese, lungi dall'oppressione della
dittatura, risparmiandosi il martirio della lotta contro l'oppressore e della
guerra, e sono rientrati al seguito delle Armate alleate.
La nostra opposizione
Questo è il nostro
giudizio; e questo è il giudizio della massa degli italiani dell'Italia
liberata. E questo giustifica e chiarisce l'atteggiamento da noi assunto di fronte
al Governo espressione del C.L.N., che con la frode ai danni della Nazione si è
impadronito del potere e si è miseramente risolto nella frode reciproca dei
partiti. Riconosciamo che la nostra funzione dì oppositori è stata facilitata
dalla situazione obiettiva che il Governo si è trovato di fronte: situazione di
una gravità eccezionale. La nostra opposizione è stata nella forma e nella
sostanza esclusivamente una opposizione democratica e costruttiva. Il Governo
del C.L.N., che aveva perduta l'occasione di affermarsi positivamente e
stabilire un diritto incontestabile alla direzione politica del Paese, quando
all'infausto 8 settembre si limitò a cambiare il suo nome di Comitato delle
Opposizioni in quello di Liberazione. Nazionale e il suo domicilio, questo
Governo si dimostrò costituzionalmente incapace di affrontare quella grave
situazione. Assunto il potere in giugno, dopo la liberazione di Roma da parte
delle, Forze Alleate, esso rimase un blocco di partiti e di uomini accordatisi
per ripartirsi il potere, per agganciarsi, controllarsi e neutralizzarsi
reciprocamente ed avere la possibilità di costituirsi delle posizioni di
vantaggio in vista di sviluppi ed eventualità future.
Bilancio passivo
Ne è conseguita una
completa inazione governativa, la paralisi del potere centrale e l'anarchia
periferica. Ecco il prezzo dell'accordo dei partiti, della cosiddetta tregua.
Infatti, il bilancio di questi sei mesi di Governo è paurosamente passivo. Se
in qualche settore la situazione è lievemente migliorata, come nei rapporti con
gli Alleati, ciò è dovuto a fattori esterni.
I due punti
programmatici che dovevano costituire la base e la ragione stessa del Governo:
guerra ed epurazione, sono fino ad oggi arenati. Per la prima, si sono invocati
normalmente alibi esterni. L'impostazione del problema dell'epurazione ha
aumentato ed aggravato il disagio morale del Paese, di un Paese che per un
ventennio, pur nei modi e nelle condizioni più diverse, aveva continuato a
vivere dentro ed a fianco del fascismo. Essa procede con lentezza e raggiungerà
i cosiddetti stracci, ma non colpirà i grossi e nascosti interessi. In questo
campo bisognava avere un concetto chiaro e netto di che cosa il fascismo fosse
stato. Ma tale concetto manca al Governo, ideologicamente diviso nel suo
interno. E di ciò approfittano i partiti di sinistra per agitare
demagogicamente la bandiera dell'epurazione coi solo fine di eliminare dai
centri più importanti della vita civile ed amministrativa del Paese elementi
vari, senza discriminazione alcuna, per sostituirli con elementi fidati che
potrebbero garantire loro, al momento opportuno, il possesso completo del
potere. E gli altri partiti tengono bordone a questa manomissione della vita
pubblica. Tale problema doveva, invece, seguire delle linee giuridiche ed umane
e delle esigenze obiettive, poiché un'operazione di tal genere ha senso solo se
compiuta, per così dire, a caldo, d'urgenza.
Certe Indulgenze
demagogiche, e sopratutto la mancanza di una linea precisa e ferma, hanno
portato ad una paurosa paralisi dell'autorità statale, ad una crisi allarmante
dell'ordine pubblico. Sul piano economico, che si riduce al problema
alimentare, vi è stata incoerenza ed impotenza; si è scoraggiata in ogni modo
la iniziativa privata, si è allargata la spossante bardatura burocratica e si è
protetta e favorita una sola iniziativa: quella della borsa nera!
Sul piano sociale gli
angosciosi problemi delle masse dì profughi e di sinistrati di fronte
all'inverno incombente sono praticamente trascurati o affrontati con scarso
senso sociale ed umano.
Da un lato alcuni
partiti i quali, pur condividevano solidalmente le responsabilità dei Governo,
non rinunciavano ad un'azione esterna secondo la loro vecchia tradizione,
dall'altro il Governo, con le sue esigenze obiettive, Così che esso si è
trovato nel Paese in un isolamento morale e ha alimentato la sfiducia
Questi dati passivi del
bilancio governativo di sei mesi e la profonda divisione interna della
compagine ministeriale non potevano che portare al crollo di essa ed alla
dimostrazione della incapacità del C.L.N. di cui essa era espressione, a
guidare le sorti del Paese. Ecco il quadro negativo della situazione attuale.
La crisi
Da una settimana la
crisi, che dura ormai da sette mesi, si è acutizzata. Ciò ha avuto un preludio
che ha portato alla designazione da parte del Luogotenente, che si è assunto
tutte le responsabilità di fronte al Paese dell'on. Bonomi per l'incarico di costituire
il nuovo Governo. In questa fase i partiti del C.L.N. in una ridda di ordini
del giorno hanno chiaramente manifestato per l'ennesima volta, se pur ve n'era
bisogno, la sostanziale impossibilità di conciliare le loro opposte ideologie e
visioni della presente situazione. Poiché evidentemente alcuni di essi non sono
riusciti a subordinare, nemmeno temporaneamente, queste ideologie all'interesse
del Paese.
Da tale momento viviamo
un intermezzo che corrisponde alle consultazioni dell'on. Bonomi per la
costituzione del Governo. E' da presumere che egli abbia davanti a sé tre
soluzioni: quella di costituire un, Governo con i partiti del C.N.L.; quella di
scegliere alcuni partiti del C.L.N. ed altri fuori del C.L.N.; quella dì
scegliere alcuni partiti del C.L.N. ed elementi tecnici.
Non sappiamo ancora
quale programma di governo l'on Bonomi presenterà, poiché per il passato egli
ha governato senza programma e non sappiamo a quale di queste tre, soluzioni
egli si atterrà, o meglio quali di esse gli sarà possibile. Poiché non sappiamo
se la dichiarata astensione dei partiti di sinistra da un Governo Bonomi si
attuerà o meno. Troppo interesse infatti questi partiti hanno a rimanere al
potere.
!Nel caso l'on. Bonomi
fallisse nel suo incarico, una ancor maggiore responsabilità si presenterebbe
al Luogotenente, il quale dovrebbe scegliere tra le forze del C.L.N. o altre
forze, ma dovrebbe, anche tener conto degli Alleati. Infatti non più tardi
dell'altro ieri il ministro degli Esteri britannico signor Eden faceva
chiaramente intendere che sui membri di un Governo italiano gli Alleati hanno
il diritto di esprimere il loro parere.
In queste circostanze il
nostro atteggiamento è molto chiaro. Si tratta di salvare l'Italia, di
salvaguardare la sua dignità, di assicurare quelle condizioni indispensabili
per costruire la democrazia.
Noi abbiamo quindi
bisogno di un Governo e al più presto possibile. Frattanto questa attesa, rende
più umiliante- la nostra posizione ma rende anche più severo il giudizio degli
stranieri, e, quel che più a noi interessa, il giudizio dei nostri fratelli che
soffrono nel nord. Come non ricordare, come non sentire che, questi nostri
fratelli si trovano nella condizione, e quanto più triste, nella quale ci
trovavamo noi, qui a Roma, durante l'infausta occupazione nazi-fascista, quando
giudicavamo con amarezza e con sfiducia le diatribe del congresso di Bari e
degli uomini del C.L.N. di Napoli? Sappiano i partiti uscire dall'equivoco del
C.L.N. dell'Italia liberata e subordinino le loro ideologie per lavorare
insieme su di un piano comune che comprenda i problemi più urgenti del momento.
Vi sia un Governo italiano, espressione democratica del popolo italiano, che
sappia soprattutto rivalutare nel campo internazionale i sacrifici e lo sforzo
di guerra del popolo italiano.
CONCLUSIONE
Signori. il nostro
programma che riguarda i problemi interni, contingenti e futuri e i rapporti
internazionali, vuole aderire strettamente ai principi democratici che
garantiscono anche all'Italia condizioni di dignità e di parità, principi
enunciati dalla Carta Atlantica. Occorrerà per questo che noi ispiriamo agli
stessi principi la nostra politica interna. Ed in definitiva il nostro
programma può riassumersi in un solo principio, in un solo concetto: democrazia,
intesa principalmente come il diritto ed il dovere di ciascuno di vivere e di
agire secondo l'imperativo della propria coscienza, come diritti dell'individuo
limitati unicamente dai diritti degli altri individui e della solidarietà umana.
Noi quindi concepiamo la
lotta politica soltanto sul piano di quell'armoniosa e vitale disarmonia, in
cui si risolve l'azione democratica. E vorremmo che nella lotta politica, sul
concetto di fazione prevalesse quello di partito, sul concetto di nemico politico
quello di leale avversario, e su tutti il concetto dell'interesse superiore del
Paese. Il nemico che dobbiamo vincere è la intolleranza, dalla quale è derivata
la rovina della Patria. Solo allora potremo finalmente chiamarci popolo libero,
capace di conseguire la definitiva libertà,
Possa il sentimento
generoso col quale i nostri fratelli ed i nostri figli combattono per il
riscatto della Patria trasfondersi nell'animo di coloro che, lontani dalle
linee, partecipano alla lotta politica. Possa il sangue versato dai nostri
soldati avvicinare il giorno di questa duplice vittoria, di questa duplice pace.
da Wikipedia
da Wikipedia
Il Partito Democratico Italiano fondato nel 1944 vide la confluenza di vari movimenti politici:
- Centro della Democrazia Italiana
- Partito d'Unione
- Partito Sociale Democratico
- Partito d'Unione Democratica
- Movimento di Rinnovazione Democratica
- Partito Progressista Italiano
Tra i maggiori esponenti del partito vi erano Roberto Lucifero e Vincenzo Selvaggi che ne fu il segretario.
Nel 1946 il PDI partecipò alle elezioni per l'Assemblea Costituente del 2 giugno nell'ambito della coalizione conservatrice Blocco Nazionale della Libertà (BNL).
Nel settembre 1946 il PDI si sciolse e i suoi esponenti confluiscono nel Partito Liberale Italiano e nel Partito Nazionale Monarchico.
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